La recessione c’è e si farà sentire ma non sarà così dura come dice il FMI
19 Gennaio 2012
di E.F.
Mancava solo il sigillo del Fondo Monetario Internazionale (FMI) a conferma di quel che circolava da un po’ di tempo ovvero che l’Europa è in recessione e con essa anche l’Italia. E’ quanto emerge ufficiosamente dal World Economic Outlook 2012 (WEO), il documento che ogni anno il FMI divulga con previsioni e stime, paese per paese, sui maggiori indicatori economici.
A dispetto delle ultime stime divulgate dal Fondo lo scorso Settembre, secondo quanto riportato dall’Ansa – la quale ha diffuso un’anticipazione del documento principe dell’organizzazione con base a Washington DC e diretta da Christine Lagarde dopo l’uscita di scena di Dominique Strass Kahn lo scorso anno – l’Italia ha di fronte a sé un biennio di recessione peggiore del previsto.
Per il FMI, infatti, l’Italia assisterà a una contrazione del 2% del Pil per l’anno 2012 e del 0,6% per l’anno successivo, il 2013. Così facendo di fatto il Fondo rivede al ribasso le stime di crescita per il nostro paese, tagliando del 2,5% rispetto alle proprie stime di crescita che appunto solo lo scorso Settembre venivano date allo + 0,3% per il 2012 e a +1,7% del PIL sul 2013.
Non pago verrebbe da dire, il WEO 2012 prevede che la crescita mondiale rallenterà fortemente: secondo il Fondo dovrebbe essere di appena il 3,3% sul 2012 e del 4% sul 2013. La ripresa mondiale sarebbe minacciata, sempre secondo il FMI, dalle crescenti tensioni sul debito dell’eurozona e a quel che è riportato, la frenata finirà anche per riguardare il gruppo delle economie emergenti come i Brics.
Se confermato, questo scenario recessivo potrebbe compromettere significativamente gli sforzi compiuti dal governo tecnico di Mario Monti nel difficile compito dell’Italia verso una via d’uscita dalla crisi del debito, dell’euro (soprattutto nel suo lato governance) e dalla crisi del modello di spesa pubblica euro-continentale, così come affermatosi durante la seconda metà del secolo scorso.
Come se ciò non fosse sufficiente, qualora queste stime dovessero effettivamente avverarsi, la diminuzione del gettito fiscale che deriverebbe da una contrazione del PIL sarebbe oltremodo rilevante, tale forse da dover costringere il governo italiano a effettuare un’altra manovra straordinaria la quale sarebbe resa necessaria dall’assunzione da parte dell’Italia degl’impegni assunti di fronte ai mercati e all’Europaper il raggiungimento del pareggio di bilancio nel 2013.
Il tutto escludendo dall’equazione per un attimo – e con un po’ d’artificio – il problema irrisolto dell’aggressione allo stock del debito italiano da 1,9 trilioni di euro, così come le varie aste dei titoli di debito italiani a breve, media e lunga scadenza da centinaia di miliardi di euro che nei prossimi mesi andranno al rinnovo, oltre ovviamente agli attacchi speculativi sui nostri titoli di debito (e il rischio aggiotaggio annesso) ogni volta che un’agenzia di rating dirama un comunicato con un declassamento di questo o quel debito sovrano europeo.
Le stime recessive del FMI non convincono tutti però. Uno fra tutti l’economista ed ex-ministro delle finanze, Francesco Forte, il quale è convinto che una contrazione del 2,2% del PIL sul 2012, come pronosticata presuntamente dal FMI, sia una stima eccessiva. “E’ esageratissima. Io propendo piuttosto per una contrazione al massimo del 1%. Quel di cui non tiene conto il FMI è che l’euro si sta deprezzando e ciò finirà inevitabilmente per favorire le esportazioni e dunque non bisogna drammatizzare troppo”.
Ciò non fa venir meno, però, il dato della recessione nella quale l’Italia è entrata e che finirà inevitabilmente per avere un impatto negativo sulle finanze pubbliche italiane. Sulla possibilità che, nonostante le smentite recenti del premier Monti, l’Italia sia comunque costretta a varare una nuova manovra, Forte conferma che “è probabile che il premier venga comunque costretto dagli eventi a varare una nuova manovra, stavolta con tagli alla spesa pubblica significativi rispetto all’ultima".
Per l’ex ministro la soluzione di fronte alla recessione è un’altra: "La mia opinione in merito è che visto che siamo già in recessione, il governo italiano, invece di aspettare il deterioramento delle finanze pubbliche per rifare un’altra manovra, dovrebbe dare vita immediatamente a una manovra espansiva straordinaria fatta di piani straordinari di mobilità e d’investimento come banda larga, edilizia. Con tutta questa discussione sullo spezzare le reti, però, si disincentivano gli attori che potrebbero fare gli investimenti a farne di nuovi”.
C’è qualcosa di più però che non convince Forte ed ha a che fare con il ruolo del FMI in tutto questo. E’ opinione di Forte che la dirigenza del FMI drammatizzi le stime di recessione volontariamente. “Il FMI ha tutto l’interesse a che la fotografia economica internazionale emerga più drammatica di quel che è in realtà. Il vero obiettivo del FMI è infatti di ottenere più conferimenti pecuniari da parte degli Stati membri, in particolare da parte dai paesi emergenti. Rappresentando la situazione in maniera così drammatica, il FMI spera di spingere gli Stati ad essere più disponibili ad affidargli più potere e più soldi nella soluzione della crisi”.