La sfida dopo il terremoto: stessa attenzione per case e imprese

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La sfida dopo il terremoto: stessa attenzione per case e imprese

23 Aprile 2009

Ricostruire in fretta è la parola d’ordine con cui il Presidente del Consiglio Berlusconi si è impegnato a rispondere di fronte alla popolazione abruzzese colpita dal terremoto. Un impegno dovuto per chi ha perso riferimenti che, per ognuno di noi, definiscono i contorni del vivere quotidiano, casa e, in molte situazioni purtroppo, anche affetti.

La mia esperienza di marchigiano coinvolto nel terremoto del ’97, mi dice che tempi brevi, possono essere comunque tempi lunghi per chi aspetta la casa, due o tre anni nel migliore dei casi, ma la ripresa dei ritmi di vita normali può essere solo questione di mesi, perché tra il passaggio dalla tenda al rientro nelle case, c’è la sistemazione in alloggi prefabbricati, che restituiscono una parvenza di normalità e di comodità nel disporre di utenze e servizi.

Ma normalità, oltre a poter riappropriarsi di un tetto, sono anche ritmi ed impegni quotidiani, come scuola e lavoro. Le lezioni scolastiche stanno riprendendo un po’ ovunque, ma più complessa è invece la ripresa di attività produttive e commerciali direttamente coinvolte dal sisma.

Il censimento a riguardo è in atto in questi giorni, ma è bene che, questo stop forzato indotto dal terremoto, possa rappresentare una opportunità di ristrutturazione e rilancio di tutto il sistema produttivo.

Mentalmente, bisogna già predisporsi a cambiare le cose rispetto a come erano prima di quel fatidico 6 aprile, perché già allora era richiesto un cambio di marcia e non solo a quel territorio.

L’Abruzzo, come il resto del paese e dell’economia mondiale, stava accusando il colpo della crisi internazionale, arrivata in una fase di discreto sviluppo che aveva caratterizzato questa regione negli ultimi anni. L’antica immagine di territorio dedito alla pastorizia e all’agricoltura, ha lasciato il posto ad un tipo di tessuto più diversificato, su cui anche la realizzazione di infrastrutture diffuse ed efficienti, ha avuto una positiva influenza.

Certo, il settore primario, seppur ridimensionato, ha sempre un peso considerevole, coprendo un quarto delle imprese totali, ma l’aumento del terziario e una tenuta del secondario, dimostrano una buona vivacità imprenditoriale: bene, questo è il momento di metterla a frutto, ridisegnando un sistema in cui le imprese individuali sono ancora troppo diffuse.

L’Abruzzo ha, in questa fase, una grande chance, quella di dimostrare, con lo stesso coraggio con cui ha affrontato le ore dell’emergenza, di superare la reticenza tipica della nostra piccola imprenditoria a ragionare in termini di sistema.

Le fasi di rilancio economico sono sempre quelle che seguono a drastici momenti di rottura, è dimostrato e anche spiegabile, perché cambiare in corsa è sempre piuttosto difficile.

Ora tutto ha subito un rallentamento ed è questo il momento di saltare sul treno che riprenderà per forza, tra alcuni mesi, ad andare.

Ci sono settori che potremmo definire tipici dell’economica abruzzese e in particolare dell’Aquilano, che possono con facilità trainare la ripresa, considerate le esigenze del momento e non solo quelle locali: produzione di energia elettrica, gas, acqua, costruzioni, ristoranti e alberghi, possono fare da volano se potranno non solo disporre delle risorse necessarie, ma anche di piani industriali strutturati ed efficaci che prevedano un organizzazione imprenditoriale più moderna. Non pensiamo solo a riaprire fabbriche e uffici, pensiamo a come farli funzionare meglio, perché quello che riprenderà già dalle prossime ore, dovrà essere migliore di prima.

L’attenzione rivolta alla ricostruzione degli alloggi, deve essere prestata anche a quella delle imprese, che hanno medesima vitale importanza per un territorio.

L’approccio di imprenditori e istituzioni coinvolte, deve essere quello di chi sa di avere di fronte un’occasione irripetibile.

* Francesco Casoli è un senatore  (PdL) e imprenditore italiano