La nascita delle banche popolari in Francia: un anniversario anche italiano
03 Maggio 2017
Cento anni fa, il 13 marzo del 1917 con l’approvazione della legge Clèmentel, anche in Francia, vengono istituzionalizzate le banche popolari. Una ricorrenza che riguarda direttamente l’Italia e che ricordiamo ripercorrendo quella storia grazie ad una pubblicazione con la prestigiosa introduzione di Dominique Martinie, Presidente della Fédération Nationale des Banques Populaires.
Il nostro Paese ebbe un ruolo fondamentale nel favorire, prima, la nascita e lo sviluppo delle banche popolari francesi e, poi, il loro riconoscimento nell’ordinamento giuridico statale. Centrale fu, anche in questo caso, come in tutte le vicende che hanno riguardato il credito popolare, dai suoi albori nella seconda metà dell’800 ai primi tre decenni del ‘900, l’attività di Luigi Luzzatti del quale, proprio quest’anno, ricordiamo il 90° anniversario della morte.
Come sappiamo, e come più volte abbiamo avuto occasione di ricordare, il politico, economista, accademico e giurista, che fu uno dei principali esponenti dell’Italia liberale tra il XIX e il XX secolo, fu un protagonista delle istituzioni e della vita politica e sociale non solo dell’Italia. Il suo interesse per seguire “ovunque gli sforzi del progresso umano” – come scrisse di lui Eugène Rostand, uno dei più eminenti Presidenti del Centro federativo francese del Credito popolare – ha connotato tutto il suo percorso di ricerca, di studio e di attività e gli ha permesso, naturalmente, di essere considerato un padre anche del sistema creditizio popolare di quel Paese tanto da essere acclamato Presidente d’onore in tutti i Congressi del Credito popolare francese.
In Francia, come del resto in Italia, le prime banche popolari nascono e si diffondono per risolvere il problema dell’impossibilità di accesso al credito da parte di piccoli commercianti, artigiani e piccoli agricoltori. Si tratta di uno sviluppo che si inserisce in un più ampio processo di diffusione della cooperazione che, in molte e diverse forme, provava a dare risposte concrete ed immediate ai bisogni delle classi sociali popolari sempre più schiacciate, in quel frangente storico, tra un capitalismo allo stato nascente e quindi vorace e aggressivo e pericolose idee collettiviste che tentavano di annientare la libertà di intrapresa economica e che il regime autoritario di Napoleone III, con un fare demagogico e filantropico, non era riuscito ad arginare in maniera sostanziale.
Ecco, dunque, che il Credito popolare diventa un modello quanto mai utile per educare le masse dei lavoratori, invogliarle al risparmio e coinvolgere direttamente piccoli artigiani, commercianti e agricoltori nell’attività produttiva. Parallelamente le banche mutualistiche si diffondevano anche in Germania e in Italia grazie, soprattutto, alle intuizioni, rispettivamente di Schulze-Delitzsch e Luzzatti.
E’ un Padre Cappuccino, Ludovic de Basse, che nel 1878, ad Angers nella regione della Loira, fonda quella che viene considerata la prima banca popolare francese, Banque des Travailleurs Chrétiens. A questa seguirà, sempre ad opera di de Basse, la nascita di altre 17 banche popolari in tutto il territorio francese e, a Parigi, il Crédit Mutuel ed Populaire con una propria pubblicazione periodica, il Bulletin du Centre Fédératif du Crèdit Populair.
La solidarietà deve sostituire l’intervento statale e questo si può realizzare fornendo credito poco oneroso alle classi popolari. L’iniziativa deve venire “dal basso” e quindi deve essere di natura privata, respingendo l’intervento dello Stato che viene considerato ostacolo alla libertà individuale e al fare impresa. I soci hanno il controllo diretto dei bilanci delle singole banche. Le quote di partecipazione possono essere di due tipi. Di valore non ingente che garantiscono però la partecipazione per coloro che non possono investire molto e di valore più elevato per garantire il capitale. La regola di “una testa, un voto” è la sola a regolare le assemblee dei soci. I fondi disponibili possono essere usati per attività sociali e per l’educazione finanziaria di soci e clienti.
Questi i più importanti principi sui quali, con difficoltà maggiori e tempi più lenti di quanto contemporaneamente avveniva in Germania e in Italia, si diffondono le banche popolari francesi. Alla vigilia della Prima Guerra Mondiale, però, il peggioramento delle condizioni economiche fa tornare d’attualità e rilancia l’utilità del credito popolare, spingendo anche la classe politica a occuparsene. Si arriva così, nel 1911, alla presentazione di un disegno di legge che dopo una lunga e faticosa gestazione porterà, finalmente nel 1917, al testo unico sulle banche popolari francesi.
L’influenza del credito popolare italiano su quello francese e la natura internazionale che ancora oggi caratterizza questa particolare forma di attività creditizia ci hanno consigliato questa pubblicazione. Un testo che pensiamo utile e che, riscoprendo le radici comuni del credito popolare in Europa, rende evidente, per l’economia reale e per la tenuta sociale dell’intero continente, l’attualità e la necessità delle banche popolari. In un mondo, anche se profondamente cambiato, quel modello risponde ancora efficacemente a problemi ed esigenze analoghi a quelli di cento anni fa.
* Segretario Generale Associazione Nazionale fra le Banche Popolari