La nazionale di criket dello Sri Lanka cade sotto il fuoco del terrorismo

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La nazionale di criket dello Sri Lanka cade sotto il fuoco del terrorismo

03 Marzo 2009

Oggi pomeriggio avrebbero dovuto sfidare la nazionale pakistana di cricket in amichevole, a Lahore. Proprio a due passi dallo stadio Gaddafi, dov’era in programma il match, il pullman della Nazionale di cricket dello Sri Lanka è stato assaltato da un commando di uomini armati. Dodici persone, a volto coperto, hanno attaccato il mezzo a colpi di kalashnikov, granate e autobomba. Sei agenti di scorta del team e due passanti sono morti.

«I poliziotti hanno sacrificato la propria vita per salvare quella degli atleti», ha dichiarato Habib-ur-Rehman, il capo della polizia di Lahore. Incerto anche il bilancio dei feriti: si parla di cinque o sei giocatori cingalesi e dell’aiuto allenatore, il britannico Paul Farbrace. Quest’ultimo è stato ricoverato in ospedale insieme al giocatore Thilan Samaraweera. Gli altri quattro sono stati medicati e riportati in albergo.

Spari, urla e scene di panico si sono succedute per circa mezz’ora, mentre le forze dell’ordine cercavano di “neutralizzare” gli attentatori, che sono poi fuggiti in un vicino quartiere di negozi. Gli agenti, che hanno disinnescato due autobombe, trovato un deposito di armi, hanno già circondato la zona commerciale della città, dove si pensa che i dodici uomini abbiano trovato rifugio.

«Sembrano essere terroristi addestrati per questo tipo di attacchi. Sono arrivati sul luogo dell’attentato a bordo di risciò» ha commentato Habib-ur-Rehman, il quale ha confermato che la polizia sta dando la caccia al commando. «Sono gli stessi terroristi che hanno attaccato la nazionale indiana a Mumbai – ha commentato a caldo il governatore della provincia del Punjap, Salman Taseer – stiamo parlando di criminali addestrati, non di gente comune. Il tipo di armi a disposizione, il modo in cui hanno agito…ovviamente erano addestrati all’azione».
 
Immediata la condanna anche del presidente dello Sri Lanka, Mahinda Rajapaksa, che ha definito l’azione “un vile attacco terrorista”. «I giocatori cingalesi si erano recati in Pakistan come ambasciatori di buona volontà» ha scritto in un comunicato dal Nepal, dove si trova in visita ufficiale. Le autorità srilankesi hanno dichiarato che le Tigri Tamil, contro cui è in corso l’offensiva finale nel nordest del Paese, non sono sospettate di aver partecipato all’attentato.

Più plausibile la pista che porta al terrorismo islamico. Il capo della polizia del Punjab, Khaled Faruk, ha detto che gli attentatori "sembrano essere pahstun", l’etnia che popola le zone tribali del nordest al confine con l’Afghanistan, roccaforte dei ribelli taleban.

Conferme arrivano anche dai vertici politici. Il portavoce del ministro degli esteri Vishnu Prakash ha ribadito l’invito al governo pachistano a «prendere misure significative per smantellare le infrastrutture del terrorismo». Anche l’ambasciatore d’Italia in Pakistan Vincenzo Prati ha parlato di “escalation del terrorismo”: «Il messaggio è chiaro: vogliono spaventare i visitatori stranieri e scoraggiarli dal venire in Pakistan» ha detto a Sky Tg24, ricordando che gli atleti dello Sri Lanka erano tra i pochi ad aver accettato di partecipare al torneo di cricket nonostante i problemi di sicurezza.

In Pakistan nel recente passato diverse competizioni sportive erano state posticipate o annullate per le minacce di attentati lanciate da militanti di al Qaeda. I fondamentalisti islamici hanno, infatti, messo in atto una vera e propria fatwa contro la pratica sportiva.