
La politica italiana è imbrigliata nella ragnatela che lega le due Repubbliche

03 Settembre 2012
di redazione
"C’è un filo che lega l’ascesa e la caduta della Prima come della Seconda Repubblica. Un filo pieno di nodi mai districati e che impigliano, come in una ragnatela, la politica italiana delegittimandola". Si potrebbe sintetizzare così, in questo concetto espresso dal vicepresidente del gruppo Pdl al Senato, Gaetano Quagliariello, il dibattito che si è sviluppato nella splendida cornice della masseria "Il Melograno"di Monopoli, una location che anche negli anni scorsi ha ospitato gli incontri organizzati da Magna Carta sotto il cielo stellato di Puglia.
Un dibattito che ha preso spunto dal libro di Lodovico Festa “Ascesa e declino della II Repubblica” ed ha visto il confronto fra importanti firme del giornalismo ed esperti della comunicazione come il presidente di Rcs libri, Paolo Mieli, lo stesso Festa e il consigliere d’amministrazione Rai, Antonio Pilati, con politici impegnati fortemente nei propri partiti o movimenti per contribuire in maniera propositiva a uno dei passaggi storico-economici più difficili che l’Italia abbia mai attraversato: per dirla con Festa, “la crisi dello stato italiano”. Insieme a Quagliariello, tra i politici presenti, il senatore Nicola Rossi, economista del movimento di Montezemolo Italia Futura, e l’europarlamentare del Pd, Debora Serracchiani. Accompagnati dalle domande del giornalista Giancarlo Loquenzi gli intervenuti hanno ripercorso la storia politica dell’Italia attraversando i meandri di vicende ancora irrisolte e per questo più facilmente etichettabili come frutto di complotti: come se ci fosse sempre una regia occulta di “menti eccellenti”, per dirla con le parole del procuratore antimafia Pietro Grasso, che muove le fila di una strategia che i protagonisti che a mano a mano si sono susseguiti sulla scena politica nazionale avrebbero messo in atto. Come se ci fosse sempre, in sostanza, un grande burattinaio che nel corso degli anni avrebbe deciso l’ascesa della Prima Repubblica (l’avvento del ventennio del governo della Dc), il suo declino (l’inchiesta Mani Pulite della Procura di Milano), l’ascesa della Seconda (con l’arrivo di Silvio Berlusconi) e, di nuovo, il suo declino (il passaggio di consegne al Governo dei tecnici).
Una teoria che Mieli ha fortemente respinto tacciandola come “Sindrome dei parenti delle vittime”, etichettando così chi preferisce invocare il complotto piuttosto che rispondere delle proprie azioni. Sulla stessa lunghezza d’onda Quagliariello, secondo il quale “il vero problema, mai risolto nel corso degli anni, è che la Politica in Italia non è mai stata legittimata, ma è stata continuamente percepita dai cittadini come il luogo dove qualcuno aveva usurpato qualcosa che non era suo”. E’ evidente che in quest’ottica la contrapposizione di due blocchi ideologici ha avuto la meglio anche quando c’erano tutte le condizioni per una sorta di pacificazione nazionale delle forze politiche che portasse a operare tutti insieme – ognuno nelle distinte posizioni – a favore degli interessi italiani. “Due eserciti che si scontrano in continuazione lasciando che un terzo possa avere la meglio”. L’antipolitica, appunto.