La politica monetaria espansiva della Bce darà linfa a imprese e mercati
29 Febbraio 2012
Che la politica monetaria della BCE fosse radicalmente cambiata dal momento dell’arrivo di Mario Draghi alla presidenza dell’Eurotower non è una novità. Rispetto al suo predecessore Trichet, il banchiere italiano ha ritenuto di dover finalmente cambiare indirizzo ad una politica monetaria fino a quel momento caratterizzata da eccessivo rigorismo, frutto della fobica visione tedesca imperniata sul controllo ossessivo del tasso di inflazione che ha permeato le norme europee sul funzionamento dell’istituto di Francoforte. Una rigidezza che molti economisti hanno inteso come la principale causa del prosciugamento dei mercati finanziari e del credit crunch verificatosi nell’Eurozona.
Ecco allora che Draghi ha ritenuto giusto aprire i cordoni della borsa e perseguire una politica monetaria di quantitative easing, in maniera da dare, almeno nelle sue previsioni, più liquidità agli istituti finanziari, affinché essi possano riattivare il meccanismo di trasmissione della liquidità alle imprese. Questa nuova politica monetaria si è concretizzata nel Long term refinancing operation (Ltro), ovvero in un piano di rifinanziamento a lungo termine, da attuarsi in più fasi, consistente nella concessione di prestiti alle banche ad un tasso particolarmente favorevole, pari al 1%. Per adesso, le tranches sono state due, ma non è escluso che la BCE possa nuovamente intervenire nel caso i mercati stentassero a riprendersi. Nel frattempo, la seconda tranche ha assegnato 529 miliardi in asta a 36 mesi, ben al di sopra dei 470 miliardi previsti. A questo punto, l’ammontare totale del Ltro potrebbe superare i 1.000 miliardi. La speranza di Draghi è che, grazie a questa operazione, le banche si decidano finalmente a ridare liquidità alle imprese, avendo la certezza che la BCE garantisca un ammontare di liquidità praticamente illimitato a prezzo quasi nullo e che possano contribuire a ridare slancio al mercato dei titoli di Stato, incrementando l’acquisto di titoli sovrani, facendo, in altri termini, ciò che la BCE ha fatto negli ultimi mesi.
Tuttavia, questo repentino cambiamento nella gestione della politica monetaria sta creando non pochi nervosismi all’interno dei banchieri centrali, con la Germania che subito ha ricordato a Draghi come il compito della BCE, nel rispetto delle norme statuite nei trattati europei, si debba limitare all’esclusivo controllo dell’inflazione. Ma la posizione della Germania si sta facendo sempre più isolata e l’idea di avere una BCE che persegua il solo obiettivo inflazionistico ormai non trova più l’approvazione della maggioranza dei paesi membri, i quali sono sempre più propensi a ripensare alle norme che regolano l’istituzione per darle più potere nel raggiungimento degli obiettivi di crescita. Lecito è anche chiedersi se il Ltro non sia da considerarsi nient’altro che un meccanismo distorsivo della concorrenza nel mercato finanziario, una sorta di "aiuto di Stato", come l’ha definito Tremonti, concesso dalla BCE ad imprese che hanno difficoltà a rimanere in un mercato asfittico e che, senza l’intervento centrale, potrebbe vedere numerosi istituti di credito fallire. Inoltre, alcune preoccupazioni sorgono in merito all’incapacità del settore bancario di funzionare indipendentemente dall’intervento di Francoforte. In sintesi, l’operazione potrebbe generare un miglioramento dei bilanci delle banche esclusivamente per effetto di questa operazione, senza che le fondamenta dell’economia siano tornate ad essere solide. L’esatto preludio per una nuova bolla speculativa.
Se la mossa di Draghi è giusta o sbagliata, come al solito, sarà il tempo a dirlo. In particolare, sarà necessario aspettare di vedere se le banche se la sentiranno di facilitare l’accesso al credito per le imprese. Questo è auspicabile, perché nel commercio e nell’industria la liquidità è ormai un miraggio e nell’economia reale si sta assistendo ad una evidente asimmetria tra quanto le banche fanno pagare (tanto) rispetto a quanto sono disposte a concedere (poco). Al contrario, se nemmeno questa mossa dovesse servire a ridare slancio al mercato, ci sarebbe seriamente da preoccuparsi.