La sfida del centro-destra italiano è fondare un vero partito pro-impresa

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La sfida del centro-destra italiano è fondare un vero partito pro-impresa

26 Maggio 2012

Quando Mario Monti fu scelto per diventare primo ministro non eletto dell’Italia, gli osservatori erano sorpresi di quanto popolare fosse. Una ragione di ciò era la diffusissima disillusione degli italiani nei confronti dei politici, responsabili d’aver portato il Paese sul ciglio del precipizio finanziario. Questa perdurante sfiducia degli elettori italiani è riaffiorata recentemente alle elezioni amministrative. Il partito di Silvio Berlusconi, il Popolo delle Libertà, ha subito un collasso del proprio consenso; e il centro-sinistra del Partito Democratico ha a sua volta perso voti.

Il vincitore a sorpresa è stato Beppe Grillo, un comico da cabaret populista, la cui retorica anti-sistema lo aiutato a proiettare il proprio “Movimento a Cinque Stelle” a una vittoria inaspettata nella città settentrionale di Parma. Va bene, non è inusuale che le elezioni locali presentino tornate elettorali dalle forti tinte di protesta. Ma la mortificazione dei partiti istituzionali nei sondaggi d’opinione di questa settimana ha riportato in superficie una domanda che gira da tempo nella testa degli investitori.

Che succederà a Roma una volta che Monti e suoi colleghi lasceranno i propri incarichi nel 2013?

Le implicazione sono d’ampia portata. Benché a volte il governo Monti si sia dimostrato troppo timido su certi fronti, gli si deve riconoscere almeno d’aver creato delle condizioni propizie per il rilancio del processo di riforma che dovrà, per il bene dell’Italia, continuare al di là delle prossime elezioni politiche. Un governo credibile a Roma darebbe maggiore forza anche in Europa: uno dei maggiori traguardi raggiunti da Mario Monti è stato d’aver reinserito l’Italia all’interno della conversazione direttoriale tra Francia e Germania.

I principali partiti italiani hanno sinora fallito nella missione d’esser all’altezza della sfida. Il PD è alla mercé di leader che hanno ripetutamente fallito nel convincere l’elettorato, o almeno la maggioranza di esso. Se non sarà in grado di ringiovanire la propria leadership, è probabile che perderà ancora più terreno a favore di partiti d’estrema sinistra. Ciò detto, il problema maggiore sta nel centro-destra. L’implosione del Pdl e della Lega ha lasciato lande di spazio politico libero.

In un momento tanto critico per l’Italia, Roma dovrebbe poter contare sull’esistenza di un moderno partito pro-impresa di centro-destra. Un partito del genere non dovrebbe essere la reincarnazione della Democrazia Cristiana, che ha governato un sistema corrotto che è imploso all’inizio degli anni ’90 [questa caricatura del quarantennio e più Democristiano non rispecchia la linea di questa testata, ndt.]. Né tantomeno dovrebbe diventare un movimento incentrato su una sola personalità. Come l’Italia avrà certamente capito negli ultimi vent’anni, mischiare ricchi uomini d’affari e la politica non è sempre una formula vincente.

Con i rendimenti sui titoli di debito pubblico a livelli pericolosi e la crisi dell’eurozona ancora lontana dall’esser stata risolta, l’Italia non si può permettere una prospettiva d’instabilità. Dopo anni d’insuccessi, è tempo di calare il sipario sulla commedia politica all’italiana.

Tratto dal Financial Times