La radicale solitudine di Eugenia
09 Febbraio 2018
di Carlo Mascio
Un palco come tanti altri in questo campionario di noia e mediocrità che è la campagna elettorale. Tanti anni di osservazione insegnano che non c’è da aspettarsi granchè da queste sfilate di leader politici in nebulosa fissità oratoria, con microfoni, acqua minerale e bicchieri di plastica, natura morta di soporifera convegnistica. Vale a destra come a sinistra. Anche la foto, probabile fermo immagine di un video, riflette la sbiadita routine di una manifestazione organizzata dai conservatori di Alleanza Cattolica sul decremento demografico in Italia. In questo caso la “notizia” è che da quel tavolo sarebbe partito il proposito di abolire la legge sulle unioni civili in quanto “vanno contro l’umano”.
Tranquilli: non succederà. In fondo, basta guardare in faccia Silvione Berlusconi per convincersene e tirare un sospiro di sollievo. Ma se non bastasse, vale qui concentrarsi sul contegno, la postura e la mimica dei parteciapanti all’iniziativa abrogazionistica. Per cui, mentre la signora al centro, Eugenia Roccella, perora l’idea, Gasparri smanetta sul tablet, Salvini compulsa il telefonino, Meloni idem, Parisi ha l’aria di chi vorrebbe trovarsi chissà dove – ma s’ha da fare per beccare qualche votarello. Sono queste le occasioni in cui è giusto vincere riflessi d’intolleranza e anzi comprendere, a partire dall'”umano” di cui sopra, come culture e sensibilità diverse rendano più ricchi il dibattito e la società. Sul momento, però, la visione del filmato conferma al cento per cento il totale e corale disinteresse del centrodestra, appena schermato da un tiepido clap-clap di circostanza.
Oltre al dottor Gandolfini, quasi invisibile all’estremità del tavolone e titolare di un movimento chiamato con allarmistica genericità “Difendiamo i nostri figli”, l’unica che sembra crederci davvero è Eugenia Roccella. Tanto più rispettabili le sue convinzioni quanto più la sua storia personale appare imprevista, rigorosa e spiazzante. E’ figlia infatti di Franco, fratello maggiore e anche benefattore del giovane Pannella (gli passò di che vivere e vestirsi), deputato radicale, e di Wanda, pittrice, femminista, animo delicato. Cresciuta in quel caravanserraglio ardente e disordinato, fra digiuni, sit-in, fumate e libertà, lei stessa giovanissima promessa del movimento delle donne e del radicalismo. Poi qualcosa di ineffabile intervenne, forse una malattia, forse una guarigione, forse qualcosa che assomigliava ad un miracolo e che in modi difficili da immaginare la portò, come accadeva in tempi remoti, ad una conversione. Da tutto questo, la politica è insieme lontana e vicina. E se le promesse elettorali lasciano sempre il tempo che trovano, ci sono palchi meno noiosi di quello che appaiono.
(Articolo di Filippo Ceccarelli, tratto dal Venerdì di Repubblica)