La ragione e la fede di Ruini infiammano la Summer School

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La ragione e la fede di Ruini infiammano la Summer School

04 Settembre 2007

La terza giornata della Summer School della Fondazione Magna Carta ha visto protagonista una personalità di eccezione, Sua Eminenza il Cardinale Camillo Ruini. Alla presenza di Gaetano Quagliariello e di Gaetano Rebecchini, il Cardinale ha discorso di razionalità e fede, con significative ricadute sull’attualità culturale e politica italiana stimolate dalle molte domande che gli studenti hanno potuto rivolgergli.

Partendo dal suo recente libro “Verità di Dio e verità dell’uomo”, il Cardinale ha toccato due grandi temi: la rinnovata pretesa di verità della fede cristiana e quella che ha definito la “nuova questione antropologica”. Secondo Ruini il messaggio cristiano delle origini si è proposto quasi come un “illuminismo dell’antichità”, che da un lato convergeva con il pensiero filosofico greco nel demitizzare il paganesimo e dall’altro proponeva un’etica dell’amore fraterno verso tutti gli uomini che rispondesse ad un’esigenza innata dell’animo umano. Verità e amore dunque, logos e agape, hanno rappresentato la chiave della straordinaria diffusione nel messaggio cristiano nel mondo. Secondo il Cardinale tale forza è sembrata venir meno nell’era moderna, per due grandi motivi: da un lato la ragione ha ristretto il suo ambito di ricerca alla realtà empirica, rinunciando a conoscere Dio in quanto non riconducibile alla “energia materica”; dall’altro il cristianesimo si è ridotto a consuetudine, a religione di stato, addomesticando al suo interno la voce della ragione e della libertà. In questo senso l’Illuminismo ha avuto il merito di aver riproposto all’attenzione della società e della Chiesa tali due valori, ed il Concilio Vaticano II ha avuto quello di aver avviato uno sforzo per riconciliarsi con la modernità. In tale sforzo per Ruini diventa centrale il tentativo del teologo Ratzinger di aumentare lo spazio della razionalità, nella convinzione che la ragione empirica sia valida per la scienza ma non possa essere utilizzata come metodo assoluto di conoscenza, perché altrimenti lascerebbe senza risposte le fondamentali domande sul senso e la direzione della vita dell’uomo. D’altronde, una disciplina come la matematica è un frutto dell’intelligenza umana non riconducibile all’esperienza empirica, eppure riesce a spiegare le strutture reali dell’universo. Ruini ha riaffermato dunque con forza che “l’assolutizzazione del relativismo”, l’elevazione della sola libertà personale ad unico criterio sovraordinato a tutti gli altri costituisce un nuovo dogmatismo, paradossalmente illiberale.

Strettamente connessa al tema del relativismo è per Ruini la nuova questione antropologica: la tendenza a negare la differenza qualitativa tra l’uomo e gli altri esseri viventi, a ricondurre a l’uomo ad un “oggetto della natura” in quanto tale manipolabile come ogni altro oggetto. In questo modo un relativismo che vorrebbe porsi come coronamento dell’Illuminismo va contro proprio un grande principio illuminista enunciato da Kant, l’imperativo categorico di “considerare l’uomo come fine e non come mezzo”. In questo modo, nota Ruini, si dimentica che solo l’uomo con la sua intelligenza e libertà è in grado di produrre cultura e scienza, di dimostrare rigore logico, creatività estetica, e soprattutto attitudine ad assumersi responsabilità etica. Per il cardinale, in definitiva, “plasmare le cose umane senza considerare Dio ci porta ad accantonare l’uomo”.

Immediate appaiono le ricadute di tali riflessioni sui principali temi dell’attualità politica, ed infatti le domande poste dagli studenti hanno spaziato dal problema dell’eutanasia simbolizzato dal caso Welby alle polemiche sull’aborto suscitate dal fallito aborto selettivo di Milano. Sul primo tema il Cardinale ha spiegato di aver autonomamente deciso di non concedere i funerali religiosi, pur conscio del dispiacere che avrebbe dato ai parenti e dei dubbi che avrebbe sollevato nei credenti, perché in questo caso non si poteva supporre una mancanza di consapevolezza e volontà di morire in Welby, e per la Chiesa il suicidio è e resta un peccato che la concessione di funerali religiosi avrebbe legittimato. In merito al secondo caso Ruini ha affermato con forza che non si può decidere a monte, prima della nascita, che “una vita non perfettamente sana dal punto di vista biologico non meriti di essere vissuta”. Più in generale una studentessa della Summer School ha chiesto come è possibile, secondo il cardinale, per un cattolico portare dei “principi non negoziabili” in un campo come la politica nel quale il Cardinale Ratzinger aveva riconosciuto fosse il compromesso la vera morale. Ruini ha risposto distinguendo l’accettazione dei principi democratici ed in particolare della regola della maggioranza dal dovere di non abbandonare i propri principi anche una volta messi in minoranza, di continuare a proporli per evitare l’adozione di nuove leggi ad essi contrarie e per cercare dei miglioramenti a quelle esistenti e non condivise – come quella sull’aborto – per diminuire la loro distanza da quegli stessi principi.

L’intervento di Ruini, e soprattutto la dialettica tra il Cardinale e gli studenti che hanno posto domande articolate e non scontate, testimonia una volontà sempre più diffusa nella Chiesa e più in generale nel mondo cattolico di confrontarsi culturalmente con le esigenze della società moderna, riproponendo con forza il messaggio di fede del cristianesimo e al tempo stesso non sottraendosi al confronto con la ragione laica.