La Russa: “Contingente di 4mila uomini entro fine anno in Afghanistan”
18 Maggio 2010
A 24 ore dall’attentato che ha colpito il mezzo blindato “Lince” si pensa a chi non c’ è più. E’ stata allestita nella base della città afghana di Herat la camera ardente per il sergente Massimiliano Ramadù, 33enne, e il caporalmaggiore Luigi Pascazio, di 25 anni. Dopo il giusto omaggio le due salme torneranno in Italia, ma non prima di mercoledì.
È invece atterrato alle 11.30 di oggi a Ciampino l’aereo che ha portato in Italia il 1° caporal maggiore Gianfranco Scirè, il sottufficiale italiano ferito. L’altra ferita nell’attentato, il caporale Cristina Buonacucina, è invece già stata trasferita nella base di Ramstein, in Germania, dove sarà sottoposta a cure per fratture agli arti inferiori e per una sospetta lesione alla colonna vertebrale. È in programma per domani a Ciampino l’atterraggio del volo che trasferirà in Italia le salme del sergente Massimiliano Ramadù e del caporalmaggiore Luigi Pascazio, morti in conseguenza dell’attentato.
"Entro fine anno avremo un contingente italiano di poco inferiore ai 4.000 uomini" ha detto il ministro della Difesa, Ignazio La Russa, intervenendo a ‘La telefonata’, su Canale 5, e rispondendo ad una domanda sul previsto aumento del numero di militari italiani in Afghanistan.
L’esplosione di ieri ha posto nuovamente l’attenzione sui mezzi utilizzati dai nostri militari. Con il prossimo arrivo in Afghanistan del nuovo blindato ‘Freccia’ i militari italiani potranno avere una protezione maggiore di quella assicurata dai ‘Lince’, ma certo “tutto dipende dalla quantità di esplosivo” utilizzata per compiere l’attentato. A dirlo il ministro della Difesa, Ignazio La Russa, intervenendo a ‘La telefonata’, su Canale 5. “Tra poche settimane – ha spiegato La Russa – potremo mandare i nuovi Freccia, che sono dei blindati molto più grossi e più sicuri, anche se un po’ meno veloci, del Lince, che comunque ha dato ottima prova di sé”. Del resto, ha aggiunto, “è chiaro che più aumenti le sicurezze, più si innalza il livello di aggressività”.
Per quanto riguarda il controllo del territorio il ministro è poi stato molto chiaro. Certo per il governo Karzai e le forze internazionali “la strada non è in discesa” ma “In realtà noi ci accorgiamo di quello che succede in Afghanistan tutte le volte che c’è un fatto luttuoso, tragico. Nella quotidianità, quello che sta succedendo in Afghanistan è che il piano McChristall va avanti e cioè si assiste ad un maggiore controllo del territorio” da parte delle forze della Nato, una più stretta collaborazione con i cittadini afgani, che è un po’ il succo del piano” del generale americano, comandante della missione Isaf.
Secondo La Russa, «questo comporta da parte dei talebani una reazione fatta di attentati terroristici subdoli, vigliacchi, che sono tipici di chi comincia ad essere fortemente in difficoltà». Quindi “il progetto del piano McChrystal di arrivare entro il 2013, partendo dal 2011, ad affidare completamente agli afgani il contrasto del terrorismo è un progetto che sta andando avanti. Noi siamo assolutamente fiduciosi che si possano rispettare quei tempi: fare dei passi indietro significherebbe dare una mano di aiuto troppo forte al terrorismo e a chi non vuole la pace”.
La Russa ha poi ribadito il “cordoglio e la vicinanza” ai caduti, ai feriti e ai loro familiari: bisogna “far sentire a chi in Afghanistan ogni giorno fa il proprio dovere che l’Italia è molto consapevole del fatto che sono lì per tenere lontani dalle nostre case i pericoli del terrorismo”.