La profezia di Rep. e il silenzio (elettorale) del Cav.
16 Maggio 2011
di redazione
Niente di tutto quello che Rep. aveva vaticinato per il fatidico weekend elettorale si è avverato. Bersaglio mancato, grancassa mediatica anti-premier ridotta a un disco rotto e gracchiante, previsione dell’apocalisse del Cavalier scorretto ed emblema della menzogna come lo descrive il ‘mastino’ incazzato ad personam – cioè ad Berlusconem – finita nel cestino delle ‘bufale’ di Largo Fochetti.
Fior di articolesse, fondi, analisi, retroscena prodotti dalla gioiosa macchina da guerra di De Benedetti per giorni hanno agitato, interrogato, stimolato a riflessione profonda le coscienze dei perbenisti molto radical chic, dei moralisti a senso unico, dell’affollatissimo parterre dei politically correct. Il concetto di fondo era che Berlusconi avrebbe messo in piedi la macchina del fango per denigrare gli avversari politici e schiacciato il piede sull’acceleratore fino all’ultimo minuto utile e magari anche ad urne già aperte, per ‘terrorizzare’ gli elettori, per blandire l’arma mediatica e portare voti al mulino della Moratti in deficit di consenso. Perfino i sondaggi proposti venerdì scorso quando di sondaggi secondo le regole non si poteva parlare sono stati spesi a supporto della tesi. Si diceva poi che un Berlusconi scatenato, avrebbe ‘orchestrato’ la denuncia del sindaco di Milano sul passato, anche giudiziario di Pisapia (assoluto scivolone della Moratti), per poi andare in crescendo ed escogitare per il fine settimana dedicato al voto e al silenzio elettorale, esternazioni a go-go. Il risultato finale? Zero assoluto.
Perfino la vittoria del Milan che avrebbe potuto dare l’assist al Cav. per tirarci dentro qualche riferimento alla battaglia per Palazzo Marino è stato sapientemente evitato. “Non parlo coi giornalisti, oggi non faccio interviste”, ha detto il patron dei rossoneri uscendo dallo stadio e la frase l’ha ripetuta anche domenica al seggio dove è andato a votare e ieri mattina a Palazzo di giustizia. Al massimo il Cav. si è concesso una chiacchierata con alcuni carabinieri in servizio nell’aula del processo Mills durante una pausa, ma niente di più. Bocca cucita anche quando è uscito, nonostante la frotta di microfoni, taccuini e telecamere. Non c’era nemmeno il manipolo di supporter berlusconiani a dare la minima parvenza di quanto Rep. aveva prospettato e già denunciato preliminarmente e a prescindere. In questo caso a prescindere dalla realtà.
No, la realtà stavolta è stata esattamente l’opposto della profezia e il Cav. ha tradito le aspettative delle penne linde e pinte che non vedevano l’ora di affondare nell’inchiostro per raccontare gli ultimi ‘misfatti’ del presidente del Consiglio. Invece, sono rimasti senza inchiostro e, probabilmente, senza parole. Per dirla in dipietrese quelli di Rep. non c’hanno azzeccato e per la verità non da ora, basta ricordare le famose dieci domande di davanziana firma.
A questo punto, forse sarebbe meglio evitare profezie e se proprio alla tentazione non si può resistere, magari esercitarsi frequentando la prestigiosa scuola di Harry Potter, o in alternativa prendere lezione di tarocchi. Può darsi che la prossima volta, il tentativo vada a segno.