La politica dei tagli di Chiodi risponde agli obiettivi del meeting di Davos
02 Febbraio 2011
di F. C.
In due anni il debito della Regione Abruzzo si è ridotto del 13,8 per cento, che tradotto in cifre significa una diminuzione di 500 milioni. Un risultato notevole, soprattutto se si considera il punto di partenza: una regione tra le più indebitate d’Italia, alle prese con la crisi generale e fiaccata, materialmente ed emotivamente, dalla tragedia del terremoto.
Su questo fronte, dunque, quello tagliato dal governo regionale è un traguardo niente affatto scontato. Ma concentrare tutta l’attenzione – e l’azione, in particolare – sul debito, come se fosse la parola magica capace di risolvere tutti i mali, risulta poco lungimirante.
Si è da poco concluso il World Economic Forum di Davos, il meeting annuale che mette a confronto imprenditori delle principali aziende mondiali, ministri, intellettuali, premi Nobel, economisti e artisti. “Regole condivise per la nuova realtà”, il tema di quest’anno. E sotto la lente d’ingrandimento la crisi economica che attanaglia l’Europa. Gli stati si sono interrogati. Germania, Francia, Italia. Un confronto schietto e costruttivo. E il risultato è stato soprattutto uno: la nuova realtà di cui ha bisogno l’Europa si chiama crescita.
Prima di ogni cosa, prima di ogni altra misura di contenimento, ciò cui devono puntare gli stati è la crescita. Lo ha spiegato a chiare lettere il cancelliere tedesco Angela Merkel. E del resto il suo è tra i primi paesi dell’Ue ad aver saldamente ripreso il cammino della crescita. Un premio per le politiche di aumento della produttività e di stabilizzazione del mercato del lavoro. E un’esperienza da copiare.
Ma lo ha spiegato altrettanto bene Berlusconi, che proprio lunedì, dalle pagine del Corriere della Sera, ha lanciato un forte appello per un piano sulla crescita. Che se è rimasto lettera morta per le opposizioni, è stato accolto positivamente da chi, economicamente parlando, ha il polso della situazione: Confindustria da un lato e il sindacato dall’altro. Davos e l’Europa non sono entità astratte, lontane dalla nostra realtà. Sono piuttosto la nostra proiezione, ripetono, in scala maggiore, le nostre dinamiche. Avrà qualche buon motivo la Merkel per sostenere che sì, è fondamentale la tenuta dei conti, ma bisogna guardare avanti, respirare, progettare, produrre.
Se l’obiettivo è diminuire il rapporto tra debito pubblico e Pil, non è detto che la strada da percorrere debba essere esclusivamente quella della riduzione del primo. Il rapporto si inverte anche agendo sull’altro fattore, e cioè facendo crescere il Pil più del debito. Perciò, ben venga, come ha fatto il nostro governatore Gianni Chiodi, una politica di tagli. Ma che si accompagni ad un’altrettanto incisiva politica di sviluppo.
E’ vero che gli effetti della crisi non sono finiti, ma la diminuzione della spesa pubblica non è l’unica misura. Così come non è l’unico, l’esempio dell’Inghilterra degli anni ottanta, arroccato nel rigore dei conti. Che dire allora della moderna Germania? La crescita nel 2010 è stata pari al 3,3%. Perché, quindi, non proporre agli abruzzesi “un grande piano regionale per la crescita”, così come ha fatto Berlusconi?
Confindustria è stata chiara: per la presidente Marcegaglia, la crescita è l’unica soluzione che può risolvere il problema dell’occupazione e della tenuta delle imprese. E per il leader della Uil, Bonanni, il patto per la crescita andava fatto anche prima.
Gli esperti di economia non si stancano di ripeterlo. Servono azioni tempestive e interventi a largo raggio per far ripartire la crescita. Pensiamoci anche noi e immaginiamo per la nostra regione riforme fiscali, amministrative e del mercato del lavoro capaci di attirare investimenti. Recuperiamo produttività ed efficienza nella pubblica amministrazione.
Il nuovo anno in Abruzzo si è aperto con il “Patto per lo sviluppo”, finanziato con 5 milioni di Euro dal bilancio regionale, un grande tavolo di concertazione, tra politica, associazioni e sindacato. Mettiamoci tutti d’accordo sul punto di partenza. Non, o meglio, non solo la riduzione del debito, ma anche la crescita.
Siamo razionalmente ottimisti e scommettiamo sul domani. Il presidente Chiodi ha affermato che al tavolo di cui sopra, mancano i giovani. E che dobbiamo essere noi a tutelarli e rappresentarli. Ebbene, chiamiamoli invece. Poniamoci insieme il problema e valorizziamo quelli che meritano, investendo in ricerca e tecnologia. Una politica di crescita nell’ambito di una politica di rigore nei conti e possibile. Che non è una contraddizione. Piuttosto le due facce di una stessa medaglia, che si chiama futuro.