La Ru486 e il rischio di cadere nella trappola di un federalismo etico

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La Ru486 e il rischio di cadere nella trappola di un federalismo etico

02 Aprile 2010

Non è che per una concomitanza di eventi che il caso sia scoppiato proprio il primo aprile, appena due giorni dopo l’esito del voto, giorno a partire dal quale la diffusione della Ru486, la pillola abortiva, nelle strutture ospedaliere italiane è diventata esecutiva. Ma le recenti dichiarazioni dei neo-governatori di Piemonte e Veneto, Roberto Cota e Luca Zaia, entrambi leghisti doc, non hanno mancato di suscitare non solo le normali scandalizzate reazioni scomposte dell’opposizione ma un vero vespaio di polemiche politiche.

La storia è presto ricostruita e parte da più lontano di quanto si pensi. Parte dalla commercializzazione – non autorizzata da nessun protocollo giuridico o scientifico – della Ru486 avvenuta in alcune regioni d’Italia, guarda caso Toscana ed Emilia, roccaforti rosse del nostro paese. A quel tempo risalgono le prime polemiche e la decisione di portare in Italia la pillola abortiva, un approdo che per molti aspetti ha assunto più i connotati ideologici e politici che quelli della sicurezza della salute.

"A chi oggi attacca la posizione dei neo-governatori leghisti Cota e Zaia sulla Ru486 – spiega Eugenia Roccella, sottosegretario alla Salute in una nota – ricordo che la diffusione della pillola abortiva in Italia è avvenuta innanzitutto a seguito di votazioni favorevoli di consigli regionali e comunali, guidati da giunte di sinistra, che si sono espressi per l’uso di un farmaco quando ancora non era autorizzato in Italia, e hanno stilato protocolli e linee guida senza tenere conto dei pareri già espressi dal Consiglio Superiore di Sanità. Non è possibile invocare l’autorità dello Stato rispetto alle autonomie regionali a intermittenza, solo quando fa comodo al proprio schieramento politico”. Come a dire che nel nostro paese chi di Ru486 ferisce (la sinistra) di Ru486 può pure perire, per di più per mano della Lega.

Elevato in questo modo il livello della tensione, però, oggi più che mai rischia di prefigurarsi uno scontro all’arma bianca tra governi delle Regioni, su chi e in che modo utilizzerà la pillola abortiva, dimenticando la cosa più importante: che al centro del dibattito ci sono la salute delle donne e il rispetto della legalità. E si rischia di cadere nella trappola di un federalismo etico che rappresenta sempre e comunque un grave rischio per il paese, che siano i leghisti a propugnarlo o che a farlo siano giunte di centrosinistra.

E allora come uscire dall’impasse che sembra essersi creata in materia dopo le uscite dei governatori del Carroccio? “Personalmente – ha dichiarato ancora la Roccella – sono contraria al fatto che ci siano diverse sanità in Italia, per questo sono favorevole alla ricerca di un protocollo unitario possibilmente condiviso con le Regioni, che cercheremo di mettere a punto al tavolo per le linee guida e il monitoraggio dell’uso della pillola Ru486”.

Intanto, un fatto appare incontrovertibile: dal primo aprile la pillola potrebbe essere disponibile in tutte le strutture ospedaliere italiane (i primi carichi sono già arrivati nella Puglia vendoliana), e ora è possibile che i governatori di Veneto e Piemonte, possano non tanto impedirne l’utilizzo ma ostacolarlo, per esempio decidendo di non inserirlo nel prontuario regionale dei farmaci, e aprendo un contenzioso infinito con l’Aifa – l’Agenzia italiana del farmaco – che invece ha introdotto la pillola abortiva nel prontuario nazionale.

Allora ricostruiamo il passato, anche per capire che cosa possono materialmente fare le Regioni per mettere in pratica in un senso restrittivo (leggi Lega) o in un senso estensivo (come farebbero le giunte rosse progressiste) il commercio della Ru486. “Dobbiamo distinguere un profilo di legittimità e uno di sicurezza sanitaria”, spiega ancora il sottosegretario alla Salute. "La legittimità, cioè la compatibilità della Ru486 con la legge 194, è questione di competenza del Governo e del Parlamento. L’indagine parlamentare condotta sul tema dalla Commissione Sanità del Senato lo scorso autunno ha chiarito che la direttiva europea sul mutuo riconoscimento (con cui la pillola abortiva e’ stata introdotta in Italia) prevede una prevalenza delle normative nazionali su quelle comunitarie per farmaci abortivi e contraccettivi”.

Sono cioè i governi e i parlamenti nazionali a valutare le eventuali incompatibilità fra i farmaci abortivi e contraccettivi e le leggi nazionali in materia. “Il Ministro Sacconi, anche sulla base dell’indagine del Senato, comunicò alla Commissione Europea che l’uso della Ru486 è compatibile con la legge 194 solo se l’intera procedura abortiva avviene in regime di ricovero ordinario. Dal punto di vista della sicurezza, invece, il recente parere del Consiglio Superiore di Sanità, confermando pienamente i due precedenti sullo stesso argomento, e delineando un profilo di maggiore rischio per chi abortisce con la pillola rispetto a chi segue il metodo chirurgico, ha concluso indicando la necessità di un ricovero ospedaliero ordinario. Il Ministro Fazio ha notificato il parere alle Regioni, chiedendo di adeguarvisi".

Una volta adempiuti i due profili, quello di legittimità e quello di sicurezza sanitaria, non restano ampi margini di intervento se non quelli riservati alle autonimie regionali. Premesso che i pareri del CSS, la massima autorità scientifica istituzionale in ambito sanitario non sono strettamente vincolanti “chi decidesse di seguire comportamenti difformi dovrebbe motivarli adeguatamente assumendosene una completa responsabilità”, conclude il sottosegretario. “Le Regioni, d’altra parte, hanno abbondanti margini di autonomia per tutto quello che riguarda le politiche sanitarie da seguire: dall’informazione ai cittadini, all’organizzazione sanitaria, ai piani più efficaci per la prevenzione dell’aborto".

Scoraggiare ma non proibire, insomma. Sembra essere questo il margine di discrezionalità dei Governatori in questa faccenda, purché si rispetti la legge 194, che in materia è chiara: non si può abortire di Ru486 a casa propria.