La ‘Ndrangheta, i Sukarno e quella valigetta da 800 milioni di dollari

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La ‘Ndrangheta, i Sukarno e quella valigetta da 800 milioni di dollari

07 Ottobre 2009

“L’attività investigativa è nata casualmente – racconta il maggiore Galletta della Guardia di Finanza di Locri, in provincia di Reggio Calabria – abbiamo fermato due sospetti che, dopo un controllo, si sono rivelati dei pluripregiudicati affiliati alla ‘Ndrina di Taurianova”. Nell’automobile perquisita, i Baschi Verdi hanno trovato una misteriosa valigetta. Dentro, tra i vari documenti, c’era un certificato di deposito bancario questo sì molto strano. Emesso dal “Credit Suisse”, per un importo di 870 milioni di dollari. Il certificato multimilionario è stato spedito alla Procura di Palmi dove verrà analizzato dagli esperti della Polizia Valutaria. “Possiamo fare un’ipotesi: che si tratti di una truffa, e che il documento sia un falso, un titolo contraffatto. Ma si potrebbe anche seguire la pista del riciclaggio di denaro sporco”, suggerisce il maggiore.

Quest’anno in Italia non sarebbe la prima volta che si scoprono tesori della grande finanza sotto i sedili di una insospettabile macchina di alta cilindrata. Prima della valigetta di Locri c’è stato il caso dei Bond Usa sequestrati a Chiasso. Lo scorso giugno la GdF ferma due 50enni giapponesi alla frontiera con la Svizzera. Uno è il cognato dell’ex governatore della Banca del Giappone. Nella solita ventiquattrore ci sono titoli del Tesoro Usa per un valore di 134,5 miliardi di dollari (i mafiosi di Locri, al confronto, sembrano dei dilettanti). A due mesi di distanza non si è ancora capito se i documenti dei giapponesi siano contraffatti o meno. Per i servizi segreti americani sono un falso, come racconta un bell’articolo dell’Avvenire. Per il Tribunale di Chiasso non ci sono prove a sufficienza, quindi restano sotto chiave. Stiamo parlando di bigliettoni da un miliardo di dollari l’uno, che di solito gli Stati usano tra loro nei loro rapporti d’affari. Se i Bond fossero veri (la coppia di giapponesi è stata rilasciata), e i due venissero condannati per "mancata dichiarazione valutaria", l’ammenda amministrativa sarebbe pari al 40 per cento dell’illecito. Praticamente significa che l’Erario italiano incasserebbe qualcosa come 38 miliardi di dollari di multa.

Torniamo alla valigetta della ‘Ndrangheta calabrese. Il capitano Palermo della Polizia Valutaria di Roma ci spiega sinteticamente come funziona il riciclaggio di denaro sporco: “C’è un soggetto ‘A’, il falsario, che produce il titolo contraffatto. Lo consegna a ‘B’, che ha il compito di monetarizzarlo, di ottenere il denaro, e che a sua volta lo passa a ‘C’. Quest’ultimo ha il compito di riversarlo – pulito – in un conto bancario di ‘A’, e il cerchio si chiude”. Ma come procederà l’autorità giudiziaria per valutare se il documento è falso? “Ogni certificato di credito ha un numero identificativo. Il primo passo è verificare se questo codice è inserito nelle nostre banche dati. Se c’è, si chiede a chi ha emesso il certificato di confermarne l’autenticità; se il codice identificativo non c’è siamo davanti a una truffa”.

Resta un altro mistero: l’intestatario del certificato di credito dei calabresi. Mister “Soekarno”, o meglio Kusno Sosrodihardjo, che è stato il primo presidente dell’Indonesia moderna dopo averla condotta all’indipendenza. “Sukarno” ha governato ininterrottamente il Paese dal ’45 fino al ’65, quando il generale Suharto prese il controllo dell’esercito per spodestarlo’. In questo regno durato trent’anni, la famiglia Sukarno è diventata ricca e potente. Tra i figli dell’ex presidente ci sono stati quelli che hanno seguito la via paterna, la politica, e altri che hanno preferito il mondo degli affari. C’è un Sukarno Jr molto attivo nel mondo della finanza, che ha comprato o ha cercato di acquisire celebri marchi automobilistici come Lotus e Bugatti, attraverso spregiudicate operazioni finanziare (suo padre, il presidente, andava matto per le Bugatti). E non è la prima volta che il nome del giovane rampollo asiatico finisce sui giornali italiani, collegato a truffe finanziarie come quella dei calabresi.

A metà degli anni Novanta, l’inchiesta “Cheque to Cheque” (il maggiore Galletta se la ricorda ancora) si concluse con una trentina di ordinanze cautelari ai danni di cittadini italiani e stranieri. L’accusa era di associazione a delinquere, traffico di armi e di materiale radioattivo, oro e titoli di credito. Il “ramo italiano” dell’organizzazione si occupava di riciclaggio e della vendita di oro e valuta (il cosiddetto “Roll Program”). Nella relazione depositata dal perito del Tribunale, si parla di un “Super Vip” che “attraverso una catena di intermediari prevalentemente orientali vende oro e valuta disponibile presso banche europee”. Secondo i ben informati si tratterebbe di Sukarno Jr. Lo stesso nome che appare sul certificato sequestrato nei giorni scorsi a Locri. Ma potrebbe darsi che sia solo un’astuzia dei calabresi.