La Palestina non è un paese per giornalisti (liberi)
07 Aprile 2012
Yousef al-Shayeb è un giornalista palestinese che lavora per il quotidiano giordano Al-Ghad. O meglio: lavorava per Al Ghad. Prima è stato licenziato dalla testata e poi arrestato dalla moderata Autorità Nazionale Palestinese (ANP) per aver scritto che l’ufficio di rappresentanza dell’ANP in Francia, presieduto da Safwat Ibraghit, esercita pressioni e violenza su gruppi di studenti palestinesi a Parigi al fine di reclutare ed estorcere informazioni dai giovani musulmani d’Oltralpe e per aggiogarli al controllo di Ramallah. Al-Shayeb per dare questa informazione è stato arrestato, interrogato per più di tre ore, arrestato di nuovo e infine rilasciato anche se dovrà pagare per molto il prezzo della lettera scarlatta che gli è stata tatuata e difendersi dalla richiesta di versare al ministro degli Esteri dell’ANP, Riad Malki, circa 6 milioni per "danni psicologici e calunnia" visto che il capo della diplomazia palestinese è stato accusato da al-Shayeb di essere a conoscenza delle operazioni in Francia portate avanti dal governo di Abu Mazen per costringere i giovani conterranei emigrati nel Vecchio Continente a fare la spia ai servizi segreti della Cisgiordania.
A sostenere al-Shayeb sono scesi in campo molti colleghi chiedendo di boicottare il ‘Premio per la libertà di stampa’ che si terrà a maggio, manifestando davanti al palazzo di Giustizia a Ramallah contro il trattamento riservato ad al-Shayeb e facendo ‘girare’ il video postato su YouTube da Zuheir al-Asari, un palestinese di Gerusalemme ed ex coordinatore dell’Unione generale degli studenti palestinesi con cittadinanza francese, in cui fa vedere le foto di una ferita alla testa e di lividi sulla schiena procurati da Ibraghit -il facente funzioni dell’ANP in Francia- che lo assalì personalmente e lo fece sbattere in prigione per cinque mesi per non aver fatto la spia al governo di Abu Mazen su quello che fanno i compagni palestinesi nell’Hexagone.
Fadi Arouri, un amico di al-Shayeb ed impiegato per l’agenzia di stampa Xinhua ha dichiarato a Electronic Intifada: “Un periodo di carcerazione preventiva così lungo non è normale.
Questo comportamento nei confronti di al-Shayeb va interpretato come un messaggio a tutti i giornalisti palestinesi".
Della stessa opinione di Arouri è Osama Silwadi, un altro giornalista palestinese indipendente e fotografo, che ha sottolineato l’ipocrisia della detenzione: "Se avevano qualcosa contro di lui potevano andare in tribunale e attendere l’esito della Corte senza metterlo in prigione o fargli pressione affinché rivelasse le sue fonti", ha dichiarato Silwadi, e sempre al sito web Electronic Intifada, e in linea con Arouri, ha aggiunto: “Questo è un messaggio rivolto a tutti i nostri colleghi giornalisti affinché smettano di scrivere sulla corruzione e la violenza dell’ANP." Silwadi è un giornalista che vive su una sedia a rotelle dopo essere stato colpito ad una gamba il 7 ottobre del 2006 da un proiettile vagante sparato durante una manifestazione di fedayn, ed è per questo che si sente in diritto di dire: “L’uomo che mi ha ferito a vita ha lasciato il carcere prima che io lasciassi l’ospedale mentre al-Shayeb è in prigione solo per qualcosa che ha scritto”. Un diktat dell’ANP -anzi della moderata ANP, e moderata rispetto ad Hamas: anche se de facto non se ne capisce la diversità- per garantirsi la condiscendenza de la responsabilità di stampa, avrebbe suggerito Longanesi.
Una storia, quella di al-Shayeb, talmente disgraziata da far scrivere a un sito antisionista come Electronic Intifada che “gli abusi israeliani contro i giornalisti palestinesi sono ben documentati mentre il ruolo dell’Autorità palestinese nel reprimere la libertà di parola in Cisgiordania è forse meno noto”.
Peccato che lo Stato d’Israele a costo di capitalizzare la democrazia domestica si debba sempre difendere sul banco degli imputati della comunità internazionale, nonostante deputati palestinesi alla Knesset, come Ighbariyah, abbiano la libertà di denunciare lo stesso datore di lavoro di razzismo o premier come Olmert e Katsav vengano indagati e fatti dimettere, senza che nessun giornalista per riportarne notizia debba essere arrestato o essere battezzato dalla violenza ad una vita di pentimento.