La povertà in Abruzzo si può combattere con un nuovo welfare
29 Marzo 2011
di V. F.
Le persone che vivono in condizioni di povertà in Abruzzo sono 33 mila. Lo rivela il Banco Alimentare, la fondazione solidaristica che da anni si occupa di portare aiuto ai bisognosi recuperando alimenti da distribuire alle associazioni e agli enti caritativi.
Ciò che di fronte a queste cifre desta maggiore preoccupazione è che, rispetto al 2010, il numero degli abruzzesi che vivono sotto la soglia della povertà è salito di duemila unità. Cifre che, probabilmente, risentono anche dell’onda lunga legata al terremoto aquilano che ha messo in crisi il settore produttivo legato all’iniziativa privata su piccola scala. Il commento del presidente del Banco Alimentare dell’Abruzzo, Luigi Nigliato: "Queste cifre testimoniano il progressivo aumento di condizioni di povertà in Abruzzo, che indebolisce ogni giorno di più quello che un tempo era il ceto medio".
Le istituzioni stanno alzando il livello di attenzione. "La povertà è fin troppo presente nella società attuale e, anche in Abruzzo, è cresciuta a causa di una crisi economica globale che ha generato disoccupazione", afferma il presidente del Consiglio Regionale Nazario Pagano. "Oggi – prosegue – è necessario attuare interamente il principio di sussidiarietà che aiuta ad integrare e affiancare le amministrazioni pubbliche locali laddove non possono intervenire". Per questo è importante e ormai insostituibile l’attività di realtà, come il Banco Alimentare, capaci di aggiungersi (e in alcuni casi sostituirsi) all’intervento dello Stato. "Il Banco Alimentare – osserva infatti Pagano – svolge insieme ad altre associazioni un ruolo fondamentale e strategico nella nostra società per aiutare quelle persone che vivono nella povertà". Perché ciò che fa paura sono anche le nuove forme che assume oggi la povertà, che rende molte persone "invisibili", come quelli che perdono improvvisamente il lavoro a cinquant’anni o pensionati rimasti senza una famiglia che li sostenga.
La società è competitiva, selettiva. E così la povertà può arrivare non solo a causa di un reddito insufficiente ma anche perché non si riesce a migliorare la propria situazione. Il consigliere regionale Federica Chiavaroli lancia un monito: "Siamo di fronte a segnali che non possono essere trascurati, la crisi dell’economia e delle famiglie impone una svolta di modernizzazione del nostro welfare". "I vecchi modelli – continua il consigliere – rischiano di non essere più sufficienti, dobbiamo fornire risposte solidali alle nuove e vecchie povertà. Per fare questo è necessario essere sempre più vicini al territorio, conoscerlo per interpretarne debolezze e bisogni". Azioni che permettano al pubblico e al privato di allearsi per ripensare a un modello di welfare più rispondente alle esigenze dei cittadini, sviluppo di progetti di sussidiarietà capaci di incidere concretamente sul sociale. "In questo senso il ruolo dell’associazionismo e del volontariato che svolgono la loro azione sul territorio è prezioso, perché l’arma vincente contro la povertà non può essere il contrasto bensì la prevenzione”.
Ne è convinto anche Nigliato che sottolinea come, nonostante le tante difficoltà, "la catena della solidarietà nella regione diventa ogni giorno più rodata". E tra le mille forme che può assumere la solidarietà c’è anche quella del divertimento. Il 5 aprile, infatti, si svolgerà a Pescara lo spettacolo di Paolo Cevoli, "La penultima cena", con l’obiettivo di finanziare l’attività del Banco Alimentare. La rappresentazione, con la regia di Daniela Sala, andrà in scena al teatro Massimo. Ma non è tutto, perché il 10 aprile, all’outlet Città Sant’Angelo Village, la Compagnia dei Folli porterà in scena "I folli per la carità" e alcuni negozi dell’outlet devolveranno il 3 per cento del ricavato della giornata al Banco. "Un evento – ha concluso il presidente Pagano – che lancia un messaggio cristiano importante che arriva a pochi giorni da Pasqua e con il quale si dà una mano a chi è meno fortunato".