La nuova mappa delle regionali 7 a 6 vinti anche Lazio e Piemonte
29 Marzo 2010
Prende corpo la nuova mappa delle regionali. E cambiano i rapporti di forza tra centrodestra e centrosinistra: stando ai dati che via via si vanno consolidando nella lunga notte elettorale, si passa dall’11 a due per il centrosinistra al 7 a 6.
Tra Renata Polverini e Emma Bonino è stato un testa a testa fino alla fine. Ma alla fine l’ha spuntata la candidata del centrodestra.
Identico duello al fotofinish in Piemonte dove Roberto Cota si è preso la vittoria dalla col 47.8, sulla presidente uscente Mercedes Bresso al 46,3.
Il Veneto, come da previsioni, è saldamente appannaggio del centrodestra con un consistente avanzamento della Lega (34%) che supera di circa dieci punti il Pdl (24%) che comunque resta il secondo partito a livello regionale (al terzo posto di colloca il Pd con il 20%). Il ministro Luca Zaia è il nuovo presidente della Regione con oltre il 60 per cento dei consensi e supera di gran lunga il candidato del centrosinistra Giuseppe Bortolussi, fermo al 27%.
In Lombardia vola Roberto Formigoni con oltre il 55 %, mentre Filippo Penati si attesta al 35.5. Qui il sorpasso del Carroccio non c’è stato (il Pdl si conferma primo partito col 31,7%, la Lega è al 26) e Formigoni lo rimarca con orgoglio quando dice che “restiamo il primo partito e con la Lega c’è un rapporto ottimo di collaborazione”. La stessa cosa che da Treviso ripete Zaia sostenendo che l’avanzata del suo partito sul Pdl “non cambia gli equilibri perché puntiamo al lavoro di squadra e al rispetto del programma elettorale”.
Due su tutti gli obiettivi che il Carroccio rilancia attraverso le parole del neo-governatore: autonomia della regione e attuazione del federalismo fiscale. E Bossi chiosa: “Il Pdl è l’unico partito che ha resistito allo tsunami sollevato dalla Lega”. Quanto alla poltrona di Zaia all’Agricoltura il Senatur sembra ammorbidire i toni della propaganda elettorale sbandierati nei giorni scorsi e a precisa domanda risponde: “Noi non mettiamo alcun veto, non siamo così carogna”. Frase eloquente per dire che il suo partito non metterà il veto su Galan candidato al dicastero di Zaia.
Certo è che in questa tornata elettorale la Lega migliora il proprio trend rispetto sia alle europee che alle politiche, conquistando posizioni significative non solo in Veneto e Lombardia, ma anche in Piemonte (16%) e in particolare nelle regioni “rosse”: in Emilia Romagna si attesta al 13%, in Liguria al 10%, in Toscana e Marche al 6% e in Umbria al 4%.
Non solo Nord. Le bandiere del Pdl sventolano pure al Sud, in Campania e in Calabria. Dopo quindici anni il centrodestra torna al timone della Regione fino a ieri governata da Bassolino con Stefano Caldoro che ottiene il 54,2% dei suffragi contro il 43,8% dell’ex sindaco di Salerno Vincenzo De Luca (Paolo Ferrero per la sinistra radicale racimola solo un magro 1,4%).
Vittoria attesa ma dai numeri di gran lunga superiori alle aspettative anche in Calabria dove il candidato governatore del centrodestra (insieme all’Udc) Giuseppe Scopelliti conquista il 53,3% staccando il presidente uscente Agazio Loiero che resta fermo al 32,8%, mentre il candidato dell’Idv Filippo Callipo si porta a casa il 10,9% dei consensi dell’elettorato di centrosinistra.
C’è poi il caso Puglia. Nichi Vendola veleggia verso la vittoria col 50,1% sul 41,6% del candidato del Pdl Rocco Palese, mentre la Poli Bortone, leader del movimento Io Sud alleata con l’Udc di Casini ottiene il 7,9%. Ma il dato significativo riguarda la performance di Vendola che stando ai dati ancora parziali supererebbe di tre punti percentuali i voti della coalizione che lo sostiene. Di contro, nel centrodestra il Pdl otterrebbe più voti del suo candidato e da via dell’Umiltà c’è chi non nasconde che si aspettava “qualcosa di più dalla Puglia”. E anche la performance dell’Udc non sarebbe stata all’altezza delle aspettative anche perché – è l’analisi che corre nel centrodestra – parte dell’elettorato centrista avrebbe utilizzato il voto disgiunto premiando Vendola. Certo, ha pesato il fatto che la coalizione di centrodestra si è presentata al voto con due candidati ma pure in una condizione non ideale il Pdl ha aumentato i propri consensi.
Oltre alla Puglia resta al centrosinistra anche la Basilicata dove Vito De Filippo vince col 60,1% contro il 27,6% del candidato del centrodestra Nicola Pagliuca.
Al Nord il centrosinistra si tiene la Liguria con Burlando al 56,3% contro il 47,2% di Sandro Biasotti (Pdl) e al Centro lungo la dorsale appenninica conferma la guida di Toscana, Umbria e Marche. Ma c’è un dato che il Pdl rileva nella ridda di commenti che accompagnano la lunga fase dello spoglio elettorale: in Emilia Romagna, sottolineano Anna Maria Bernini (candidata del centrodestra che ha ottenuto il 36,7% dei consensi contro il 52,2% di Errani) “la sinistra e lo stesso Errani lasciano sul terreno il dieci per cento dei suffragi”. Segno evidente di un disagio che esiste nell’elettorato di centrosinistra e che in questa tornata elettorale si è fatto sentire.
Perché l’altro elemento, in parte previsto, in parte temuto dai due schieramenti alla vigilia del voto, è stato l’astenionismo che complessivamente ha raggiunto quota 8 per cento (ha votato il 65% degli elettori) rispetto alle precedenti regionali. Un dato che, a ben guardare, ha finito per penalizzare maggiormente il centrosinistra soprattutto al nord, se si considera che tradizionalmente nelle elezioni amministrative gli elettori del Pdl sentono meno la chiamata alle urne. Non è stato così questa volta, anche per la forte politicizzazione del voto impressa alla campagna elettorale dai big delle due coalizioni e la discesa in campo, netta, di Berlusconi che si è speso in prima persona per ridare slancio alla competizione e mobilitare l’elettorato, specialmente dopo l’esclusione della lista Pdl nel Lazio (Roma e la provincia).
E la sfida sul filo di lana tra Polverini e Bonino conferma che la mobilitazione degli elettori moderati c’è stata. Al punto che molti degli esponenti Pdl ne sottolineano il valore politico al di là del risultato elettorale già conseguito nel Lazio, come fanno Sandro Bondi e Gaetano Quagliariello. Il vicepresidente dei senatori Pdl aggiunge che “con questi risultati il governo può affrontare con serenità la seconda parte della legislatura”. Quella dedicata alla riforme.
Novità anche nella tornata delle amministrative. Il vento del cambiamento passa anche dall’Abruzzo dove il candidato del centrodestra alla presidenza della Provincia de L’Aquila Antonio Del Corvo è a un passo dalla vittoria col 52,6% contro il 42,6% della presidente uscente Stefania Pezzopane (centrosinistra).
Tra le curiosità del voto, infine, ce n’è una che non passa inosservata. A Montenero di Bisaccia, fortino storico di Antonio Di Pietro, dove gli elettori erano chiamati a eleggere sindaco e consiglio comunale, il leader dell’Idv è stato battuto dal centrodestra. Qui il candidato sindaco del centrodestra, Nicola Travaglini ha sconfitto per dieci punti (46 contro 35%) Margherita Rosati, dell’Idv. Una vera e propria disfatta che Quagliariello rilancia quando sottolinea con una punta di sarcasmo che adesso “forse Di Pietro cercherà di articolare il seguente concetto: nessuno è profeta nella propria patria. In realtà, il risultato delle elezioni comunali nel paese natale del fallito tribuno dell’Idv significa un’altra cosa: se lo conosci lo eviti".