La protesta delle clementine, agricoltori pugliesi tagliano le piante: “Così non si va avanti”
07 Marzo 2019
Produrre clementine, un prodotto Igp, eccellenza pugliese, non conviene più e così gli agricoltori tagliano gli alberi per vendere la legna. Teatro della desolante è la provincia di Taranto dove pochi giorni fa è avvenuto l’ennesimo espianto di un agrumeto di 180 alberi di clementine del Golfo di Taranto. Un chilo di clementine – spiegano gli agricoltori – si vende a meno di 50 centesimi. Una cifra ridicola e dal Marocco arriva un prodotto che costa meno della metà di quello italiano.
“Dal novembre scorso abbiamo denunciato il grave stato di crisi in cui versa il comparto agrumicolo in provincia di Taranto. I nostri appelli sono rimasti inascoltati – denuncia Coldiretti -. Abbiamo denunciato la situazione a novembre alla Provincia di Taranto e a gennaio abbiamo interessato la Regione. Sono troppe le insidie tra importazioni selvagge e crollo dei prezzi che le imprese agricole ioniche stanno subendo con un trend drammatico, che ha effetti pesanti sul piano economico e occupazionale per le imprese agricole, ma anche dal punto di vista ambientale e per la salute dei consumatori. Il gesto disperato dei nostri produttori è il segnale che in campagna la situazione è diventata insostenibile. Mentre sono ridotti ai minimi storici i prezzi degli agrumi tarantini che non trovano mercato, negli ultimi anni sono cresciuti gli approvvigionamenti diretti dell’Italia da Africa e Sud America e in soli due mesi il Marocco ha esportato in Italia 170mila tonnellate di clementine per non parlare delle triangolazioni, che, per far diventare il prodotto comunitario, avvengono attraverso la Spagna”.