La noblesse oblige di Matteo Renzi

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La noblesse oblige di Matteo Renzi

19 Settembre 2013

L’ultimo fulminato sulla via di Matteo Renzi è Alfonso Signorini, direttore di “Chi”. Chi di gossip ferisce di gossip perisce e Dagospia ha raccontato la colazione di Signorini con il sindaco di Firenze. "Mi trovavo a Firenze e ho colto l’occasione per incontrarlo", ha detto il giornalista, affascinato, "sa parlare alla gente come Berlusconi e pochi altri". "Ha un pubblico trasversale".

Firenze trasversale lo è sempre stata. Oggi l’educandato di Poggio Imperiale non è più quello che allevava regine ma continua a incarnare simbolicamente la città dove i figli della  sinistra-bene studiano e s’incontrano con i rampolli delle famiglie che contano. Vai a studiare nella antica Villa medicea, suggeriscono ai loro cuccioli gli accademici marxisti e post, che intanto papà e mamma pensano alle occupazioni nelle università statali contro la barbara Gelmini.

Qualcuno ricorda che il primo sindaco comunista di Firenze, Elio Gabbuggiani, iscrisse i suoi figli al Poggio, anche se i rampolli delle famiglie altolocate avevano già spiccato il volo per andare a studiare negli Usa. Erano gli anni Sessanta e terre, castelli e oro contavano ancora. Contano anche ora. E a Firenze, città machiavellica, devi piacere alle casate stemmate.

Queste ultime, a loro volta, storicamente hanno sempre saputo cavalcare il vincente di turno, pronte a mollarlo quando diventa ingombrante. Nobilato, comunisti o eredi del comunismo uniti nella lotta, ossimoro stridente: Pietrangelo Buttafuoco aveva intuito qualcosa della special relationship ma essendo siciliano non riuscì a sbrogliare fino in fondo la matassa.

Non è un mistero il legame tra i Frescobaldi – la più importante e antica famiglia nobile fiorentina – e il “rottamatore” del Pd. L’anno scorso il sindaco ha inaugurato l’installazione dei Marchesi, la "Vigna", per celebrare il decennio del Ristorante aperto in centro a Firenze. Ai tempi del Pci era abbastanza noto il rapporto tra il "migliorista" Franco Camarlinghi e Bona Frescobaldi, via Ponte delle Grazie. La Bona  è una "gloria di Firenze insieme a Vittorio Cecchi Gori e alla bistecca con l’osso" recita il solito irriguardoso Dagospia.

La nobildonna ospita tradizionalmente Carlo d’Inghilterra a Borgo Santo Spirito, dove i Frescobaldi abitano dall’anno mille, e alla fine del secolo XX ha incontrato l’astro in ascesa della politica Usa Hillary Clinton, durante il viaggio in Italia della first lady.  Della Clinton, la Bona disse che era “donna eccezionale, intelligente e carina”, ma con quel distacco blasé tipico di chi contava già qualcosa quando gli americani rotolavano ancora nel fango alle dipendenze dei lord inglesi.

Gli storici ricordano quel Thomas Cromwell, antenato del più celebre Oliver, venuto a lavorare a Firenze proprio dai Frescobaldi. Un milieu relazionale strategico per il Renzi osannato da Time e New York Times. Un groviglio inestricabile dove destra e sinistra scolorano nel comune sentire (andare a elezioni anticipate), preoccupate che il Governo Letta duri più del previsto. Dove puoi farti un pasto caldo al Cibreo, perché c’è spazio per i menù da ricchi ma anche per quelli poveri, per ex socialisti e No Global del Social Forum.

Firenze è così. Un po’ aristo-freak. Vive sul Rinascimento, sui monumenti eredità dei Medici che chiesero ai Lorena di non spostarli mai dal loro posto, in modo che il popolo potesse goderne e attrarre ricchezza in città. L’amministrazione comunale quella lezione l’ha capita tanto bene che ha scelto di affittare per feste private l’eredità medicea, una cena con la Venere degli Uffizi a diecimila euro.

Certo, in questa storia difficilmente rottamabile c’è sempre il rischio di fare la fine del trottolino amoroso. Perché sull’Arno non si cambia mai nulla finché non è il momento giusto, quando vinci davvero, non come lo smacchiatore smacchiato sul più bello. Per cui teniamoci i comunisti o il Renzi berlusconizzato, ci sarà sempre tempo di tornare alla Firenze fascistissima o postberlusconiana se ne varrà la pena. I politici… che bischeri!

Crucifige il "nano di Arcore piduista", anche se poi leggi il bel libro di Zeffiro Ciuffoletti e scopri quanto è fertile il terreno della sinistra fiorentina nelle massonerie. Il popolo minuto tutte queste vicende le conosce bene, anche meglio dei Signorini. Attenzione a non agitarsi troppo, occhio alla "cacarella verbale" come l’ha definita Giuliano Ferrara, perché pur di piacere a tutti alla fine si corre il rischio di scontentare qualcuno. Bona l’ha detto, non diventare avido Matteo, sindaco e segretario del Pd "mi sembra troppo".