La politica energetica di Bush spiazza i suoi odiatori

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La politica energetica di Bush spiazza i suoi odiatori

30 Gennaio 2007

Secondo un articolo di Gregg Easterbrook apparso sul sito “Slate.com” (non certo amichevole verso l’amministrazione Bush) e intitolato: “What the President Got Right” e cioè “Che Cosa Ha Azzeccato il Presidente”, , la stampa americana è stata troppo critica nei confronti della proposta sulla politica energetica.  Facciamo un passo indietro.  Bush, nel suo discorso sullo Stato dell’Unione,  aveva in effetti (abbiamo pubblicato una disamina a tale riguardo) individuato alcuni punti chiave da seguire per fare in modo di liberare la sua nazione dal giogo dei paesi esportatori di petrolio.  E, tra le altre cose, aveva parlato della possibilità di ridurre il consumo di carburante delle auto private degli americani di almeno il 20% nei prossimi dieci anni. D’altronde questa non è una novità , direte voi, visto che già un anno fa, lo stesso Presidente aveva avuto modo di dichiarare: “l’America ha una dipendenza da petrolio che in genere viene importato da posti del mondo poco stabili politicamente”. Il fatto è che di questi tempi, complice il non felicissimo svolgimento della guerra in Iraq, la popolarità del capo di stato americano non è a livelli altissimi. Visto che questa situazione anomala fa notizia, allora, le principali testate giornalistiche statunitensi hanno buon gioco a sottolineare cosa non va e a sbatterlo in prima pagina.

Non che in questo ci sia niente di male, si potrebbe obbiettare, ma così come nella favola di Esopo, gridare al lupo! Al lupo! Senza che ci fosse la bestia risultò pericoloso, così a ridacchiare per ogni affermazione di George Bush criticando tutto quello che esce fuori dalla sua bocca, si può fare la figura dei fessi. Questa volta però a rimetterci la faccia sono degli opinionisti molto noti come per esempio Thomas Friedman che giudica la proposta presidenziale sul risparmio energetico “non sufficiente”.

Il nocciolo della questione è il seguente: siccome andandosi a leggere la trascrizione del discorso sullo “State of the Union”, si evince senza ombra di dubbio che la politica di risparmio energetico passa anche per la riduzione del consumo medio di benzina di ogni auto circolante negli Usa (ad oggi circa nove chilometri al litro) e che tale proposta, se accettata, diminuirebbe la “dipendenza da petrolio” degli americani, allora Bush non aveva poi tutti i torti, anzi, noi possiamo dirlo, aveva ragione.  Perché provate per un attimo a pensare a quanti Suv e Pick-up circolano quotidianamente negli Usa…a parte le grandi città , non è che uno può andare in giro per l’Ohio con una Cadillac, gli serve invece una robusta Ford F-150 o magari una classica Jeep Wrangler, ma queste sono auto che consumano non poco, con motori da tre-quattro mila centimetri cubici quando va bene.  Perché, ovviamente, questa dipendenza fa in modo di creare un antipatico asservimento dell’economia americana a quella di paesi un po’ meno democratici (Guardate in che modo Ahmadinejad e il suo amico Chavez stanno alzando i prezzi del petrolio al barile).  Il tutto si concretizza quindi in un grosso problema di politica estera che potrebbe essere ammorbidito da un differente utilizzo delle risorse già a disposizione. Non a caso Bush ha auspicato, nello stesso discorso, l’aumento delle riserve di petrolio strategiche da utilizzare in caso di crisi diplomatica o di guerre varie.

Oramai, però, ci siamo tanto abituati alla caricatura da rozzo texano del Presidente degli Usa da non potergli credere quando un discorso “environmental friendly”, ovverosia ambientalista, esce dalla fuori dalla sua bocca. In realtà , e questo sarà duro da accettare per il N.Y. Times, le proposte di riduzione del consumo di benzina, di ricerca sulle energie alternative e di sperimentazione dei motori a idrogeno sono, per così dire di taglio ambientalista, o se preferite sono semplicemente idee sensate.  Inoltre esistono anche dei dati concreti a supporto di questa tesi: durante l’attuale mandato presidenziale il “Clean Air Act” è stato decisamente rinforzato in modo da ridurre l’inquinamento atmosferico.  C’è di più: Easterbrook, basandosi su dati dell’Epa, (L’Agenzia Usa per la Protezione dell’Ambiente) dimostra che i governi degli ultimi vent’anni non hanno fatto molto per diminuire il consumo di carburante delle automobili americane e che durante i “ruggenti anni novanta” questo dato è rimasto sostanzialmente invariato.  Perché allora attaccare il Presidente anche se dice cose sensate? Perché fa vendere copie del giornale, perché procura più hits (visite) ad un sito d’informazione, ecco la risposta. 
Circa una settimana fa il governo saudita ha annunciato di voler ritoccare verso il basso i prezzi del petrolio e di portarli sulla soglia psicologica dei 50 dollari al barile. Questo succedeva dopo il discorso di Bush, come mai gli sceicchi se ne sono usciti con una stranezza simile? Perché vorrebbero evitare che l’amministrazione Usa ricorra a questo genere di espedienti (leggi consumi ridotti) per diminuire la dipendenza da petrolio della sua nazione. In altre parole, meglio vendere qualcosa che non vendere niente, giusto? Bene, allora, così come dice Gregg Easterbrook, magari la stampa americana non ci ha capito un granché in merito alla politica energetica di George ” Doublia” Bush, ma il principe saudita certamente sì.