La produzione industriale a febbraio 2016 è in calo: non si cresce più
13 Aprile 2016
L’indice destagionalizzato della produzione industriale, nel mese di febbraio 2016, è diminuito dello 0,6% rispetto a gennaio: è aumentato in termini tendenziali dell’1,2%. A renderlo noto è stato l’Istat. Nella nota si legge che per la media del trimestre dicembre 2015-febbraio 2016 la produzione è aumentata dello 0,3% rispetto al trimestre precedente. Nella media dei primi due mesi dell’anno la produzione è aumentata del 2,5% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente.
Quanto all’indice destagionalizzato presenta variazioni congiunturali positive sia nei raggruppamenti dei beni intermedi che dei beni strumentali (entrambi +0,2%); diminuiscono invece l’energia (-2,9%) e i beni di consumo (-0,5%). Pertanto, in termini tendenziali, gli indici corretti per gli effetti di calendario registrano, a febbraio 2016, aumenti nei comparti dei beni strumentali (+6,9%), dei beni intermedi (+2,8%). Per i beni di consumo la percentuale è in misura più lieve: +0,3%. Il comparto dell’energia segna una significativa diminuzione, -4,6%.
La fabbricazione di computer, i prodotti di elettronica e ottica, gli apparecchi elettromedicali e gli apparecchi di misurazione e orologi (+8,3%) fanno registrare la maggiore crescita tendenziale. Più o meno le medesime percentuali sono state registrate nel campo della fabbricazione di articoli in gomma e materie plastiche, di altri prodotti della lavorazione di minerali non metalliferi (+8,2%) e delle altre industrie manifatturiere, riparazione e installazione di macchine ed apparecchiature (+8,2%). Invece, le diminuzioni sostanziali le troviamo nei settori della fornitura di energia elettrica, gas, vapore ed aria (-7,5%), della fabbricazione di coke e prodotti petroliferi raffinati (-5,5%) e delle industrie tessili, abbigliamento, pelli e accessori (-2,4%).
Pertanto, nell’analizzare la possibilità di ripresa della produzione industriale, l’unica cosa che vale la pena fare è rendersi conto che c’è una sempre crescente chiusura di attività commerciali, il consumo è fermo. E di ciò l’industria non può che risentirne. Amaramente, aggiungiamo noi.