La Russia è in declino, la Turchia in ascesa, ma sono destinate a scontrarsi

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La Russia è in declino, la Turchia in ascesa, ma sono destinate a scontrarsi

19 Marzo 2009

La Russia è una potenza in ascesa che si sta muovendo in modo aggressivo per estendere la sua sfera di influenza nell’area dell’ex impero sovietico. La Turchia è uscita dal suo splendido isolamento degli ultimi 90 anni seguito al crollo dell’Impero Ottomano. Con una differenza: mentre la Russia è una potenza destinata al declino sul lungo periodo, la Turchia sembra essere di fronte a un destino più ricco di opportunità.

Oggi la Russia è la potenza mondiale più vulnerabile da un punto di vista strategico. Non è in grado di proteggersi se non espandendosi oltre i suoi confini per creare una serie di stati-cuscinetto anche a costo di inglobare altre minoranza etniche. Il crollo demografico che ha sconvolto il Paese negli ultimi anni ha favorito proprio le minoranze più aggressive, come i ceceni o i daghestani, entrambi di fede musulmana e in rapida crescita. La crisi del gas con l’Ucraina, la guerra del 2008 contro la Georgia, gli sforzi per espellere gli americani dall’Asia centrale, la pressione sugli stati Baltici, sono tutti sforzi compiuti dalla Russia per allargare il proprio spazio vitale e avere più chance di sopravvivenza.

La Turchia offre un quadro per molti versi opposto. E’ protetta dai suoi confini naturali ed è un territorio difficile da conquistare. Anche dal punto di vista etnico e un Paese piuttosto omogeneo, a parte la questione curda, ancora aperta, ma che non pone un serio problema alla sicurezza nazionale. La Turchia è entrata nel blocco della Nato che la proteggeva dall’espansionismo sovietico. Ma ora che l’Urss è scomparsa, Ankara è pronta ad espandersi verso i Balcani e il Caucaso – due ex province ottomane. Anche le nazioni arabe guardano di buon occhio alla Turchia che può fare da argine all’espansionismo iraniano e garantire  mediazioni fidate. Resta la volontà di entrare in Europa, ma la Turchia è uno stato libero da relazioni troppo strette ed ha dalla sua una buona dose di opzioni strategiche.

Uno scenario in cui s’incontrano e si scontrano gli interessi turchi e russi sono i Balcani. La Turchia è tornata a fare incursioni nei territori che un tempo rappresentavano il mercato favorito dell’impero Ottomano. Ma sia Mosca che Ankara devono a loro volta fare i conti con l’espansionismo dell’Unione Europea che tende ad allargarsi verso i Paesi dell’Ex Jugoslavia e del fu Patto di Varsavia. Un esempio è il Kosovo: l’indipendenza di Pristina è stato un colpo al cuore per la Serbia e la Russia, lo Stato-guida dell’Ortodossia, ma anche un argine alla penetrazione economica turca nella regione.

Poi c’è il problema dell’energia. La Russia è attualmente il primo partner commerciale della Turchia e Ankara dipende da Mosca per il 65 per cento dei suoi approvvigionamenti di gas naturale e per il 40 per cento delle importazioni petrolifere. La Turchia sembra spaventata dall’uso politico che Mosca fa della sua potenza energetica, com’è avvenuto quando sono stati chiusi i rubinetti verso l’Ucraina. Questa ansietà accomuna Bruxelles ad Ankara che cercano delle vie di rifornimento alternative: dal condotto BTC (Baku-Tblilisi-Ceyan) a quelli – per adesso solo sulla carta – come il Nabucco.  Altre fonti energetiche per la Turchia potrebbero essere Iran e Iraq ma è ancora troppo presto per parlarne.

Il punto caldo in cui le due potenze potrebbero scontrarsi è l’Asia Centrale, e ancora meglio nel Caucaso. Pensiamo all’Azerbaijan. Gli abitanti di questo Paese non si considerano semplicemente lontani parenti dei turchi ma turchi a tutti gli effetti. Se c’è un Paese della vecchia Unione Sovietica che vuole tirarsi fuori dall’orbita di Mosca è proprio l’Azerbaijan. Tuttavia, l’Azerbaijan non confina direttamente con la Turchia. Di mezzo c’è l’Armenia, un’altra delle piccole repubbliche caucasiche che ha trascinato l’Azerbaijan in una guerra a bassa intensità per il controllo dell’enclave del Nagorno-Karabakh. E l’Armenia si oppone fieramente ad Ankara ricordando il genocidio armeno del 1915.

Ci sono anche altre zone del mondo dove gli interessi dei due paesi s’incontrano, come in Medio Oriente. La Turchia sta solo aspettando che gli americani tornino a concentrarsi sull’Afghanistan per avere uno spazio di manovra più ampio verso Paesi come l’Iraq e la Siria (Ankara si è proposta come mediatrice tra Damasco e Israele) oppure l’Iran (la Turchia guarda di buon occhio alle eventuali pressioni russe su Teheran per stabilizzare l’Afpak e rallentare la rincorsa nucleare iraniana).

Insomma, a breve termine le due potenze eurasiatiche sembrano avere degli interessi comuni che sono destinati a divergere sul lungo periodo. E che alla fine potrebbero spingerle a scontrarsi.