La piazza del Quirinale intona l’inno di Vecchioni contro il Cav.

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La piazza del Quirinale intona l’inno di Vecchioni contro il Cav.

17 Marzo 2011

Con il 150.mo dell’Unità d’Italia «festeggiamo il meglio della nostra storia», lo ha dichiarato il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, per inaugurare i festeggiamenti per i nostri 150 anni di vita unitaria.

La pagina eroica e nobile che ha raccontato la storia del nostro stare insieme non può essere dimenticata, ha detto il Presidente sotto una pioggia battente dal palco allestito nella piazza del Quirinale. Non dobbiamo dimenticare che «se fossimo rimasti come nel 1860, divisi in otto stati, senza libertà e sotto il dominio straniero, saremmo stati spazzati via dalla storia. Non saremmo mai diventati un grande paese europeo».

Ha aggiunto poi il Capo dello stato nella «Notte Tricolore»: "Divisi saremmo stati spazzati via dalla storia. Discutiamo e battagliamo, ma ciascuno deve sempre ricordare di qualcosa di più grande, che è la nostra nazione e la nostra patria, e se saremo uniti sapremo vincere le sfide che ci attendono". A questa festa – ha concluso Napolitano  facendo gli auguri a tutti gli italiani – devono partecipare tutti, anche coloro che hanno diverse idee politiche. E giù un tripudio di partecipazione e commozione, come quando il presidente del Consiglio Berlusconi a Onna, celebrando il 25 aprile, fece un discorso alto e corale in cui tutti gli italiani potevano finalmente riconoscersi.

E in questo crescendo di italianità ritrovata, come si confà alla solennità dei momenti più condivisi, già risuonavano nelle orecchie e nei cuori le prime note dell’inno di Mameli, finalmente non più solo il preludio di una importante partita della nazionale ma imperiosa commemorazione del sacrificio risorgimentale. Poi qualcosa non è andato. Frizzi chiama sul palco come fratello minore di Benigni  niente meno che Roberto Vecchioni. Aspettavamo che il vincitore del Festival di Sanremo avviasse un "Fratelli d’Italia, l’Italia s’è desta" con un accento vagamente nordico, e quindi ancor più significativo in tempi di leghisti… e invece? L’orchestra di Peppe Vessicchio intona niente meno che il successo sanremese, "Chiamami ancora amore". Ma non era un inno all’antiberlusconismo militante?

Non c’è proprio nulla da fare i compagni potranno pure perdere il pelo ma di certo non perdono il vizio.