La Napoli dei paradossi tra le discariche e i mercati di Porta Nolana

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La Napoli dei paradossi tra le discariche e i mercati di Porta Nolana

07 Agosto 2007

“Accattatavill…!”. I celebri
richiami dei pescivendoli delle “Mura” – forse per sempre, molto più
probabilmente per qualche giorno – non riecheggeranno più lungo le strade
adiacenti Porta Nolana. I sequestri compiuti dai
NAS non fanno altro che porre al centro dell’attenzione un problema che
riguarda l’intera città di Napoli e la commercializzazione di prodotti freschi,
come può essere il pesce nel caso specifico, presso i mercati rionali. La
consuetudine vuole, in situazioni del genere, che l’intervento delle forze
dell’ordine si traduca in una farsa: sequestri, sigilli, regole da far
rispettare per qualche giorno, sommossa popolare dei commercianti, coadiuvati dagli
abitanti del luogo. Poi il ritorno alla normalità. Dove normalità sta
per ripristino delle violazioni igienico-sanitarie, delle sopraffazioni piccole
o grandi riscontrabili tra le bancarelle di un mercato.

Lo
scenario non sembra essere molto diverso anche in questo caso. Porta Nolana è
una delle aree più popolari della città: una zona famosa per la vendita del
pesce che avviene su bancarelle allestite sui marciapiedi, con postazioni
personalizzate dagli ambulanti che ne hanno fatto ormai il proprio negozio
semi-fisso. Secondo gli inquirenti, il pesce è stato
venduto negli ultimi mesi con il «rischio reale di diffusione di malattie
infettive veicolate dagli alimenti, tipo epatite virale A, enteriti da
salmonella minore e febbre tifoide». Di qui l’intervento di domenica 29
luglio dei Nas, con il sequestro di generi alimentari per il valore di 100mila
euro e la rimozione di svariati banchetti mobili.

Non
è trascorso neanche un giorno che gli ambulanti sono ritornati nonostante il
divieto, avviando l’ormai canonico scontro frontale con le forze dell’ordine,
costrette a un nuovo intervento. E, naturalmente, non è mancato ai venditori il
consueto sostegno della gente del posto, disposta a vivere nella melma
acquistando pesce fresco laddove, dai sopralluoghi effettuati, sono stati
trovati topi e batteri capaci di veicolare salmonella o epatiti. Ma per
immaginare uno scenario del genere non c’era certo bisogno dell’intervento dei
Nas, in verità molto tardivo visto che la situazione perdura da anni. I
commercianti, anziché provvedere al mantenimento dell’area nei limiti del
decoro, non si sono mai preoccupati di compiere tutte quelle attività di
pulizia, che sono scontate alla chiusura di un mercato. Lo scenario che si pone
a fine giornata è a dir
poco nauseabondo: avanzi di merce, cumuli di spazzatura, puzza disgustosa, che
d’estate diventa ancor più acre e penetrante.

La
cosa più sconcertante di questa storia è dettata dalla reazione dei
consumatori. Di quelli che, il giorno dopo i primi sequestri, si sono
affrettati ad acquistare laddove ci sarebbero dovuti essere sigilli e banchi
vuoti, simbolo di questo sfascio culturale che sta vivendo la nostra città.
Oggi tutto è accettato con rassegnazione, i rischi per la salute si mischiano
all’ignoranza e al pietismo tipicamente napoletano. Il paradosso di una
realtà pronta a mobilitarsi contro l’apertura di nuove discariche e la
costruzione di termovalorizzatori o inceneritori che dir si voglia per
contrastare l’emergenza rifiuti, ma poi pronta a sborsare denaro per acquistare
alimenti per sé e per i propri figli nelle cloache a cielo aperto adibite a
mercato. Il paradosso nel paradosso di un intervento compiuto in una
piccola area di mercato, quando a pochi metri di distanza, proprio sotto Porta
Nolana, si lasciavano indisturbati gli altri venditori ambulanti, compresi
quelli del pane, venduto sfuso sui banchetti senza autorizzazione. E pensare
che solo pochi mesi fa un’ordinanza regionale imponeva la vendita del pane nei
sacchetti di plastica finanche ai panifici!

In
realtà, c’è un filo di coerenza in quegli esercenti che hanno gridato le
proprie ragioni contro le forze dell’ordine: “Perché proprio a noi, quando è
tutta la Campania ad essere inquinata, quando a quattro passi dalle Mura si
lasciano gli extracomunitari, nel tratto di corso Garibaldi adiacente la
piazza, in condizioni ancor più raccapriccianti?”. Già, perché si consente
tutto questo? E’ un problema culturale, sociale, politico, amministrativo, di
presidio del territorio se ogni mercato della città, dalla Maddalena alla
Pignasecca, dal Vomero a Soccavo, si trasforma in un luogo dove si assiste alla
sospensione dello stato di diritto? Un quadro che diventa imbarazzante se si pensa
alla lunga fase di emergenza che la città, e l’intera regione, stanno vivendo
sul piano ambientale. Se poi il ripristino delle condizioni minime di vivibilità
può essere garantito solo con il presidio fisso delle forze dell’ordine, allora
possiamo ben comprendere le dimensioni della tragedia: una città che ha
smarrito il senso più intimo e profondo della propria dignità.