La nuova “storia soft” dell’America parla di Reagan e Linda Lovelace
27 Settembre 2009
C’è fermento nella intellighenzia d’Oltreoceano per l’uscita di “A New Literary History of America”. Non una semplice enciclopedia. Oltre mille pagine per descrivere l’America dalla sua nascita sino a oggi. E qualcuno l’ha già definita “too trendy”.
L’America, o meglio una nazione, un continente, un sogno, un’ideologia, un insieme di realtà dall’altra parte dell’Oceano. E’ difficile descrivere questa terra in poche parole, anni di studio potrebbero non essere sufficienti, ma forse questa volta un gruppo di professori ed editori ci sono riusciti. C’è un’enciclopedia, “A New Literary History of America”, che già fa discutere dalla East Coast alla California, dal Minnesota al Texas. Oltre mille pagine di storia americana, la cui “firma”, però, Harvard University Press, non deve ingannare. Non si tratta, infatti, di un volume universitario, di quelli che i professori consigliano per studiare la Dichiarazione d’Indipendenza (che pure è citata) o le peripezie di Abraham Lincoln durante la guerra di successione.
E’ piuttosto una riflessione sull’America in tutte le sue sfaccettature, che si voglia parlare di storia, politica o società, ma anche di cinema, jazz, musei, musical, radio e fotografia. E che non sia un compendio accademico è chiaro fin dalle prime pagine, dove se qualcuno si aspettava di trovare i Padri Fondatori, si stupirà leggendo invece le ultime notizie sulla pornostar Linda Lovelace, l’uragano Katrina e il film indiano Wild Style.
Un’idea, quella di stendere un libro già definito da qualcuno “too trendy”, nata quattro anni fa, con l’obiettivo di “sorprendere gli americani con le loro stesse tradizioni”, come ha spiegato il professore di Harvard ed editore del libro, Werner Sollors. “Una provocazione” come l’ha definita Lindsay Waters, l’altra metà dell’editoria targata Harvard, mentre Greil Marcus, fra gli autori del volume, fugando ogni dubbio (per chi ancora ne avesse), ha parlato di un genere “intellectually soft”, altro che “storia culturale e sociale” d’America.
Sono 400 i “topics”, posti in ordine cronologico, che Mr. Sollors e Mr. Marcus utilizzano per descrivere gli Stati Uniti, dalla loro nascita sino a oggi. Alcuni appaiono quasi ovvi come la Dichiarazione d’Indipendenza, la guerra di successione e la presidenza di Lincoln, le citazioni letterarie come“Foglie d’erba”, raccolta di poesie dello scrittore Walt Whitman, o come “Le avventure di Huckleberry Finn” di Mark Twain, o il “Grande Gatsby” di Francis Scott Fitzgerald.
Ma l’immaginazione degli autori è andata oltre, quando hanno deciso di presentarci l’America anche nei suoi aspetti meno famosi, inaspettati e persino meno piacevoli. Ed ecco quindi apparire il termine “canoe”, parola tutta indiana che per prima entrò a far parte del lessico europeo, i jeans Levi’s, per anni simbolo della moda americana, le “American Notes” di Charkes Dickens, l’associazione degli Alcolisti Anonimi, la cantante blues Mamie Singer e la bomba atomica lanciata su Hiroshima e Nagasaki.
Scegliere i “topics” non è stato facile, hanno raccontato Mr. Sollors e Mr. Marcus, sia per la necessità di coprire ben 500 anni di storia, sia per la moltitudine di opinioni diverse che i due autori-editori si sono presi la briga di ascoltare. Il tutto, infatti, si è svolto durante un meeting organizzato appositamente, con dozzine di studenti provenienti da ogni parte d’America e pronti a dire la loro. Mr. Marcus, in una conferenza stampa, ha raccontato come allora, impossessandosi del ruolo di censore, coordinò la riunione e fu lui stesso a tagliare la metà dei “topics” proposti.
Lavoro duro, considerato che il libro include più di 200 contributi, fra scrittori, artisti, studenti, del calibro di Gis Jen, Richard Schickel, Sarah Vowell e Jonathan Letham, o altri meno conosciuti (ma ancora per poco) come Bharati Mukherjee, Walter Mosley, Michael Tolkin e Camille Paglia. Ognuno con le proprie idee, che colgono momenti di cambiamento e fermento sociale. Ma la leggerezza dei temi fin qui affrontati non deve però confondere, perché la politica, se non balza subito all’occhio, è comunque uno degli argomenti principali del volume.
Evitate accuratamente le ideologie più definite sia a destra che a sinistra, c’è spazio per il discorso “A time for Choosing” che il futuro presidente Donald Reagan pronunciò già nel 1964 per il candidato repubblicano Barry Goldwater. Qualche critica all’Amministrazione Bush, soprattutto per la gestione del dopo-uragano Katrina. Mentre il volume si chiude con una data emblematica, quella del 4 novembre scorso, giorno delle ultime elezioni presidenziali, che per molti hanno cambiato le sorti del paese.
Un collage di “dream” e di realtà, di errori, di colpe e di grandi follie tutte americane, come scrivono gli stessi Sollors e Marcus nell’introduzione del libro, che sintetizza quella “essence of America” spesso impalpabile e che si appresta a diventare un nuovo bestseller della letteratura americana.