“La norma sull’eredità assicura la sopravvivenza delle aziende familiari”
01 Novembre 2011
La settimana scorsa ha scatenato un acceso dibattito la norma allo studio, contenuta nelle bozze del decreto sviluppo, per rimuovere vincoli nella divisione dei beni tra figli e che consente, quindi, una maggiore discrezionalità del genitore nell’attribuire l’eredità. Come al solito molti hanno immediatamente gridato allo scandalo perché ci hanno visto nel provvedimento un escamotage utile al presidente del Consiglio, in vista della sua successione. In realtà, a ben vedere, si tratta di una norma che risolve uno dei problemi più seri delle aziende a conduzione familiare. Di questo abbiamo parlato con il dott. Gioacchino Attanzio, Direttore Generale e Consigliere AIdAF, Associazione Italiana delle Aziende Familiari, che sostiene e si fa promotrice del provvedimento.
Dottor Attanzio, voi, in qualità di associazione che si occupa di tematiche riguardanti le aziende familiari, sostenete la norma contenuta nelle bozze del decreto sviluppo che consente una maggiore discrezionalità del genitore nell’attribuire l’eredità ai figli. In cosa consiste, tecnicamente questo provvedimento?
Si tratta di due interventi distinti. Uno relativo ai cosiddetti Patti di famiglia, introdotti nel 2006 per nostra iniziativa (768-bis a 768-octies) per i quali abbiamo proposto alcune correzioni che permettessero la reale applicazione della norma. In particolare viene data la possibilità all’imprenditore di procedere direttamente e in prima persona alla compensazione dei legittimari partecipanti al patto e non assegnatari dell’azienda o delle partecipazioni. L’imprenditore può utilizzare in compensazione eventuali pregresse donazioni effettuate a favore di uno o più legittimari.
Nello specifico, cosa andrebbe a modificare dell’attuale articolo 537 del Codice civile?
Per quanto riguarda invece la legittima, viene modificata la suddivisione delle quote, in modo che il genitore, in presenza di più figli, possa decidere di assegnare a uno o più di essi, un’ulteriore porzione di eredità.
Quali sono i vantaggi?
L’obiettivo è quello di consentire al genitore di privilegiare l’erede considerato più adatto per capacità e competenza (o che opera in azienda da tempo con successo) a gestire l’impresa evitando che insorgano conflitti rispettando comunque i diritti e il sentire degli altri eredi. Naturalmente si parte dal presupposto che la quota disponibile non sia sufficiente ad assicurare la partecipazione di maggioranza al figlio/a che dovrà gestire l’azienda.
In che modo meno vincoli sono sinonimo di maggiori investimenti e crescita?
E’ noto come una successione mal gestita o non gestita sia causa di contrasti familiari che compromettono l’unità della famiglia la cui mancanza determina un forte rischio per l’azienda, oltre a pregiudicare in maniera purtroppo spesso insanabile i rapporti fra gli eredi. Le nuove norme consentirebbero all’erede, valutato con capacità e competenza adeguate, di gestire l’azienda o di sovrintendere alla sua gestione al riparo da possibili rivendicazioni che, in mancanza di una quota azionaria maggioritaria, avrebbero effetti sicuramente perniciosi per il progresso dell’azienda e minerebbero l’unità familiare.
Quali sono attualmente le disfunzioni nelle aziende a conduzione familiare? E che ripercussioni hanno sull’economia italiana?
Uno dei problemi più seri riguarda proprio il passaggio generazionale. La mortalità delle imprese familiari, che in Italia sfiora il 70 per cento alla seconda generazione e supera l’85 alla terza. Ogni chiusura d’azienda vuol dire perdita di posti di lavoro, di know how, di valore per il territorio in cui si trova l’azienda e di conseguenza per l’Italia.
Qualcuno ha accusato AIdAF di essersi mossa per conto del presidente Silvio Berlusconi, alle prese con la spartizione tra i suoi figli delle quote Fininvest. Come rispondete?