La protesta monta ma solo sui giornali

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La protesta monta ma solo sui giornali

24 Ottobre 2008

A Macerata sono tutti a lezione. A Bari e Foggia l’occupazione dell’università non è passata mentre ad Ancora il consiglio studentesco ha votato contro la proposta di incrociare le braccia. A Palermo invece sono stati i professori a proclamare lo sciopero al posto degli alunni, quegli stessi studenti che  alla facoltà di Giurisprudenza di Roma Tre hanno chiuso le porte in faccia ai manifestanti, quasi tutti dei centri sociali, che puntavano ad occupare l’ateneo. E meno male che il mondo universitario doveva essere in piena agitazione contro il dl Gelmini: atenei occupati, lezioni sospese e migliaia di studenti in piazza. Così infatti i giornali ed i media da giorni vanno ripetendo, ma poi alla prova dei fatti la verità è ben altra.

Basta fare un giro per le varie università italiane per rendersi conto che della protesta generale non c’è traccia. Al massimo qualche aula occupata ma che, come nel caso della facoltà di Lettere a Bologna, è sempre occupata. E la conferma che questa agitazione è una bolla mediatica è data soprattutto dalla scarsa partecipazione alle assemblee studentesche. Un po’ da tutta Italia arrivano infatti notizie che raccontano di riunioni pressoché vuote o con solo alcune decine di persone. Niente collettivi studenteschi strapieni ed affollate riunioni per discutere di riforma e delle modalità di protesta come accadeva in passato. Nulla di tutto questo. Ad esempio alla facoltà di Giurisprudenza dell’Università di Bologna erano presenti in tutto cinque-sei ragazzi che avrebbero dovuto confrontarsi sulla riforma Gelmini. Strano però che all’ingresso della stanza adibita per l’occasione a piccolo parlamento ci fosse il cartello “Aula Antirazzista – Autunno antifascista”.

Non cambia la situazione se si va al Sud, dove a Palermo la protesta l’hanno dovuta mettere in scena i professori con gli studenti pronti a denunciare gli improvvisati manifestanti di interruzione di servizio pubblico. Ed in questa protesta sempre più grottesca, dove chi dovrebbe stare dietro la cattedra rimane fuori a scioperare, c’è anche chi suggerisce agli studenti di ricorrere alla “resistenza armata”. Parole e pensiero di un professore di Medicina, rimasto per ora anonimo, della Facoltà di Roma e purtroppo ancora legato al lessico degli anni di piombo. 

Ma allora chi protesta? “Una minoranza esigua, non più del 10 per cento degli studenti” fa notare Giovanni Donzelli presidente di Azione Universitaria, l’associazione studentesca che riunisce gli universitari vicini ad An. Pochi, molto pochi, quindi gli studenti che almeno per il momento sembrano preferire il banco allo striscione mentre chi cerca davvero di ingrossare le fila della protesta sono i centri sociali ed i giovani legati ai movimenti comunisti e della sinistra estrema. “Sono proprio loro – continua Donzelli – che stanno cercando di portare avanti la protesta e che tentano anche di ingigantirla. A Macerata ad esempio hanno piazzato uno striscione fuori l’università e poi hanno chiamato i giornalisti ed i fotografi per annunciare che la facoltà era occupata ma dentro l’attività continuava regolarmente”.

Regolare attività che procede ad esempio a Bologna dove non c’è traccia di facoltà occupate e di blocco delle attività. Anzi qui la sinistra universitaria ha preso le distanze dalle agitazioni che anche in questo caso vedono in prima fila i professori. Quella stessa Bologna che ieri sera ha visto protagonista in negativo la trasmissione “AnnoZero” di Michele Santoro che ha negato la parola, dopo avergliela offerta, ad un rappresentante del Consiglio Nazionale Studenti Universitari, Mattia Kolletzek. Quale la ragione? Perché era di Azione Universitaria, cioè di destra, e per questo era meglio non dargli la vetrina di Rai2. E neanche a dirlo a svolgere il ruolo di zelanti censori un professore ed un maestro di scuola che senza troppi giri di parole hanno attaccato il ragazzo accusandolo di essere di destra e per questo “arrogante”. Peccato però che quello stesso ragazzo avrebbe voluto soltanto far notare che “in un anno le spese dell’ufficio legale dell’ateneo bolognese sono magicamente lievitate da poche migliaia di euro ad oltre due milioni di euro” e che “per 400mila euro all’anno l’università mantiene una sede distaccata a Buenos Aires”. Sprechi e spese folli che per la verità non dovrebbero avere coloro.

Ma l’attacco ai rappresentanti studenteschi di destra in questi giorni sta diventando una consuetudine. Sempre più al grido di “fascista” gli esponenti universitari eletti nelle liste di centrodestra vengono messi in silenzio. Come è accaduto sia nell’università di Firenze che in quella di Lettere a Palermo dove i rappresentanti studenteschi sono stati costretti ad abbandonare le platee. Episodi di intolleranza che Francesco Pasquali, coordinatore nazionale di Forza Italia Giovani, stigmatizza puntando il dito in particolare sui professori che “per gran parte stanno organizzando e fomentano le proteste oltre a minacciare anche direttamente i singoli ragazzi”. Ma intanto i giornali continuano a scrivere di “tutto occupato” e di “agitazioni in tutta Italia”, gli unici a vedere una protesta che nei fatti al momento non c’è.