“La riforma della giustizia non può essere sotto ricatto”

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“La riforma della giustizia non può essere sotto ricatto”

19 Luglio 2007

intervista a Roberto Manzione di Dimitri Buffa

“Io non faccio macchina indietro, io sono stato leale alla mia maggioranza, piuttosto pongo un problema politico: possiamo andare avanti legiferando in materia di giustizia sotto la pressione esterna, non di tutti i  magistrati, ma di coloro che fanno riferimento ad Antonio Di Pietro e si sentono costantemente in guerra contro la politica?”

Roberto Manzione, il senatore dei Dl presidente della Commissione giustizia, non ci sta a fare da capro espiatorio ai problemi della propria maggioranza. E in questa intervista (rilasciata a margine dei lavori dell’Unione delle camere penali e dell’Organismo unitario dell’avvocatura tenutisi con lo scopo di denunciare lo strapotere della magistratura e il fatto che il Parlamento “ormai legifera sotto dettatura”) spiega i retroscena del voto sul suo contestato emendamento al disegno di legge di Mastella che sia gli avvocati sia l’opposizione hanno già ribattezzato come “contro riforma”. Ovviamente di quella sull’ordinamento giudiziario voluta nella scorsa legislatura dal predecessore di Mastella in via Arenula, il senatore Roberto Castelli.

Senatore Manzione, d’accordo fare lobbying, ma talvolta i magistrati esagerano. O no?

“Io non sono sicuro che ci sia solo questo. D’Ambrosio, Di Lello e Casson nella Commissione giustizia, e sto parlando di magistrati icone della sinistra, erano perfettamente d’accordo con me nell’introduzione della figura dell’avvocato all’interno dei consigli giudiziari in sede di valutazione delle carriere dei magistrati. E lo hanno anche testimoniato dopo il voto.”

E allora come si chiama, il fattore esterno che è intervenuto nel dibattito imponendo alla maggioranza il suo punto di vista?

“In realtà più che un fattore esterno è una persona in carne e ossa, che rappresenta evidentemente quasi in maniera sindacale gli interessi di un’altra parte, peraltro piccola, della magistratura associata, e il suo nome e cognome è Antonio Di Pietro. Il quale, pur non essendo intervenuto in Commissione giustizia tramite i suoi rappresentanti quando si è discusso del disegno di legge Mastella, poi lo ha fatto da fuori facendosi precedere da un fuoco di fila di lanci di agenzie. D’altra parte nel programma di evoluzione del ruolo della magistratura fatto da Md, che è la corrente di sinistra, la figura dell’avvocato all’interno del consiglio giudiziario con quegli scopi di controllo sulla carriera dei singoli giudici c’era. E questa bocciatura del mio emendamento, cui il governo si è dichiarato contrario dopo le minacce di Di Pietro, è in fondo un po’ un’involuzione del dibattito..e la cosa rischia persino di ritorcersi contro gli stessi magistrati”

In che senso?

“Beh adesso si parla di lasciare spazio al parere sia pure non vincolante del consiglio dell’ordine forense di ogni singolo distretto. Ma questi pareri verrebbero da fuori e potrebbero finire sui giornali con effetti ben più dirompenti della dialettica all’interno di un organismo unitario che esprime valutazioni di merito..non so se mi spiego..”

Che conseguenze politiche avrà questo voto?

“Che la politica ne esce sconfitta. Non solo con la magistratura che dà al paese un’immagine di prepotenza. Con un sistema elettorale frammentato come quello che abbiamo, quelli che agiscono come Di Pietro sentono la necessità di tutelare una nicchia, nella fattispecie all’interno della stessa magistratura associata, perché attraverso tale nicchia si assicurano la visibilità politica e la rielezione.”

Hanno ragione o no gli avvocati quando parlano di controriforma Mastella?

“Secondo me sono ingenerosi. Ci sono luci ed ombre.”

Eppure ieri il presidente dell’Unione delle Camere penali italiane, Oreste Dominioni, ha invitato tutti gli avvocati a disertare le istituzioni giudiziarie per protesta..

“Capisco lo sconforto degli avvocati e la prepotenza subita con la bocciatura del mio emendamento, ma non è così che si risolveranno i problemi dei rapporti fra il potere politico e quello giudiziario”

E come, allora?

“Continuando il confronto con la politica e la magistratura, senza alcuna preclusione”.

Visto che le “ombre” già le conosciamo, ci dica allora di qualche “luce” del ddl Mastella?

“I magistrati verranno valutati ogni quattro anni e prima capitava due volte nella vita.  E questo è meglio del concorsificio previsto nella riforma di  Castelli. Il ruolo del Csm viene affiancato da quello della scuola autonoma della magistratura e lo stesso ruolo del consiglio giudiziario nella valutazione delle carriere dei giudici,..sia pure senza gli avvocati previsti nel mio emendamento, non è da buttare via”,

Insomma ci si accontenta di poco, senza che però nulla metta in dubbio l’autoreferenzialità della magistratura?

“Si può anche vederla così, ma è il legislatore che deve sapere distinguere i ruoli e deve avere il coraggio delle proprie scelte, difendendole dagli assalti esterni.”