La politica delle quote nel rugby

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La politica delle quote nel rugby

29 Novembre 2007

Si diceva a
Città del Capo, ancora nel luglio scorso, all’Assemblea e al Consiglio delle
province: White ce l’ha coi neri. Con quel nome, poi. È bene che si dimetta al
più presto. Perché la nazionale deve rappresentare la nazione, che è anche
bianca ma solo al 13%. Il ct degli Springboks si limiti allora ad applicare “la
politica delle quote”, approvata dalla maggioranza parlamentare. Non spetta a
lui discuterla e non si sogni di piegarla all’occorrenza, adducendo
giustificazioni tecnico-tattiche. Pensi piuttosto a vincere
la Coppa del
mondo
, schierando tra i quindici titolari un numero congruo
di giocatori colorati. E sappia che la sua sorte è segnata. Comunque vada a
finire.

Sabato notte, 20
ottobre. È andata a finire che l’allenatore del Sudafrica del rugby – laggiù lo
sport più seguito e discusso – la sua brava Coppa del mondo l’ha poi vinta per
davvero, come gli era stato chiesto di fare. Battendo per ultima proprio
l’Inghilterra, la sua più probabile destinazione futura. Settimana scorsa,
puntuale, gli è stato quindi recapitato il foglio di via. Come da minaccia.
Reazione dell’esonerato: “Lascio senza rimpianti, ma con molta tristezza”.

La
federazione della palla ovale aveva ormai deciso in tal senso, infischiandosene
dell’opinione pubblica e della sua volubilità (ipercritica con il tecnico prima
di Francia 2007, adorante nei suoi riguardi subito dopo). Quanto alle
esternazioni dei politici: così impara a propagandare la meritocrazia, hanno
pensato i detrattori di sempre. Nel frattempo, però, molti altri si erano
ravveduti.

Le ragioni di Jake White, manifestate con nettezza e da
una vita, non suonavano più così balzane (“Siamo l’unica squadra che chiama
fuori un centro e mette dentro un pilone. Possibile? Vale la soddisfazione di
contare quattro-cinque dei nostri che hanno la pelle scura? Suvvia, in campo ci
devono andare sempre i giocatori migliori, mica una serie di scarsoni bianchi,
neri o gialli, convocati in base a un ordine stabilito dal legislatore”).

Sì,
il coach dei rugbisti più forti al mondo ne aveva ben donde, lo riconosce
(oggi) anche il suo ministro dello sport. Meglio tardi che mai. Già che c’è,
l’on. Makhenkesi Stofile va persino oltre.

“Le quote rappresentano il passato.
Non può mica spettare ai parlamentari, decidere chi gioca in nazionale e chi
no”.

Finalmente. “Il
mito dei neri inadatti a certi sport lo si potrà abbattere solo con la
promozione dell’attività giovanile, con la diffusione della pratica, con
l’allenamento specifico”. Parole sante. Le approverà
senz’altro il migliore degli Springboks, l’ala Bryan
Habana
. Un meticcio, guarda un po’. Uno dei due nella squadra
degli invincibili, nella formazione che ha sconfitto “la politica delle quote”,
placcandone lo strisciante (e pericoloso) razzismo alla rovescia. Passeranno
alla storia, gli uomini dell’incompreso White. Anche per questo motivo.