La Regina Elisabetta, ovvero l’essenzialità al potere

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La Regina Elisabetta, ovvero l’essenzialità al potere

La Regina Elisabetta, ovvero l’essenzialità al potere

07 Aprile 2020

Quasi un anno fa, il buon Vincenzo De Luca, oggi conosciuto a livello planetario come lo sceriffo anti-coronavirus per le sue sfuriate che fanno sempre sorgere il dubbio se sia lui o Crozza a parlare, se ne uscì con una delle sue: “Con i tweet non si governa. Se devo fare 10 tweet al giorno e per pensare ciascun tweet ci metto 20 minuti, ho perso mezza giornata solo per fare questo”.
Il riferimento, ovviamente, aveva un nome e un cognome (Matteo Salvini ndr). Ma, nell’epoca dove hanno più potere i social media manager rispetto agli uffici legislativi, questo è un messaggio che vale per tutti a livello politico. Ed il messaggio era chiaro: l’autorevolezza non si acquista solo a colpi di tweet e slogan (a meno che non sei Trump che cinguetta dopo aver agito! Ma anche questa è un’altra storia…). E la cosa è apparsa ancora più lampante dopo lo storico discorso alla nazione della Regina Elisabetta: linguaggio semplice e sobrio, poche parole ma giuste, sguardo grave ma intenso e capace di infondere sicurezza e speranza.
Il tutto in soli 5 minuti. Chapeau!
5 minuti per catalizzare l’attenzione della stampa mondiale e mettere addirittura in secondo piano le condizioni di salute non proprio ottimali del premier britannico Boris Johnson. Non proprio una cosetta da poco, dunque! 5 minuti dove una testa ferma, salda e sicura arriva al cuore del proprio popolo. “Quelli che verranno dopo di noi – ha scandito – potranno dire che i britannici di questa generazione sono stati forti come ogni altra”. Come non riconoscersi? Come non sentirsi orgogliosi? E, soprattutto, come non crederci?

Sì, perché l’autorevolezza e la credibilità istituzionale passano anche da una comunicazione adeguata dove ciò che si dice è suffragato dal come e dallo stile: se la Regina, in 68 anni di regno, ha parlato in tutto circa 30 minuti ai suoi sudditi è ovvio che quando viene annunciato un suo discorso il momento diventa come d’incanto “storico”. Una scelta di essenzialità che alla fine conferisce autorevolezza e crea unità. E crediamo che non sia proprio un caso se ora tutta la Gran Bretagna (politici, giornalisti, sportivi…) senza alcuna eccezione, si è stretta attorno al suo premier ricoverato in ospedale in gravi condizioni, arrivando addirittura a bannare chi osa offenderlo sui social (qualcuno in Italia impari la lezione! ).

“Round the flag” (attorno alla bandiera) chiamano i sociologi l’effetto di unità attorno alle figure istituzionali che si crea in tempi di emergenza. Sono bastati 5 minuti a Elisabetta II per issare la bandiera dell’unità e per dare una lezione di comunicazione efficace in tempi di crisi a quanti invece pretendono di acquisire credibilità a suon di dirette Facebook. E il riferimento a qualcuno a Palazzo Chigi non è per nulla casuale…