La nuova battaglia femminista? Un modello di autocertificazione inclusivo

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La nuova battaglia femminista? Un modello di autocertificazione inclusivo

La nuova battaglia femminista? Un modello di autocertificazione inclusivo

01 Aprile 2020

In questo particolare momento storico, caratterizzato da un’emergenza sanitaria che, almeno nella storia recente, non ha precedenti, ognuno ha le sue inquietudini: c’è chi è impensierito da come poter fare la spesa il giorno dopo; c’è chi non è sicuro di avere ancora un lavoro, quando l’emergenza sarà terminata; ci sono le partite Iva, che non hanno ancora ben compreso – non per loro colpa – quale sarà il loro destino; ci sono medici, infermieri ed operatori sanitari che sperano di finire il turno, senza essere contagiati; si sono gli studenti, preoccupati per il loro diploma o per la loro laurea.

In tutto questo marasma, anche le femministe hanno le loro priorità, perché il patriarcato, come sempre, le assilla e, questa volta, ha scelto come arma il modulo per l’autocertificazione: per questo sulla pagina Non Una Di Meno compare un lungo post su questo tema, nel quale si legge che “I modelli di autocertificazione si avvicendano…ma sono tutti rigorosamente declinati al maschile!” e prosegue dicendo che “Quello che viene chiamato “maschile universale”, e che nella lingua italiana ci viene propinato per neutro, è in realtà un chiaro segnale di chi sia a dominare e a perpetrare lo status quo”. Quindi, per risolvere questo annoso problema, hanno deciso di rivendicare “un linguaggio che rappresenti tutte le soggettività, un linguaggio in cui ciascun* si possa riconoscere” e di diffondere “una versione con asterischi del modulo di autocertificazione, in modo che il senso di responsabilità che si è chiamat* ad esprimere possa trovare una forma realmente adeguata a ciascun*”. Come se non bastasse, allegato a questo delirio, vi era il modulo citato nel post, il quale, ovviamente, non sarebbe stato valido, qualora fosse stato utilizzato ed, eventualmente, presentato alle forze dell’ordine.

Poi, però, essendosi rese conto della gaffe – o, almeno, così si spera – hanno deciso di rimuovere il post, il quale, fra l’altro, tra le varie reazioni, annoverava un numero di “risate” nettamente superiore a quello di “mi piace”.

Pertanto, almeno questa volta, l’ennesima inutile battaglia delle femministe contemporanee è caduta velocemente nel dimenticatoio.