La Rivoluzione Conservatrice vista e pensata da Irving Kristol
27 Settembre 2009
Una tra le più grandi menti della cultura americana del dopoguerra smaschera le illusioni ideologiche, in cerca di alternative migliori. Pubblichiamo uno "zibaldone" di pensieri tratti dai saggi di Irving Kristol, l’intellettuale morto il 18 settembre scorso all’età di 89 anni. I brani sono apparsi sul Wall Street Journal.
Politica Simbolica e Riforme Liberali, 15 dicembre 1972
"Tutta la cattiva poesia ha origine da sentimenti autentici" scrisse Oscar Wilde, e vorrei suggerire che lo stesso accade con la cattiva politica. Mi sembra che la politica delle riforme liberali negli ultimi anni abbia caratteristiche molto simili alla poesia amatoriale. Si è occupata maggiormente di quel tipo di azioni simboliche che gratificano i sentimenti del riformatore, che dell’efficacia delle riforme stesse. Per l’esattezza, la caratteristica stupefacente di quella che noi chiamiamo “la Nuova Politica” è precisamente l’insistere sulla fondamentale importanza di ostentare le proprie emozioni più intense in ambito pubblico – dobbiamo “avere a cuore” determinate azioni, dobbiamo “preoccuparci”, dobbiamo “impegnarci”. Non mi sorprende che a questo atteggiamento corrisponda un’enorme indifferenza per le conseguenze, per eventuali risultati positivi o per la loro totale mancanza.
Prospettiva Conservatrice, 13 giugno 1975
Non c’è dubbio che il clima ideologico sia nel complesso mutato, seguendo una direzione che si può definire piuttosto conservatrice […] Le aspettative che si allontanano troppo dalla realtà danno vita a popolazioni traballanti e a società traballanti. Una politica che incoraggi regolarmente tali aspettative è una politica di disordine, che porta in ultimo all’autodistruzione. Negli ultimi tempi abbiamo sperimentato una simile politica ed abbiamo visto all’opera il suo sinistro potere. Ora il popolo americano sembra voler dire che è giunto il momento di maggior sobrietà ed autodisciplina.
La ‘Nuova Guerra Fredda’, 17 luglio1975
Se gli Stati Uniti intendono guadagnarsi il rispetto dell’opinione pubblica internazionale, devono prima di tutto dimostrare rispetto per se stessi – le proprie istituzioni, il proprio stile di vita, la filosofia politica e sociale che è alla base di tali istituzioni e stile di vita. Tale rispetto ed autoaffermazione sembrano costituire un tassello mancante nella nostra politica estera.
La Riforma dello Stato Sociale, 25 ottobre 1976
I nostri esperti di urbanistica, i pianificatori e gli scienziati sociali in generale […] sono persone convinte del fatto che, se impiegati a tempo pieno ed adeguatamente finanziati, potranno con successo mettere a frutto quell’arte che renderà tutti più sani, più ricchi e più felici. Il Congresso ha prestato loro ascolto, ed ha formulato la legislazione seguendo i loro progetti; ora ci è stato presentato il conto. Sono queste attività – nell’ambito dell’istruzione, del risanamento urbano, dell’igiene mentale, del welfare – a costituire le escrescenze dello Stato sociale propriamente concepito. Sono questi i programmi che, oltre ad essere inefficaci e richiedere una burocrazia sterminata ed incomprensibile, disonorano lo Stato sociale.
Détente e ‘Diritti Umani,’ 15 aprile 1977
È curioso come ciò che rende l’idea di “coesistenza” così precaria è il fatto che ci siano così pochi comunisti in Unione Sovietica con i quali coesistere. Solo il terrore e la coercizione mantengono al potere quel regime – questo è anche il motivo per cui il governo sovietico non può semplicemente affrontare il tema dei “diritti umani” come un aspetto tra tanti all’interno di un più vasto dibattito ideologico. Per loro rappresenta un pericolo imminente.
Verso una ‘Nuova’ Economia? 9 maggio 1977
Una “nuova” economia sta sorgendo. Basata sulla critica delle teorie keynesiane avanzate dalla scuola monetarista, successivamente rielaborata (in modo piuttosto eterodosso) nelle opere di economisti come Robert Mundell ed Arthur Laffer, e vigorosamente pubblicizzata da Jude Wanniski del The Wall Street Journal e dal Rappresentante al Congresso Jack Kemp, si trova ancora in stato embrionale e il mondo non ne ha ancora propriamente realizzato l’esistenza…. Si utilizzano gli apici per il termine “nuova” poiché in verità gran parte della “nuova” economia è piuttosto vecchia – vecchia quanto Adam Smith, si può dire. Si concentra sulla crescita economica, piuttosto che sul concetto di equilibrio e disequilibrio, e vede la crescita seguire una libera risposta del libero mercato agli incentivi economici (ad esempio gli investimenti, il lavoro duro, eccetera) […] al momento e nelle presenti circostanze, gran parte dell’enfasi è posta dalla “nuova” economia sulla necessità di un taglio sostanziale ed orizzontale alle tasse, poiché è l’alto livello di tassazione che impedisce l’aumento degli incentivi… È difficile sottostimare l’importanza del fatto che, per la prima volta in mezzo secolo, è la filosofia economica dei conservatori a mostrare segni di vigore intellettuale, mentre la filosofia economica del liberalismo seguita ad intrappolarsi in nodi sempre più elaborati.
Il Virus della Casa Bianca, 17 aprile 1978
La gran parte dei politici, nella gran parte delle occasioni, finirà per arrendersi alla realtà – per quanto con estrema riluttanza.
Le Nostre Illusioni in Politica Estera, 4 febbraio 1980
La politica estera degli Stati Uniti dovrebbe avere come scopo centrale un ordine del mondo forgiato per quanto possibile dal nostro interesse nazionale, in quanto grande potenza libera, democratica e capitalista.
Due Quesiti Economici, 26 giugno 1980
I nostri problemi economici non sono insolvibili. Possiamo abbassare – stiamo abbassando – il livello di inflazione. Possiamo permetterci tagli alle tasse senza rischiare il caos economico. Nonostante le follie dell’ultima decade, la nostra economia non è sull’orlo dell’apocalisse. Politiche economiche solo un poco più sensate, specialmente nell’ambito della tassazione e della regolamentazione, possono fare una grande differenza per il futuro. D’altro canto, una volta diffusasi l’idea secondo la quale siamo all’interno di una profonda crisi e soltanto “azioni drastiche” da parte di Washington sono in grado salvarci –quello sarà il momento in cui faremo meglio a correre al riparo.
Cos’è Accaduto al Buonsenso?, 17 gennaio 1984
Prendiamo ad esempio il tema della criminalità. Non si realizza a sufficienza quanto straordinario – si potrebbe addirittura dire unico – sia lo stato della criminalità negli Stati Uniti. La nostra potrebbe anche essere la prima società nella storia dell’uomo in cui il cittadino medio vive nella costante paura di essere vittima di un’aggressione contro la sua persona – aggressione non da parte del governo o delle forze di polizia, ma dei suoi concittadini. È una condizione mai vista […] com’è potuto accadere? Gran parte della risposta è che i nostri sociologi, criminologi e legislatori hanno applicato le loro teorie e la loro presunta esperienza per creare un sistema giuridico che teoricamente doveva ridurre la criminalità, ma al contrario ha fatto sì che essa proliferasse oltre misura. È oltremodo ironico che le cosiddette nazioni “meno sviluppate”, che hanno molti meno esperti di noi, hanno anche tassi di criminalità inferiori. Questo è il risultato quando si permette a teorie “sofisticate” – in realtà ideologie elaborate – di prevalere sul buonsenso e sulla saggezza popolare. Nelle società moderne, il crimine (così come l’istruzione) diventa un problema quando i nostri esperti lo rendono tale.
Il Vecchio Mondo ha bisogno di una Nuova Ideologia, 1 aprile 1985
L’Amministrazione Reagan è un affascinante insieme di due varietà di conservatorismo. Il primo è il conservatorismo tradizionale, che sottolinea l’importanza della gestione prudente degli affari economici così come della politica estera. Per lo meno la metà delle volte, Reagan parla e si comporta come un conservatore di questo tipo. Ciò nonostante, nei momenti critici, parla e agisce come un nuovo tipo di conservatore – un “neoconservatore”. Il neoconservatorismo è una strana creatura, un conservatorismo che guarda al futuro, che pone l’accento sulla crescita economica piuttosto che sulla stabilità, su una politica di speranza piuttosto che di conservazione. Trasuda spirito spavaldo e fiducia in se stesso, piuttosto che una triste rassegnazione. È un nuovo tipo di conservatorismo che differenzia questa Amministrazione da quelle precedenti. È stato il neoconservatorismo a dare spazio all’economia dell’offerta, e a quella che oggi potremmo chiamare una politica estera “dell’offerta” – vale a dire una politica di azione piuttosto che di reazione, rappresentata dall’invasione di Grenada, l’Iniziativa di Difesa Strategica e gli aiuti ai Contras in Nicaragua.
Vita Senza Padre, 3 novembre 1994
Una delle scoperte incontestabili della moderna scienza sociale è che i padri sono delle persone molto importanti, veri VIP. Confesso di essere rimasto attonito nello scoprire quanto realmente siamo importanti noi padri. Importanti in tutta una serie di modi inaspettati. Così, si viene a sapere che quasi due terzi degli stupratori, tre quarti degli assassini minorenni, e la stessa percentuale di detenuti con condanne a lungo termine è costituita da giovani maschi cresciuti senza un padre. Dubito che molti padri abbiano compreso che la loro missione nella vita avesse in qualche modo a che fare con la prevenzione degli stupri, degli omicidi o delle detenzioni durevoli tra i loro figli.
Disuguaglianze di Reddito senza Conflitto di Classe, 18 dicembre 1997
Si afferma spesso che il capitalismo – ovvero l’economia di mercato – sia moralmente inaccettabile poiché la trickle down economics (l’economia “a gocciolamento”) crea disuguaglianze di reddito e di benessere. Ora, è certamente vero che l’economia capitalista produce simili risultati. Tuttavia, è anche vero che se si vuole raggiungere la crescita economica ed un maggiore benessere per tutti, non esiste di fatto un’alternativa all’economia “a gocciolamento”, che poi è solo un altro nome per l’economia in crescita. Il mondo è ancora in attesa di vedere all’opera una versione efficace di “economia a gocciolamento inverso”, una società egalitaria in cui lo Stato fa sì che i frutti della crescita economica vengano divisi universalmente ed equamente. Il problema di una simile ipotesi – che corrisponde ovviamente all’ideale socialista – è che prima di tutto non è in grado di produrre frutti simili. La crescita economica si verifica grazie ad imprenditori ed innovatori le cui ambizioni, una volta realizzate, creano disuguaglianze. Nessuno che conosca anche solo in parte la natura umana può aspettarsi che queste persone non vogliano arricchirsi, e se le loro ambizioni vengono frustrate troppo a lungo, essi cesseranno di essere produttivi. Né è pensabile che lo Stato possa sostituirsi a loro, poiché lo Stato non può occuparsi di quella “distruzione creativa” che è componente essenziale dell’innovazione. Lo Stato non può e non deve essere un’istituzione soggetta a rischio, poiché è politicamente impossibile per qualsiasi Stato gestire le inevitabili situazioni di bancarotta che si verificano in concomitanza a rischi di natura economica.