La Roma piange Sensi, il presidente scomparso ieri a 82 anni

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La Roma piange Sensi, il presidente scomparso ieri a 82 anni

18 Agosto 2008

Presidente-tifoso del terzo scudetto della Roma, artefice della quotazione in Borsa del club giallorosso e figlio di uno dei fondatori della società identificata da sempre con il quartiere di Testaccio. Ma anche protagonista in prima linea del braccio di ferro prolungato che caratterizzò il calcio-politica negli anni precedenti lo scandalo Calciopoli. E’ molteplice il segno lasciato nel mondo del pallone da Franco Sensi, morto ieri a 82 anni dopo una lunga malattia.

Azionista di riferimento della Roma dal novembre del 1993, dopo pochi mesi di controllo congiunto con un altro imprenditore capitolino, Pietro Mezzaroma, Sensi – imprenditore nel ramo petrolifero – è passato alla storia principalmente per avere portato nella bacheca del club giallorosso lo scudetto della stagione 2000-2001, che spezzò un digiuno tricolore iniziato dopo la seconda affermazione nel campionato di Serie A, datata 1983 e giunta sotto la guida di Dino Viola. Due anni dopo la morte di Viola, Sensi prese il timone di una Roma a rischio di fallimento per l’arresto per bancarotta del suo predecessore, Giuseppe Ciarrapico.

Nei sette anni di assestamento che condussero al titolo italiano, Sensi affiancò anche a livello politico il tecnico Zdenek Zeman, proveniente dalla Lazio e artefice della scintilla che portò la procura di Torino ad indagare su un presunto abuso di farmaci da parte della Juventus. Lo scontro prolungato con il club bianconero e con il Milan, in particolare con l’amministratore delegato Adriano Galliani, portò Sensi a lanciare dure accuse contro il cosiddetto ‘Palazzo’ del pallone e contro il mondo arbitrale, oltre che a tentare senza successo la corsa alla presidenza della Lega Calcio. In particolare Sensi si scontrò spesso con Luciano Moggi, ex direttore generale della Juventus condannato a cinque anni di inibizione con proposta di radiazione per il suo ruolo centrale nella bufera Calciopoli. Sensi, che contestando il ‘Palazzo’ arrivò a parlare di "associazione a delinquere", fu protagonista di numerosi attriti con Galliani accusando il dirigente rossonero di conflitto di interessi per la sua triplice veste di amministratore delegato del Milan, presidente della Lega Calcio e uomo vicino al mondo Mediaset.

Successivamente, nel 1999, Sensi sostituì Zeman con l’ex tecnico del Milan Fabio Capello, scelto perché, secondo lo stesso presidente della Roma, meno inviso al ‘Palazzo’ stesso. Con Capello in panchina, e con gli acquisti chiave degli argentini Gabriel Omar Batistuta dalla Fiorentina e Walter Samuel dal Boca Juniors (l’anno precedente arrivarono a Trigoria Vincenzo Montella dalla Sampdoria ed il giapponese Hidetoshi Nakata dal Perugia), la Roma conquistò il suo terzo scudetto nella stagione 2000-2001 succedendo nell’albo d’oro alla Lazio di Sergio Cragnotti. Nella bacheca giallorossa successivamente entrarono anche due edizioni della Supercoppa di Lega (2001 e 2007) e due Coppe Italia, nel 2006-2007 e nel 2007-2008. I successi dell’ultimo biennio sono legati al tecnico Luciano Spalletti e ad una differente gestione societaria, affidata da Sensi – per i suoi crescenti problemi di salute – alla figlia Rosella, amministratore delegato del club.

A partire dallo scudetto del 2001 la Roma ha preso parte a numerose edizioni della remunerativa Champions League ottenendo due volte l’approdo ai quarti di finale (nelle ultime due stagioni, eliminata in entrambe le occasioni dagli inglesi del Manchester United). La gestione di Sensi è stata caratterizzata anche da periodi di difficoltà finanziaria, culminati nella vicenda delle fidejussioni che nell’estate del 2003 misero a rischio l’iscrizione della squadra al campionato di Serie A.