La Russa vara “la sua Destra” nel Pdl e Bocchino la chiama corrente

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La Russa vara “la sua Destra” nel Pdl e Bocchino la chiama corrente

02 Maggio 2010

Non è una nuova corrente, parola-tabù dopo lo strappo di Fini. Semmai "un’area" cultural-identitaria che Ignazio La Russa tiene a battesimo a Milano chiamando a raccolta i quadri ex aennini della Lombardia e alcuni parlamentari. Uno spazio aggregativo dentro il Pdl e convintamente con Berlusconi, che sia custode e interprete dei valori tradizionali di An. Dai finiani toni entusiastici sull’iniziativa del coordinatore nazionale del partito unico, ma tra i berlusconiani appare piuttosto una mossa strumentale alla legittimazione della corrente del dissenso guidata dal presidente della Camera.

La Russa la mette giù così: dal momento che nel Pdl c’è la posizione cattolica, quella socialista e pure quella radicale, è giusto che "vi sia una forte presenza della destra". E le parole d’ordine che scandisce davanti alla platea dove non passa inosservata la presenza di Daniela Santanchè, sono: più presenza sul territorio e una maggiore politica di radicamento nella società. 

Fin qui l’intento dichiarato, ma a ben guardare la chiave di lettura è duplice: da un lato La Russa tenta di inserirsi tra le spinte "liberal-radicalchic" del presidente della Camera e della sua componente per mandare un messaggio ai dirigenti e all’elettorato di riferimento. Della serie: la vera An, la destra autentica sono io. E del resto nel nome c’è il programma: "La Nostra Destra nel Pdl". Dall’altro, prova ad arginare l’avanzata della Lega al Nord che alle regionali ha ricevuto un surplus di voti in uscita proprio dal corpaccione aennino la cui performance è risultata di gran lunga al di sotto delle aspettative. E in questo si innesta l’intenzione di rinvigorire il suo "peso" politico nel collegio lombardo e nella città – Milano – dove La Russa ha dovuto fare i conti con una flessione di consensi (un solo consigliere larussiano è entrato al Pirellone e non certo tra quelli in cima alla lista dei più gettonati dalle preferenze) che, ad esempio, non c’è stato tra gli ex forzisti.

Toni entusiatici dai finiani, pur con qualche stoccata al fiele. L’ex vicepresidente vicario dei deputati Pdl Italo Bocchino da giorni ormai allo scontro frontale col Cav., dice che l’inziativa dell’ex collega di partito "è da valutare assai positivamente perchè favorisce quel partito plurale da noi chiesto in direzione nazionale e lo struttura definitivamente per aree interne (leggasi correnti), smentendo dalla maggioranza l’assurdo editto votato che voleva vietare il pluralismo interno".

E il pasdaran finiano Carmelo Briguglio rincara la dose con accenti più polemici quando avverte: "Caro Ignazio, stai attento che processano anche te". Quindi con vis polemica invita il coordinatore nazionale del Pdl a spiegare qual è la differenza "sul piano politico tra un’area, una componente e una corrente. Per parte mia l’area o corrente promossa di La Russa è benvenuta perché arricchisce il pluralismo dentro un partito che di pluralismo e di libero dibattito ha veramente bisogno".

In realtà, l’approvazione è strumentale all’obiettivo perché sia Carmelo Briguglio che Italo Bocchino leggono l’iniziativa di La Russa come la conferma di quel pluralismo di idee e di quel tasso di democraticità interna che – a loro dire – nel Pdl vanno rafforzati. Per questo cercano di metterla in scia con la corrente finiana – è il ragionamento dei berlusconiani – tentando di legittimare un progetto politico che, a differenza del polo culturale lombardo di La Russa, intende strutturarsi stabilmente dentro il partito come area di opposizione e nel territorio attraverso le articolazioni della bocchiniana "Generazione Italia", così da fungere da catalizzatore del dissenso e della proposta programmatica "parallela" e per certi versi "alternativa" a Berlusconi.

Del resto, è stato lo stesso Bocchino nell’ormai famosa intervista a Mentana Conditio ad annunciare che la mission di Generazione Italia è anche quella di costruire la leadership di Fini, cioè una leadership alternativa a quella del Cav. Parlando ai suoi il ministro della Difesa non risparmia passaggi su Fini, quasi a rimarcare una presa di distanza sul piano politico che ormai è nelle cose e si è palesemente rivelata nella direzione nazionale del Pdl con la fine del ruolo di mediatore e trait d’union che La Russa fino a quel momento aveva esercitato nella dialettica tra Fini e Berlusconi. In quell’occasione, infatti, il presidente della Camera gli ha riservato un applauso stizzito e ironico quando il Cav. ha ricodato che proprio La Russa non gli aveva mai esposto le richieste che in quello stesso giorno Fini ha illustrato ai 171 dell’assemblea pidiellina. Un modo per sottolineare che nel feeling tra il colonnello di An e il suo ex capo, qualcosa si è rotto.

La Russa considera la posizione dell’inquilino di Montecitorio "assolutamente lecita" ma "non rispecchia le posizioni della ‘nostra’ destra. Per questo nasce la posizione politica e culturale all’interno del Pdl, rispettosa delle decisioni degli organi statutari ma orgogliosa di rappresentare una storia, una posizione politica, una cultura, una prospettiva per il futuro".

Il coordinatore nazionale del Pdl tocca le corde dell’orgoglio aennino, indica la strada alla platea e spiega, incassando quasi una ovazione, che "tutti noi dobbiamo qualcosa a Gianfranco Fini, non ho difficoltà ad ammetterlo, penso alle battaglie che abbiamo fatto insieme. Ma nessuno di noi deve tutto a Fini e se qualcuno gli deve tutto forse si trova tra gli 11 che hanno votato” a favore di Fini nella direzione del Pdl. Fini ha sbagliato? Non ci interessa dire chi ha ragione e chi ha sbagliato, dico che personalmente con grande sacrificio e amarezza ho dovuto rilevare che fosse giusta una strada diversa, quella di rimanere nel Pdl. Quello che è successo poteva facilmente essere evitato".

Anche perché, osserva il colonnello di An, non c’erano ragioni profonde per arrivare ad uno strappo di questo tipo, specialmente dopo le vittorie messe in fila nei turni elettorali, a un anno dalla nascita del Pdl. La chiosa è eloquente: "Credo che se non ci fosse stato lo spauracchio, l’annuncio da parte di Fini di voler creare gruppi autonomi e quindi di aprire la strada alla secessione si sarebbe potuto arrivare a soluzioni completamente diverse e noi stessi avremmo assunto atteggiamenti diversi".

Più chiaro di così. Resta da capire ora come e se, all’interno della frastagliata galassia aennina, si muoverano gli altri colonnelli. In altre parole, se il punto di riferimento è ancora la "Generazione Pdl" tenuta a battesimo ad Arezzo quattro mesi fa per iniziativa dello stesso La Russa e di Gasparri, con Matteoli e Alemanno e i finiani Bocchino e Urso, oppure se dopo lo strappo di Fini col Cav. quel patto va riscritto. O archiviato, definitivamente.