La “ritiritera”  di Diliberto

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La “ritiritera” di Diliberto

25 Settembre 2007

Se si prende
sul serio Oliviero Diliberto allora si fa fatica a capirlo. Ogni volta che un
incidente funesta la missione italiana in Afghanistan lui è lì pronto a
dichiarare: “ritiriamoci!”. Seguono un paio di interviste e qualche secondo nei
tiggì dello stesso tenore.  Un magro bottino
messo a confronto con l’isolamento a cui si è ormai condannato anche nella
sinistra.

Diliberto sa
benissimo infatti  che l’Italia ha inviato le sue truppe a Kabul in virtù di un mandato congiunto Onu, Nato, Ue.
Un en plein senza precendenti.
Ritirare le truppe sull’onda di un pur tragico incidente vorrebbe dire
denunciare quel mandato e di conseguenza quelle alleanze, mettendo l’Italia su
un diverso asse internazionale.

Neppure il
governo Prodi, che pure di follie in politica estera ne ha collezionate tante,
potrebbe permettersi una scelta del genere e Diliberto sa bene anche questo.

Ciò
nonostante non perde occasione per chiedere un ritiro che – allo stato – non può
avvenire. Diliberto dovrebbe in realtà trarre le conseguenze di questa
situazione e uscire da un governo che in politica internazionale – stando alle
sue stesse dichiarazioni –  si pone agli
antipodi delle posizioni sue e del suo partito.

Questo,
dicevamo,  se lo si prende sul serio.