La sfida di Alfano? Convincere che l’Italia non è quella che pensa Romney
03 Novembre 2012
Sarà stata l’ennesima, forse ultima gaffe del candidato repubblicano alla Casa Bianca, ma l’affondo sull’Italia e sulla fine che farebbero gli Usa seguendo il nostro modello, che i democratici rinfacciano da giorni all’inesperto (in politica estera) Mitt Romney, va letto come una frecciata al sistema politico italiano che riprenderà il posto di Monti più che come un attacco al governo dei tecnici. Sia da un punto di vista politico che economico – questo il senso della sparata di Romney – all’Italia non ci vuole molto per tornare ad essere un sorvegliato speciale.
Oggi gli italiani vivono un momento di drammatica sovrapposizione tra caos istituzionale e crisi economica, una miscela destinata a diventare ancora più esplosiva se le elezioni ci regaleranno uno scenario alla siciliana esteso su scala nazionale (blanda affermazione del centrosinistra, spezzatino nel centrodestra, insorgenza grillina…). Secondo un sondaggio ISPOS, nel 2006 il 70 per cento degli italiani guardavano al mercato immobiliare come il migliore investimento, oggi sono solo il 35 per cento, un dato pessimo considerando che la casa rappresenta una parte decisiva della nostra economia privata. Come dire, se non vogliamo di nuovo piombare (dalla recessione) nel fallimento economico, bisogna conservare l’immagine di responsabilità istituzionale e finanziaria acquisita da Monti negli ultimi mesi a livello internazionale ed è il campo del centrodestra, un centrodestra moderato, liberale, ad avere nel suo DNA questa missione manifesta.
Dopo la batosta siciliana, il segretario del PdL Alfano ha scelto di continuare a sostenere l’esecutivo nelle aule parlamentari ed è questo il “quid” di cui tanto si è discusso che gli permetterebbe di imporsi alle Primarie del PdL (per adesso i bookmakers lo danno in vantaggio), guidando il partito verso le elezioni. Non spaventare i mercati, non preoccupare le cancellerie internazionali, spiegare agli elettori la differenza tra i tecnici chiamati al capezzale dell’Italia per rianimarla e i politici che adesso hanno il compito di farla camminare. Il “no” ai tagli retroattivi su deduzioni e detrazioni, la battaglia contro l’aumento di un punto dell’IVA, l’obiettivo di abbattere il cuneo fiscale, sono tre esempi di politica economica che esprime un proprio punto di vista autonomo rispetto alla tecnocrazia.
Mutui, consumi, lavoro, sono tre parole che la “pancia” del Paese capisce bene, come capisce l’importanza di una sburocratizzazione del sistema pubblico o la riaffermazione “senza se e senza ma” dei valori tradizionali del PdL, l’importanza dell’etica, la difesa della famiglia, la valorizzazione delle comunità. Se non le capisce più, allora bisogna ricordargliele. Le Primarie da questo punto di vista rappresentano un appuntamento utile a scoprire chi nel PdL è in grado di interpretare meglio quelle istanze per riguadagnare un’egemonia. Il botto c’è stato, nell’ultimo anno si è disperso un patrimonio inestimabile di consensi, ma gli ultimi sondaggi, da Piepoli a Spincom, danno comunque il PdL stabile nelle opinioni di voto o in leggerissima risalita. Assecondando i tecnici, Alfano dovrà dimostrare di essere il candidato giusto a riaggregare le anime vecchie e nuove del partito, spingendo i delusi a tornare a casa o perlomeno a intraprendere questa traversata.