La ricetta per la crescita dei territori si basa sul superamento dei localismi
07 Giugno 2011
di V. F.
Assicurare un futuro ai territori. Soprattutto alle aree interne. Come? Ridisegnando i confini dell’Abruzzo. Non quelli territoriali, ma quelli ideali, trasformando la regione in qualcosa di più moderno, un’ area urbana policentrica. Un ripensamento profondo, che segue il dibattito in corso ad ogni livello della società e sta portando a ripensare il ruolo e la presenza dello Stato e degli enti locali sul territorio.
A lanciare la proposta è Fabio Spinosa Pingue, presidente degli Industriali aquilani. Guarda in avanti e disegna un progetto di sviluppo regionale che valorizza i territori, ma in un’ottica di apertura e di integrazione, “perché – spiega – quelli che hanno già trovato la loro strada per lo sviluppo non si possono fermare, non possono aspettare i ritardatari”. E quindi, la sveglia deve suonare anche per le zone interne. Chieti e Pescara sono più che lanciate. Teramo e L’Aquila devono tenere il passo. E per farlo è necessario unire le forze. E qui scatta il piano: creare un polo industriale tra le due città.
“Divisi non si va più da nessuna parte – è la convinzione di Spinosa Pingue -. Non è più tempo di marciare ognuno per la sua strada. Se si opera a compartimenti stagni si alimenta il campanilismo: un fenomeno deleterio, che porta alla duplicazione di enti e consorzi senza che ci siano i soldi sufficienti per mantenerli”. Ma proprio le difficoltà economiche del momento possono rappresentare una grande opportunità. Se rappresentano il punto di partenza per un ripensamento, che investa in primo luogo le istituzioni pubbliche. “Le ristrettezze di finanza pubblica possono addirittura farci recuperare anni di ritardo – continua il numero uno degli industriali dell’Aquila -, bisogna buttarsi alle spalle l’improduttività, perché la competitività è legata all’efficacia degli enti locali”.
Improduttività e sprechi che appartengono ad un’altra epoca, quella dei “fiumi di denaro pubblico che arrivavano sul territorio”. Ora bisogna cambiare marcia: la spesa pubblica va riqualificata e con essa l’intera struttura statale. E, spingendosi ancora più avanti, rinunciare a qualcosa e ampliare il raggio d’azione, riqualificando ognuno il proprio modo di stare nell’Abruzzo. L’Aquila e Teramo diano l’esempio, unendo le forze e creando Confindustria Gran Sasso, un simbolo che unisce due territori. Questo immagina Spinosa Pingue, “due comunità che operano in sinergia, che condividono progetti innovativi, che creano una nuova governante che possa dialogare e progettare il nuovo Abruzzo, con pari dignità con la costa. Creare un’area forte, che può bilanciare l’Abruzzo, stimolandolo ad una sana competitività al rialzo”.
Come dire, dove non arriva la politica, possono arrivare gli imprenditori, le forze produttive, anticipando e in un certo senso indirizzando la politica. “Tutto è finalizzato all’esigenza di fare sistema – conclude Spinosa Pingue – per creare nuove opportunità, per dare ossigeno ai piccoli territori che rischiano di soffocare”. Ideare, razionalizzare, progettare, condividere. E’ questa la ricetta per la crescita.