La ‘satira’ di Vauro non ferma la Nirenstein

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La ‘satira’ di Vauro non ferma la Nirenstein

20 Marzo 2008

Antisemitismo di sinistra e maschilismo. La sinistra
antagonista che fa riferimento al “Manifesto” e in parte anche a “L’Unità” non
ha paura di infrangere qualsivoglia tabù politico e culturale pur di combattere
il nemico politico. Non l’avversario. E quando il “nemico” è per caso anche
ebreo e donna, i vignettisti alla Vauro non esitano a mettere sul tavolo i più
biechi simbolismi e stereotipi del settore.

Così avendo deciso la giornalista e scrittrice Fiamma
Nirenstein di candidarsi alle prossime elezioni con il Popolo della Libertà di
Silvio Berlusconi, immediatamente è stata associata nella satira di cui sopra,
ma anche in titoli di giornali come “il Lavoro” di Genova (inserto locale
domenicale della “Repubblica” che spara in prima pagina “l’ebrea Nirenstein per
An nel PdL”), alle reminiscenze del ventennio che portò l’Italia alla seconda
guerra mondiale.

Per di più Vauro in una vignetta che una settimana orsono
troneggiava sulla prima pagina del “Manifesto” ha disegnato la Nirenstein come
una sorta di mostro Frankenstein, con sul petto la stella di Davide e il fascio
littorio, sottolineando la bruttezza di tutto ciò anche nelle fattezze di
donna. Tutto perché avrebbe accettato di candidarsi nello stesso schieramento
dove è in lista il fascistone d’antan
Giuseppe Ciarrapico.

Di questi argomenti, e dei riflessi condizionati antisraeliani
e antiebraici di certa sinistra, si è parlato oggi alla Fondazione Magna Carta
in una conferenza stampa che la stessa Nirenstein ha tenuto insieme a Magdi
Allam (tempo fa anche lui vittima di Vauro in una vignetta sciorinata durante
una trasmissione di “Anno zero”, in cui i suoi scritti sul “Corriere della
Sera” venivano assimilati alle bombe dei kamikaze islamici), al deputato
uscente (e non rientrante) del Partito Democratico Peppino Caldarola e a
Riccardo Pacifici, portavoce e vicepresidente della comunità ebraica romana.

La Nirenstein è stata intervistata sui riflessi di questa
ignobile vignetta di Vauro anche dalla tv israeliana e l’Anti Defamation League
ha preteso le scuse, in realtà mai giunte, del quotidiano comunista per
antonomasia in Italia.

E’ noto che il “Manifesto” alcune settimane orsono si era
anche distinto per l’appoggio indiretto di alcuni suoi simpatizzanti e
redattori con la campagna di boicottaggio al Salone del libro di Torino che
quest’anno ha per ospite d’onore proprio lo stato di Israele per il
sessantesimo anniversario della sua fondazione. La cosa però fu stoppata sul
nascere dal coraggioso direttore storico, Valentino Parlato, che prese
posizione in prima pagina in senso diametralmente opposto.

Mal gliene incolse a Parlato, che per questo coraggio,
guarda caso, fu coperto di insulti dai lettori del quotidiano in questione e
nei blog su internet. Dello stesso tipo di demonizzazione del dissenso soffre
oggi la Nirenstein e prima di lei ne ha sofferto Magdi Allam, odiato anche lui
dalla sinistra perché non incarna l’archetipo dell’islamico antioccidentale e
anzi ha scritto un libro che si intitola “Viva Israele”. Totale? Grazie
all’antisemitismo di sinistra che si salda con quello islamico terzomondista
nel legittimare ben altre manifestazioni di odio e di violenza anche nel nostro
paese, tanto Allam quanto la Nirenstein (e lo stesso portavoce della comunità
ebraica romana Pacifici) da anni sono costretti a girare con la scorta.

Perché in Italia pensarla differentemente rispetto al
pensiero unico antisraeliano può costare anche la vita. O può venire ripagato,
come nel caso di Peppino Caldarola, con l’esclusione dalle liste del Partito
democratico, che in  questa tornata ha
fatto fuori tutti i deputati e i senatori amici di Israele tranne Furio
Colombo. Mettendo quest’ultimo comunque non in una parte favorevole del
listone.

Nella conferenza stampa tutti hanno espresso alla Nirenstein
la dovuta solidarietà per l’accaduto. Solidarietà arrivata anche da esponenti politici,
ma limitatamente al PdL. Proprio la giornalista stessa ha lamentato
infatti  l’assenza di telefonate di
cordialità da parte di qualsivoglia esponente della sinistra, sia del Pd sia
della Sinistra arcobaleno.
 
Il processo di rimozione dell’antisemitismo casalingo è
infatti forte almeno quanto i pregiudizi antisraeliani. E persino l’Unione
delle comunità ebraiche italiane, per un malinteso senso di par condicio
elettorale, non ha ancora manifestato la propria solidarietà a Fiamma. Qualche
ebreo di sinistra, nel gruppo pacifista che fa riferimento a Martin Buber, l’ha
addirittura insultata nel proprio forum on line definendola “un’utile idiota
della destra che si candida con gli eredi di Almirante”.