La ricetta di Sarkozy per rilanciare l’economia

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La ricetta di Sarkozy per rilanciare l’economia

19 Luglio 2007

Quale sarà la politica economica e industriale di Nicolas Sarkozy e come si inserirà nel contesto europeo? Ce lo spiega in un’intervista Olivier Dassault, deputato UMP e vice presidente del gruppo industriale Marcel Dassault (GIMD).

Quale è lo stato dell’industria e del commercio francesi ?

Olivier DASSAULT: In linea di massima%2C i punti forti del commercio estero della Francia sono l’aeronautica, l’industria farmaceutica, il settore agro-alimentare e l’industria del lusso. Invece, i punti deboli risiedono nei servizi e nelle nuove tecnologie. Tuttavia, il problema del commercio estero francese, il cui deficit ha superato i 29 miliardi di euro nel 2006, è innanzitutto di ordine micro-economico.

Per stimolare le esportazioni francesi e accrescere la reattività delle imprese, è necessario rendere le piccole e medie imprese (PME) più produttive, più grandi e più flessibili. Infatti, le esportazioni sono realizzate per la maggior parte dai più grandi gruppi industriali francesi. Non vi sono abbastanza PME che esportano e quelle che lo fanno sono specializzate in attività dal minor valore aggiunto, come i prodotti agricoli; inoltre, sono troppo specializzate geograficamente verso destinazioni tradizionali (Europa, Africa francofona). La sfida per le imprese francesi è dunque, da una parte, collocarsi in settori del futuro e, dall’altra, aumentare la loro presenza sui mercati esteri che dispongono di un forte potenziale di crescita, attraverso esportazioni ma anche investimenti diretti.

La mia esperienza di imprenditore mi permette di dire che la Francia non è disarmata di fronte alle nuove coordinate economiche e tecnologiche del mondo attuale. Deve, però, darsi i mezzi per adattarsi e approfittare della mondializzazione, perché il contrario non sarà possibile.

Quale potrà e dovrà essere l’azione del nuovo governo in questi ambiti? La “rupture” li riguarderà?

OD : La priorità è aiutare le nostre PME a crescere. Le nostre riserve di crescita, impiego, innovazione, esportazione stanno nella capacità della nostra economia di sviluppare un tessuto di imprese di media statura e di portare alcune di esse a livello mondiale.

Nel programma del nuovo presidente della Repubblica, sono state avanzate diverse idee. In particolare è stato proposto di riservare alle PME una parte dei mercati pubblici e dei crediti della ricerca. In ambito industriale, inoltre, Nicolas Sarkozy ha annunciato che svilupperà una politica tale da permettere alla Francia di sfruttare i suoi atout e di trarre il meglio dai suoi progressi tecnologici e dalla sua immagine di leader nei campi del nucleare, dei trasporti ferroviari, dell’industria spaziale, automobilistica, farmaceutica, dell’agro-alimentare, del turismo e dell’industria del lusso, o ancora nelle tecnologie proprie dove la Francia è in grado di prendere un vantaggio decisivo.

Un’altra azione del governo sarà la difesa della politica agricola comune presso i nostri partner europei e in seno all’OMC. Con 39,3 miliardi di euro di esportazioni e 1,4 milioni di posti di lavoro, l’agricoltura, la pesca, e le industrie agro-alimentari sono pilastri della nostra economia. Dovremo ormai condurre una politica in favore dello sviluppo della produzione agricola duratura necessaria alla domanda mondiale crescente.

Cosa pensa della nuova configurazione del governo ? In particolare della riduzione del numero dei ministri e soprattutto della riorganizzazione di alcune competenze (si pensi alla scomparsa del ministero dell’Industria) ?

OD : Questa nuova architettura ministeriale faceva parte delle promesse della campagna elettorale del nuovo Presidente. Per citare solo due esempi, la ristrutturazione del ministero dell’Economia e dell’Ecologia testimonia di questa volontà di migliorare l’efficacia dell’azione del governo e di riformare lo Stato.

Per la prima volta, il Lavoro è collegato all’Economia, con l’idea soggiacente che la lotta contro la disoccupazione passa prima per l’azione economica. Il lavoro deve uscire dalla sfera sociale per ricongiungersi a quella economica. Il ministero dell’Economia sarà ugualmente competente in materia di strategia industriale e di sostegno alle piccole e medie imprese per una politica più globale e più efficiente.

Inoltre, la creazione di un grande ministero dell’ecologia con importanti prerogative illustra l’urgenza di coordinare le sinergie, cioè di associare l’ecologia, lo sviluppo durevole, le politiche energetiche, l’ambiente, i trasporti, la pianificazione del territorio, ma anche le associazioni, le ONG, gli scienziati per attuare finalmente un’azione globale ed efficace.

 Cosa pensa del programma di Nicolas Sarkozy secondo il quale: “l’Europa non deve essere il cavallo di Troia di una mondializzazione ridotta alla circolazione dei capitali e delle merce, ma deve al contrario proteggere i suoi popoli nella mondializzazione” e “riabiliterò la preferenza comunitaria, cioè il diritto per l’Europa, quando si tratta del suo interesse, in particolare all’OMC, di preferire e dunque di proteggere i propri prodotti, le proprie imprese, i propri mercati”? Gli altri partner europei vanno nella stessa direzione?

OD: Nicolas Sarkozy ha ragione a dire questo. Si, la Francia è di ritorno in Europa. Il nuovo governo vuole agire e promuovere un’“Europa dei popoli”, che instauri la “preferenza comunitaria” e organizzi i diversi mercati nel rispetto dei suoi principi e dei suoi interessi.

L’Europa non ha vocazione a seguire né a subire, ma al contrario a costruire e ad agire. È la domanda che pongo nel mio ultimo libro, «La France en Majuscules»: Perché appartenere a un’unione se questa non vi protegge? La preferenza comunitaria è un mezzo di protezione, ma è anche e soprattutto un mezzo di sviluppo economico. Bisogna fare l’Europa senza disfare le Nazioni per non limitarla ad una zona di libero scambio.

 Cosa ne pensa del « nuovo » paesaggio politico francese ? Come interpreta la vittoria di Sarkozy e la politica del governo? Cosa pensa dell’apertura a sinistra?

 OD : La vittoria di Nicolas Sarkozy è il simbolo del rinnovamento della destra francese: moderna, pragmatica e senza complessi. La destra deve farsi carico dei propri valori ed esserne fiera! D’altronde, non credo che nel caso di Nicolas Sarkozy sia opportuno opporre gollismo e liberalismo. Come molti hanno sottolineato, il nuovo Presidente della Repubblica ha saputo fare la sintesi delle destre francesi.

La destra ha cambiato generazione e volto. Si è riconciliata con se stessa, si è sbarazzata dei propri complessi nel rispetto dei valori della Repubblica. E poi, la destra è riuscita laddove la sinistra ha fallito. Ha rivisitato i propri temi ideologici senza tabù, ha preso in considerazione le attese dei Francesi e le realtà della loro quotidianità. Senza per questo fare promesse sconsiderate, ma convincendoli dell’urgenza delle riforme da compiere.

Da parte sua, la sinistra è rimasta chiusa nel proprio passato, senza volersi modernizzare sull’esempio degli altri partiti socialisti e socialdemocratici europei. È peraltro questa incapacità della sinistra ad evolvere che ha condotto alcuni uomini di sinistra a voler lavorare con Nicolas Sarkozy.

Il Presidente e il Primo ministro continueranno ad attirare alla loro causa i talenti che la Francia conta.

Berlusconi ha detto che Sarkozy aveva ripreso molte delle sue idee… Pensa che il suo programma sia effettivamente vicino di quello del centro-destra italiano?

O. D. : Il centro-destra italiano si è complimentato per la vittoria di Sarkozy e ha salutato la sintesi ideologica operata dalla destra francese. Più in generale, l’elezione di Nicolas Sarkozy ha aperto la via della modernità alla destra europea, che deve essere una destra plurale, la cui base comune ripose sui valori dell’identità nazionale e del pragmatismo economico.

L’elezione del nuovo Presidente francese avrà probabilmente delle ripercussioni sul posizionamento del centro-destra italiano: anch’esso può ormai «fare la rupture politica» e apportare le risposte di cui la società italiana ha bisogno.

I rapporti di Nicolas Sarkozy con gli industriali sono gli stessi di quelli di Chirac ?

O. D. :  Ci si può rammaricare della quasi assenza di prospettive in materia di politica industriale durante la presidenza di Jacques Chirac. La perdita del controllo di Pechiney e di Arcelor, che sono stati svenduti perché si riteneva la siderurgia antiquata; l’incapacità dello stato di giocare il proprio ruolo di azionario di EADS: tutto questo testimonia purtroppo la rinuncia industriale che ha caratterizzato la Francia per troppi anni.

Oggi, Nicolas Sarkozy dovrà prendere il testimone e gestire dossier particolarmente strategici, in particolare il progetto di fusione Suez-GDF, la ricomposizione della branca nucleare attorno ad Areva o, ancora, il consolidamento nel settore della Difesa con Safran e EADS.

Durante tutta la sua campagna, non ha cessato di dire che ci dobbiamo battere per la nostra industria. Ora che i francesi lo hanno portato al potere, non c’è dubbio che farà ciò che ha detto. Intende condurre una politica di settori che permetterà alla Francia di sfruttare le carte che ha in mano e trarre il migliore profitto dei propri progressi tecnologici.

È stato ministro dell’Economia e delle Finanze; ha dunque l’esperienza dei grandi dossier industriali e il suo volontarismo politico lascia pensare che svolgerà un’azione efficace e durevole in favore dell’industria e degli industriali francesi.