La sacca di Idlib, Assad e l’infinita guerra civile siriana
01 Dicembre 2024
Centinaia di migliaia di profughi libanesi vanno a ingrossare la sacca di Idlib, la regione situata nel nord-ovest della Siria martoriata da una infinita guerra civile. La zona rappresenta(va) l’ultimo bastione dei gruppi ribelli e jihadisti che si oppongono al regime di Bashar al-Assad. Viene definita così, la “sacca”, perché costituisce un’area isolata e circondata, dove le forze anti-Assad, tra cui gruppi fondamentalisti islamici come Hayat Tahrir al-Sham (HTS) mantengono il controllo, pur essendo sottoposte a pressioni militari costanti.
Il mosaico nella sacca di Idlib
Dopo le sconfitte subite in altre aree del Paese, molti ribelli e jihadisti sono stati trasferiti a Idlib attraverso accordi di “evacuazione” mediati dal regime siriano, spesso con l’aiuto di Russia e Iran. Questi accordi permettevano ai combattenti e alle loro famiglie di abbandonare città assediate come Aleppo, Homs o Damasco, in cambio della resa dei territori al governo di Assad.
A partire dal 2016, Idlib è diventata il rifugio principale per una variegata coalizione di oppositori al regime. Gruppi ‘moderati’, ribelli islamisti e organizzazioni jihadiste come HTS hanno reso la sacca un territorio difficile da governare e altamente instabile. La sacca comprende non solo la città di Idlib, ma anche vaste aree rurali circostanti e parte delle province di Aleppo, Hama e Latakia,
Si stima che nella regione vivano circa 4 milioni di persone, tra cui un’ampia popolazione di profughi interni provenienti da altre parti della Siria. A questi si aggiungono gli oltre 420mila profughi libanesi che hanno attraversato il confine verso la Siria.
In teoria, dal 2018 la regione sarebbe formalmente sotto un fragile cessate il fuoco mediato da Russia e Turchia, nel quadro del processo di Astana. La Turchia ha stabilito posti di osservazione militare nella regione, sostenendo alcune fazioni e per contenere nuove crisi umanitarie che potrebbe riversare milioni di rifugiati al di là del suo confine, verso l’Europa.
I jihadisti rialzano la testa
I jihadisti di Hayat Tahrir al-Sham, meglio noti come “Comitato per la liberazione del Levante”, sono la forza dominante dell’area, un’organizzazione terroristica secondo l’Onu, sostenuta dal potente vicino turco, secondo alcuni osservatori internazionali. All’inizio della guerra civile in Siria, HTS si chiamava Al Nusra ed era una costola di Al Qaida. Poi, come ricorda Biloslavo, nel 2016, il suo leader, Abu Mohammed al-Jawlani, ha preso le distanze dalla rete fondata da Osama bin Laden. Ma non sono mai state recise le radici jihadiste.
HTS controlla gran parte delle risorse economiche e militari nella regione, imponendo tasse, gestendo infrastrutture e intervenendo nella vita civile. “Tahrir al-Sham ha attirato anche reduci dello Stato islamico, a cominciare dagli uiguri cinesi, specializzati in attacchi kamikaze, come le autobombe lanciate contro i posti di blocco governativi all’ingresso di Aleppo. Al fianco dei fondamentalisti combatte pure l’Esercito libero siriano, nato grazie all’appoggio della Cia”.
“Non solo: i ranghi ribelli sarebbero aiutati da una squadra speciale, Khimik, dell’intelligence militare ucraina, che da maggio ha fatto trapelare alcuni video di attacchi a basi e postazioni russe. Nell’attacco ad Aleppo sono stati utilizzati droni come quelli del fronte ucraino. Il contingente di Mosca sembra essere stato preso di sorpresa e in città circola voce che un fiume di soldi abbia favorito l’occupazione senza, di fatto, aspre battaglie”.
L’eterna crisi umanitaria siriana
Idlib rappresenta una delle peggiori crisi umanitarie del conflitto siriano. La popolazione vive sotto la minaccia costante di attacchi aerei da parte delle forze governative siriane e russe, che considerano questa zona un territorio da “liberare”. I bombardamenti hanno colpito ospedali, scuole e mercati, causando migliaia di vittime civili. La regione dipende in larga parte dagli aiuti umanitari internazionali, che vengono trasportati attraverso il confine turco.
La sacca di Idlib è un punto cruciale nella guerra civile siriana per diverse ragioni. La regione vede il coinvolgimento diretto di Turchia, Russia, Iran e, indirettamente, di Stati Uniti e Unione Europea. Un’ulteriore escalation militare a Idlib potrebbe provocare una nuova crisi migratoriai verso la Turchia e, di conseguenza, verso l’Europa. La Turchia mira a mantenere Idlib come una sorta di “zona cuscinetto” contro le forze governative e curde, mentre il regime di Assad considera il controllo totale della regione essenziale per la sua vittoria finale.
Gli effetti delle operazioni militari israeliane
Un altro elemento che ha innescato l’offensiva di quieti giorni è stato il massiccio aumento dei raid israeliani contro arsenali, basi e leader di Hezbollah e dei Pasdaran iraniani in Siria, intensificati dopo l’attacco di Hamas del 7 ottobre. Questi raid hanno significativamente indebolito il supporto militare filo-iraniano al regime di Assad a Damasco. Successivamente all’intervento terrestre delle forze israeliane in Libano, Hezbollah ha richiamato gran parte delle sue truppe stanziate in Siria.
La sacca di Idlib è dunque il simbolo di un conflitto irrisolto. Rappresenta un terreno conteso, dove gli interessi locali, regionali e internazionali si intrecciano, alimentando un conflitto che sembra lontano da ogni risoluzione. La mancanza di un accordo politico duraturo lascia la regione in un limbo, esponendo milioni di civili a ulteriori sofferenze e rendendo Idlib un pericolo costante per la stabilità dell’intera regione mediorientale.
Il regime di Assad continua a fare danni
Ma non bisogna dimenticare che è il regime di Assad ad aver creato le condizioni per l’attuale escalation, attraverso il suo costante rifiuto di impegnarsi in un autentico processo politico per pacificare la Siria e a causa della continua dipendenza degli alawiti da Russia e Iran. Aleppo, una volta centro economico e culturale della Siria, continua ad essere terreno di scontro, abbandonata a un fragile equilibrio di potere. La mancanza di volontà del governo siriano di avviare riforme inclusive ha alimentato il malcontento delle minoranze e delle comunità locali, rendendole vulnerabili alla penetrazione di gruppi terroristi come Hayat Tahrir al-Sham (Hts).
Nonostante le narrazioni ufficiali, il regime siriano ha permesso che il Nord-Ovest della Siria, inclusa Idlib, diventasse un rifugio per fazioni estremiste. La repressione brutale e indiscriminata delle proteste, seguita dalla militarizzazione del conflitto, ha lasciato spazio a movimenti jihadisti, che si sono progressivamente radicati in aree fuori dal controllo governativo.
La dipendenza di Assad dai raid russi e dal supporto delle milizie iraniane, anziché stabilizzare il paese, ha esasperato le divisioni settarie e alimentato il risentimento locale, fornendo una giustificazione agli interventi di gruppi come Hts. La recente offensiva su Aleppo, in cui i miliziani jihadisti hanno approfittato della debolezza delle forze governative, è il risultato diretto di questa politica miope.
Nella sacca di Idlib a rischio anche i cristiani
L’assenza di un piano per ricostruire il tessuto sociale e politico del paese ha spinto la popolazione locale a scegliere tra l’oppressione del regime e il controllo di gruppi del fondamentalismo islamico. Persino la comunità cristiana, già decimata dalla guerra, è ora costretta a fare affidamento sulla protezione di attori esterni, mentre i leader religiosi locali cercano di mantenere una presenza simbolica nella città devastata. La posizione di Aleppo è ulteriormente complicata dallo scenario regionale.
Israele, attraverso raid mirati contro infrastrutture legate all’Iran, ha indebolito l’influenza di Teheran nel conflitto siriano, mentre Turchia e Stati Uniti sostengono attori diversi sul terreno. La mancanza di un coordinamento internazionale per avviare un vero processo politico ha permesso che il conflitto degenerasse ulteriormente. L’attuale caos non è altro che il risultato del fallimento del regime di Assad nel proporre una visione inclusiva per il futuro del paese.