La Repubblica gioca ancora sulla vergogna d’essere berlusconiani
18 Febbraio 2011
La Repubblica apre oggi in prima con un “Berlusconi danneggia l’Italia”. O buon Dio, cos’è successo? Niente. Non è successo niente. Wikileaks a scoppio ritardato. Gli “spulciatori” di Repubblica e dell’Espresso riportano i commenti di qualche dispaccio dell’ex ambasciatore Ronald Spogli diretti a Hillary Clinton, appena insediatasi al Dipartimento di Stato. Ma diciamo la verità: da quando il cablegate è scoppiato abbiamo tutti imparato a farci venire la pelle dura sul contenuto dei commenti al vetriolo dei diplomatici americani su tutti e su tutto. D’altronde loro sono pagati per questo: commentare e spedire a Washington.
A noi non rimane che fregarcene. E lo facciamo sino a quando, a distanza di mesi, qualcuno in Italia pensa di aprire ancora con la solita aria fritta, come fa Repubblica oggi. I contenuti del dispaccio di Ronald Spogli diretto al neo vertice del dipartimento di Stato, Hillary Rodman Clinton nel febbraio del 2009, sul ruolo dell’Italia e in particolare sul profilo del premier Silvio Berlusconi, sono poco interessanti a dire il vero.
I segugi di Repubblica però hanno anche stavolta dimostrato una certa tendenza a riportare selettivamente i punti del rapporto di fine missione dell’ex ambasciatore. Prima di tutto, nel dispaccio del 2 febbraio 2009, le sue riflessioni si articolano in sette punti ma purtroppo quelli di Repubblica si sono prodigati a dare conto solamente dei primi cinque.
Per dovere di cronaca (ebbene sì ci permettiamo di rimbrottare un po’ il bastione giornalistico de l’Espresso), il punto sei del cable in questione, il penultimo prima dei saluti alla Clinton, par degno di trovare menzione almeno sul nostro giornale, visto che sulla Repubblica di oggi non ve n’è alcuna traccia. Si legge al punto sei :
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09 Rome 128 – 05/02/2009 – Confindential //NOFORN – Embassy Rome
DALL’AMBASCIATORE AL SEGRETARIO DI STATO
E.O. 12958: DECL: 02/10/2019
TAGS: PREL, PGOV, NATO, IT
SOGGETTO: RIFLESSIONI CONCLUSIVE SUL RAPPORTO ITALIA-USA; COSA CI POSSIAMO ASPETTARE DA UN FORTE ALLEATO
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6. (C/NF) Il primo ministro Silvio Berlusconi enfatizza continuamente il significato del legame USA – Italia. Benché in realtà non sia sintonizzato con i nostri ritmi politici quanto ritiene di essere, è genuinamente e profondamente devoto al rapporto con gli USA. Il suo ritorno in politica la scorsa primavera ha portato un tangibile e pressoché immediato miglioramento nella nostra capacità di conseguire risultati da un punto di vista operativo. E il ministro degli esteri Frattini è uno statista di comprovata esperienza. Man mano che Berlusconi si dovrà sempre più occupare di politica interna (in particolar modo delle questioni economiche), Frattini avrà maggior peso nel determinare quella estera. Entrambi desiderano confrontarsi con lei e cercano una guida che li aiuti ad affrontare gli urgenti problemi del mondo. Al loro fianco troverà politici e rappresentanti istituzionali che ritengono fondamentale la relazione e il coordinamento con la classe dirigente e i rappresentanti istituzionali americani per forgiare il percorso politico dell’Italia nel mondo, e anche in Europa. Sono convinto che, nella misura in cui lei e i suoi più stretti collaboratori resterete in contatto e vi coordinerete con i leader italiani, avremo risultati soddisfacenti. Allo stesso modo, se troveremo il modo di includere l’Italia nel gruppo di nazioni con cui lavoriamo a più stretto contatto sui temi chiave – come il Medio Oriente, l’Iran e l’Afghanistan – lei e il presidente troverete moltissimi modi per incanalare il grande potenziale italiano in supporto agli obiettivi strategici statunitensi. Ancor più importante, dall’osservatorio privilegiato di chi conosce l’Italia e la sua popolazione da più di quarant’anni, nonostante gli insuccessi e le incapacità dei suoi rappresentanti istituzionali, bisogna riconoscere nell’Italia un alleato sincero e affidabile, effettivamente capace di rinnovare con entusiasmo una rapporto di stretta collaborazione.”
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Prima di tutto, Spogli fa notare l’impegno di Berlusconi nei confronti dell’alleanza Usa- Italia, sottolineando come gli Stati Uniti abbiamo maggiori possibilità operative sotto il governo Berlusconi di quanto non ne avessero sotto il governo dell’Unione di Romano Prodi. Di più. L’ex-ambasciatore tesse le lodi di Franco Frattini definendolo “statista di comprovata esperienza”. In attesa di un cable che definisca l’ex-premier e ministro degli esteri Massimo D’Alema allo stesso modo, c’è da considerare almeno la scelta di Frattini, come un merito del premier Berlusconi.
E’ vero, le prime considerazioni di Spogli inanellano una lista di dure opinioni, peraltro profondamente opinabili in quanto tali, nei confronti del premier Berlusconi e della sua politica estera. Chi ne desideri dettagliato rendiconto, farà bene a guardarsi la prima pagina di Repubblica. Non ce ne stupiamo troppo. Facciamo spallucce e andiamo avanti.
Quanto agli intenti del quotidiano del gruppo L’Espresso, neanche della loro linea editoriale ci stupiamo più troppo. D’altronde sono dieci anni e più – da quando Berlusconi ha conquistato palazzo Chigi nel 2001 – che La Repubblica cerca di farci vergognare di essere italiani sotto i governi del premier. Provino pure, difficilmente riusciranno.