La ricetta economica di McCain convince poco gli americani

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La ricetta economica di McCain convince poco gli americani

17 Luglio 2008

“Dai nemici mi guardo io, dagli amici mi guardi Dio”. Forse questo proverbio non è di moda in Arizona, ma John McCain deve aver sicuramente pensato qualcosa di simile dopo le dichiarazioni del suo amico e consigliere economico Phil Gramm. Proprio mentre il candidato repubblicano si trovava in Michigan per convincere gli elettori di questo Stato (tra i più colpiti dalla crisi economica) di avere la ricetta giusta per far ripartire la locomotiva americana, Gramm ha dichiarato che la nazione è colpita da una “recessione mentale” e che gli americani “sono diventati un popolo di piagnoni”. McCain, irritato, si è affrettato a dichiarare che l’ex senatore del Texas parla per sé. Tuttavia, l’esternazione del suo economic adviser non ha fatto altro che confermare le difficoltà che l’eroe del Vietnam incontra sul fronte delle politiche economiche. 

La “Mconomics” non convince. D’altro canto, lo stesso McCain, all’inizio delle primarie, aveva dichiarato candidamente che di economia ne capisce ben poco. Un boomerang. Ora che si parla meno di Iraq, dove la situazione è migliorata proprio grazie alla strategia indicata da McCain e attuata dal generale Petraeus, l’economia assurge sempre più a tema dominante delle presidenziali. Un terreno su cui McCain fa fatica. Nonostante le difficoltà  ad attrarre la “working class” e la sua relativa inesperienza, Barack Obama viene considerato più affidabile di McCain per uscire dalla stagnazione in cui versano molte aree del Paese. Come nel 1992 (quando vinse Bill Clinton), anche il 4 novembre del 2008, la maggior parte degli elettori voterà con una mano sul portafoglio piuttosto che sul cuore, come successe invece quattro anni fa. Per correre ai ripari, nei giorni scorsi, la campagna di John McCain ha indicato ben 300 economisti che giudicherebbero positivamente il programma elettorale del candidato del GOP. Secondo The Politico.com, però, molti tra questi esperti hanno espresso più di una riserva sulle proposte di McCain. 

In realtà, ha scritto The Economist, il problema di McCain è trovare un equilibrio tra le due anime del partito repubblicano: “i falchi del deficit” e gli “antitasse”. Il senatore ha promesso che riporterà il bilancio in pareggio per il 2013, alla fine del suo primo mandato. Una promessa che viene giudicata proibitiva considerando lo stato di salute dell’economia americana, mentre i cittadini sono sempre più allarmati per l’aumento del costo della vita, la crisi dei mutui e i dati sulla disoccupazione. 

Ma cosa propone dunque McCain? Per far fronte all’aumento del prezzo del petrolio, il senatore dell’Arizona, pur sensibile alle tematiche ecologiste, si è allineato alla decisione del presidente Bush di procedere a nuove trivellazioni. McCain propone inoltre la costruzione di 45 nuove centrali nucleari e la ormai ben nota “petrol tax holiday”, una riduzione temporanea delle tasse sulla benzina per dare fiato ai consumatori. La misura, appoggiata a suo tempo da Hillary Clinton e bocciata da Obama, viene considerata da molti economisti un palliativo populista. Anche sui tagli delle tasse – varati da Bush – McCain ha cambiato idea. E, anzi, dopo aver votato contro, ritiene ora che ne siano necessari degli altri per favorire la crescita dei consumi. Questo riavvicinamento all’attuale impopolare amministrazione è ovviamente una mossa pericolosa per McCain. E’ la dimostrazione che McCain “regalerebbe” un terzo mandato a George W. Bush, affermano i democratici. Accusa respinta da Steve Forbes, già candidato presidenziale repubblicano e attuale consigliere economico di McCain. Forbes, intervenuto al programma “Political Players” della CBS, ha sottolineato che John McCain, a differenza di Bush, sarà molto più rigoroso sulla spesa pubblica, sfuggita di mano in questi ultimi anni. In effetti, come riconoscono anche i suoi avversari al Senato, McCain ha sempre votato contro spese inutili, approvate solo a fini elettorali. Per convincere gli elettori, però, non basta. McCain potrebbe allora scegliere un vicepresidente con un curriculum di successo nel settore economico-finanziario. L’ex rivale Mitt Romney aspetta fiducioso.