“La questione meridionale non esiste. Io sono palermitano e tifo per il Nord”

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“La questione meridionale non esiste. Io sono palermitano e tifo per il Nord”

18 Gennaio 2009

“Mettiamola così, noi meridionali dobbiamo fare il tifo per il Nord. Dobbiamo sperare che le battaglie che stanno conducendo per preservare il loro sistema vadano a buon fine. Solo così anche il Sud potrà continuare a sopravvivere”. Non è né una provocazione né una riflessione estemporanea, ma la convinzione maturate da Salvatore Butera, economista siciliano, per anni a capo dell’ufficio studi del Banco di Sicilia del quale ha poi per cinque anni ha guidato la fondazione. All’attivo numerosi libri sulle ragioni dell’arretratezza infrastrutturale e sociale della Sicilia, oggi è consigliere dell’ufficio di reggenza della Banca d’Italia di Palermo. Quando sente parlare di questione meridionale si fa una risata: “Ma che va cercando ancora? Non c’è più. Di cosa parliamo? I problemi rimangono, ma la questione no. Oggi il Paese affronta la questione settentrionale, semmai. E’ questo il tema”.

Vuole dire che da Roma in giù si è spacciati?

“Certo, la situazione rosea non è. Si sono chiusi gli strumenti che avrebbero dovuto portare il Sud agli stessi livelli del resto del Paese: dai fondi per il Mezzogiorno alla 488, dai finanziamenti comunitari e via di questo passo. Non dico che non siano serviti completamente a nulla perché la Sicilia non è la Sicilia di quarant’anni fa…”.

Ma siamo lì…

“Beh, insomma”.

E da qualche anno comincia a montare una certa insofferenza da parte del Nord

“Insomma, in effetti sono loro che tirano la carretta-nazione. E parliamo di una parte dell’Italia che si porta appresso un’area che rappresenta il 40 per cento dell’intero Paese, non proprio una piccola enclave. Il Nord ci ha aiutato e rinforzato, è inutile negarlo. Ci tiene in Europa. Noi siamo assimilabili per servizi e reddito ad aree come il Portogallo o la Spagna, la Lombardia invece è fra le regioni più ricche del mondo. Anche geograficamente è nel cuore d’Europa, mentre noi siamo quaggiù. Non mi meraviglio che ci siano spinte secessionistiche”.

Suvvia…

“No, dico o la verità. Del resto l’Italia unita non lo è stata mai. E’ un sentimento che torna. In periodo Risorgimentale si discusse se abbandonare la Sicilia al suo destino. Nulla di nuovo. Il nostro è un paese che non si è mai unificato. Ognuno tira acqua al suo mulino. Abbiamo avuto troppe capitali: Napoli, Palermo, Firenze, Torino, Roma: figurarsi se il bene comune viene avvertito come una priorità. Spirito unitario zero”.

Lo mette in questo quadro il gran parlare che si fa sul federalismo fiscale?

“No, quello è solo un grande imbroglio. Serve a Bossi così quando andrà a Pontida potrà dire abbiamo fatto questo, siamo riusciti in quell’altro. Invece non c’è nulla. In tutti i documenti che sono stati prodotti sull’argomento fino a ora non si è vista una sola tabella da cui si evincano le materie da trasferire e le relative fonti di finanziamento. Le dico nulla. Nulla.”.

Ma in questo momento, tuttavia, sembra arrancare l’intero sistema

“Vero. E’ appena stato pubblicato l’indice sulla libertà economica: siamo al 78° posto. Segnale grave e preoccupante. In questi giorni si fa un gran parlare delle difficoltà della Grecia, che potrebbe uscire dall’Unione e tornare alla dracma. Non pensiamo che le cose possono capitare solo agli altri”.

Perché Palermo non potrà diventare come Milano?

“Se vai a Milano e imbocchi con l’auto un senso vietato ci saranno un sacco di persone che te lo faranno notare. A Palermo, invece, regnerà indifferenza, ognuno si farà i fatti propri. Ecco, non c’è un’opinione pubblica, manca il senso civico”.

Eppure ci sono i giovani contro la mafia in Sicilia come in Calabria, fenomeni che indicano una inversione di tendenza.

“I giovani di oggi sono probabilmente migliori di quelli di ieri. I movimenti di opinione sono fenomeni lenti. Una regione non cambia in qualche anno. Probabilmente siamo lavorando per i nipoti dei ragazzi che oggi si mobilitano. Comunque va fatto, è giusto, sacrosanto”.

E nel frattempo?

“Nell’immediato non mi pare che ci sia da stare allegri”.