La Russa: “Regole e pluralismo nel PdL. Prima si discute, poi si decide”

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La Russa: “Regole e pluralismo nel PdL. Prima si discute, poi si decide”

26 Marzo 2009

Onorevole La Russa, lei ha ricevuto da Fini le chiavi del partito ma al congresso di An a qualcuno è sembrato che tra lei e il presidente della Camera ci fosse una valutazione diversa su cosa significhi un “partito di destra”.

Non c’è stata alcuna dicotomia tra i nostri interventi. Il compito di noi dirigenti è quello di traghettare i militanti e i valori, guardando all’oggi e ribadendo che entreremo nel Pdl con tutta la nostra identità. Fini, invece, ha tracciato il percorso con lo sguardo volto in avanti, immaginando il dopo e spronandoci a metterci in discussione.

Partito aperto, plurale, interclassista come lo ha definito Fini. Non c’è il rischio che la vostra identità venga in qualche modo annacquata in una sorta di mare magnum?

Nessun rischio. Un partito come il Popolo della Libertà, che aspira a ottenere il 40% dei consensi non può e non deve essere mono-identitario. Alleanza nazionale entra nel Pdl con tutta la sua storia, i suoi uomini, le sue donne, i suoi militanti. In una parola, con tutta la sua identità e questa identità non è immobile. Come ha detto Fini non è la coperta di Linus, quindi cambierà nel tempo ma cambierà per l’evoluzione naturale non perché si sia dovuto lasciare un pezzo della nostra identità fuori dalla porta del Pdl.

Va bene la cornice culturale e i valori comuni. Ma la vera partita si gioca su quale struttura dare al Pdl. Al congresso lei come gli altri big del partito avete rimarcato la necessità di regole precise, radicamento territoriale, militanza e soprattutto meritocrazia. È un messaggio a Forza Italia? E come si traduce in concreto?

Il nostro è stato un atto di chiarezza. Nel Popolo della Libertà ci saranno regole e pluralismo culturale in una cornice di valori comuni. Le decisioni andranno prese dopo un ampio dibattito, che coinvolgerà tutti, anche se alla fine guai se non arrivasse il momento delle scelte. Saranno istituiti degli organismi per favorire il confronto interno, sia a livello centrale che periferico, aumentando le aree di dibattito anche per i militanti.  

Fini ha indicato la mission del Pdl allargando lo sguardo all’Italia che sarà tra dieci-quindici anni. Un intervento da futuro leader del Pdl?

Il presidente Fini ha tenuto un discorso di altissimo livello, centrando lo spirito e il sentimento che hanno animato il nostro congresso, ossia quello di chi vuole guardare avanti e proseguire in un nuovo cammino per fare il partito degli italiani e per dare all’Italia una forza politica comune a tutti gli uomini e le donne alternativi alla sinistra. Fini ha guardato al futuro come hanno fatto in passato anche tutti i grandi leader della destra italiana. 

Al congresso Fini ha detto che con il Pdl occorre rimettersi tutti in gioco a cominciare da lui stesso, che non ci saranno più rendite di posizione. Messaggio ai colonnelli di An o agli “amici” di Forza Italia?

Direi piuttosto un messaggio a tutti i naviganti. D’altronde tra i dirigenti di Forza Italia e quelli di Alleanza Nazionale vi sono modus operandi diversi e quindi dobbiamo metterci tutti in discussione. Sarà una bella sfida, con la certezza comunque di aver agito per il bene dell’Italia. 

La ripartizione delle quote tra Fi e An. Secondo lei nel nuovo partito la logica del 70 e 30 va superata o resterà tale?

Oggi sono state stabilite queste proporzioni ma in un domani, magari non troppo lontano, nessuno ci farà più caso. Faremo tutti parte del Popolo della Libertà e sventoleremo un’unica bandiera. E a chi pensa che Alleanza Nazionale sarà una corrente del Pdl dico che non sarà così, altrimenti tanto valeva tenersi il partito. C’è bisogno invece di far camminare le nostre idee, le correnti spesso significano soltanto difesa delle posizioni acquisite o di potere. 

In una settimana finisce An e nasce il Pdl. Quali sono gli obiettivi principali che questo soggetto politico dovrà perseguire per candidarsi alla guida del paese anche dopo la fine di questa legislatura e ampliare la base del proprio consenso?

Il Popolo della Libertà aderisce al partito dei popolari europei, al Ppe e quindi si ispira alle linee guida che sono strettamente indicate in quella carta dei valori a cui ci siamo sempre richiamati. Amplieremo la base del nostro consenso solo se riusciremo, come abbiamo già fatto in questi mesi, a mettere in pratica una incisiva azione di governo.