La nemesi di Fli: i finiani contro Fini

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La nemesi di Fli: i finiani contro Fini

16 Febbraio 2011

La nemesi che si è abbattuta su Gianfranco Fini è talmente crudele che verrebbe voglia di solidarizzare con lui. Ha spaccato il Pdl a forza di distinguo, sopraccigliosi puntigli e velenose guerricciole di potere. "…e qui c’è poca democrazia, e io non sono tenuto nel giusto peso, e Berlusconi decide tutto lui, e il Pdl non funziona come dovrebbe, e non siamo una caserma", e via recriminando.

Berlusconi rispondeva più o meno così ai finiani: “La linea politica è inequivocabile, non cambia nulla, i loro rilievi sono infondati. Trovino altri argomenti più consistenti”. Peccato che queste siano esattamente le parole con cui Gianfranco Fini ha tentato di mettere a tacere la sua fronda interna. Parole smentite peraltro dal risultato del voto sul decreto mille proroghe: 4 finiani hanno votato contro, uno si è astenuto e 5 non si sono presentati al voto. Questo perché la linea politica è “inequivocabile”.

La cosa davvero incredibile è che l’opposizione a Fini è nata in contemporanea al partito stesso. Non avevano fatto in tempo a festeggiare che già il senatore Viespoli dichiarava, dopo essersi dimesso ed essersi fatto rieleggere a capogruppo contro la volontà di Fini: “Nasce l’opposizione interna e parlamentare e si apre al dialettica tra senatori di Fli e il partito”. Una disputa che somiglia spaventosamente da vicino a quella tra il Pdl e Italo Bocchino d’antan.

Che dire del povero Adolfo Urso rimasto a corto di incarichi che parla di un “complotto ordito contro di me”? Ma come, i nuovi liberali, quelli pacati e gentili, quelli aperti al dialogo e alla discussione, quelli davvero moderni, laici e democratici, che ordiscono complotti contro il segretario generale di Fare Futuro?

Come i fiellini della prima ora, i dissidenti dicono che non lasceranno il partito e che non pensano ad una scissione, ma viste le procedure da loro stessi adottate contro il Pdl si tratta solo di aspettare. E a ben poco valgono le parole di circostanza che vantano un partito vivo e plurale, che discute e si divide democraticamente. Qui ci si è divisi prima ancora di nascere, e ci si odia prima ancora di mettersi assieme.

Non è un bello spettacolo, e come dicevamo all’inizio vorremmo solidarizzare col povero Fini che oggi sperimenta sull’altro versante quello che lui e i suoi hanno inflitto per mesi agli ex-alleati del centro destra. Vorremmo, ma non ci riusciamo. Perché è ripugnante l’argomento con cui i fedelissimi del capo richiamano all’ordine i dissidenti: “Ma volete mandare tutto per aria proprio nel giorno in cui Berlusconi viene rinviato a giudizio e sta per crollare tutto?”. Come a dire, l’obiettivo che ci è politicamente sfuggito di mano con il voto del 14 dicembre ora torna alla nostra portata grazie all’opera dei magistrati milanesi e voi vi perdete in sofismi? Avete creduto veramente che noi volessimo Futuro e Libertà? Il nostro obiettivo è solo e sempre stato Potere (per noi) e Galera (per il Cav.)