La rendita della giunta Vendola è davvero finita

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La rendita della giunta Vendola è davvero finita

04 Maggio 2011

Nel suo acuto editoriale apparso sul Corriere del Mezzogiorno di ieri dal titolo “Giunta Vendola rendita finita”, Francesco Strippoli boccia di fatto questo primo anno della seconda legislatura di Vendola e ne rimarca le differenze rispetto a quella scorsa, che invece esalta perché portatrice di una “idea della Puglia”.

Mentre non si può non apprezzare l’onestà intellettuale di un’analisi che riscatta ampiamente talune eccessive accondiscendenze, rilevabili anche dai voti sin troppi generosi attribuiti agli Assessori vendoliani sul Corriere del Mezzogiorno del 1 maggio scorso, per di più schizofrenicamente a seguito di giudizi per nulla lusinghieri, mi permetto di evidenziare, a parziale difesa di questa legislatura, che essa altro non sta facendo che subire i pesanti contraccolpi di quella precedente, che avrà avuto anche un’ “idea della Puglia”, ma si è evidentemente scordata di applicarla in settori fondamentali come la Sanità e l’Agricoltura, di cui agli incolpevoli nuovi consiglieri non resta che raccogliere i cocci.

Se la Sanità pugliese ha necessitato di un devastante “Piano di rientro”, che ha scaricato sulle comunità e sui cittadini tagli e tickets pesantissimi ed indiscriminati; se i Consorzi di Bonifica, che sei anni fa potevano essere risanati senza eccessivi sforzi, rischiano oggi di travolgere quel che resta della nostra Agricoltura, evidentemente sono mancate programmazioni e riforme fondamentali, nelle quali doveva prioritariamente concretizzarsi la sullodata “idea della Puglia”. E questo al netto di vicende giudiziarie e di valutazioni etiche pur ineludibili.

Se poi il principale metro di giudizio di una politica di governo è, e non può non essere, quello riferito ai livelli di occupazione, è stato forse troppo sottovalutato il dato emerso a seguito della passata legislatura, e cioè che negli anni in cui le politiche vendoliane avrebbero dovuto andare a regime, la Puglia ha conseguito il record nazionale di perdita percentuale di posti di lavoro, con un picco ancor più inquietante per i laureati, nei cui confronti evidentemente “Bollenti Spiriti” e “Ritorni al futuro”, pur con i loro innegabili luccichii pre-elettorali, sono passati senza lasciar traccia.

In quell’ “idea della Puglia”, evidentemente, mancava (o magari c’era ma era controproducente) un progetto di sviluppo, mentre talora è sembrato che piuttosto si praticasse una sorta di ideologia della decrescita, rispetto alla quale non a caso in questa legislatura sono in atto positivi ripensamenti: si pensi all’inversione di tendenza sulla “parco-mania” di cui alla ridefinizione del “parco delle Gravine”, o alla nuova legge in itinere in materia di “Piano casa”, che riduce i vincoli e i paletti che nella sua prima versione avevano di fatto vanificato l’intuizione di Berlusconi.

Né si possono dimenticare le tredici bocciature in tre anni da parte della Corte costituzionale, che dimostrano quanto fossero illusorie le basi della rendita di cui oggi Strippoli constata la fine, fondate com’erano sulle sabbie mobili di spericolate creatività giuridiche.

Un’ultima riflessione, con qualche conflitto di interessi, sull’opposizione: non vedo cosa possa fare di più oltre che contestare apertamente e mettere in atto pratiche ostruzionistiche. Ma forse è vero che anche qui difetta un’“idea della Puglia”. Pronto anch’io a parlarne un’altra volta.