La sfida nel centrosinistra entra nel vivo. Ieri il dibattito tv tra i candidati
13 Novembre 2012
Ieri sera, dagli studi Sky di Milano, il confronto tra i 5 candidati delle primarie del centrosinistra del 25 novembre prossimo. Meglio, del primo turno delle consultazioni medesime, stante il principio per cui, in caso di mancato raggiungimento del 50+1 del primo tra i candidati, verrà disputato il ballottaggio tra i due più votati (Bersani e Renzi…?, ndr) la domenica successiva.
Da sinistra verso destra, i contendenti: Bruno Tabacci, Laura Puppato, Matteo Renzi, Nichi Vendola e Pier Luigi Bersani. Le regole: podio ‘personale’ all’americana, 1 minuto e 30 secondi a risposta scandito da un countdown, possibilità di replica e domande anche dal pubblico. Conduzione affidata a Gianluca Semprini, giornalista di SkyTg24.
I temi, in sintesi: pressione fiscale e lotta all’evasione, integrazione europea, occupazione, diritti delle coppie di fatto, costi della politica e alleanze. E, in conclusione, ‘pantheon’ di riferimento – non senza sorprese – e ‘qualcosa di centrosinistra’, tanto per parafrasare il celeberrimo invito di Nanni Moretti a Massimo D’Alema in ‘Aprile (1998).
Pressione fiscale e lotta all’evasione. Da Renzi, una promessa: “Non alzerò le tasse”. Vendola, invece, ha insistito su quanto, a suo avviso, sia disatteso il principio costituzionale della progressività (art. 53, ndr). Inoltre, sostanziale endorsement a una patrimoniale del 75% (sic!) sui redditi oltre il milione di euro di derivazione hollandiana. Tabacci, Bersani e Puppato, dal canto loro, hanno prevalentemente incentrato la loro attenzione e le loro analisi sul tema dell’evasione e, in seconda battuta, sulla necessità che i capitali sommersi possano emergere.
Integrazione europea. Scintille tra Renzi e Vendola. Il patto di stabilità, la miccia. “Significa fare male all’Italia, rivederlo”, ha affermato il sindaco di Firenze. “Non si può strozzare il paese per rispettarlo”, ha replicato il governatore della Puglia. Da Bersani, la sintesi: “Non litighiamo, mettiamoci d’accordo, rinegoziamo il rapporto con l’Europa, la Germania deve capire che siamo tutti su un treno”.
Occupazione. Dai candidati, più di una perplessità sulla riforma Fornero – votata qualche mese or sono anche dal Partito Democratico – nonché un sostanziale e unanime ‘dalli a Marchionne!’ sul piano industriale Fiat e sulla decisione di porre in mobilità 19 lavoratori dello stabilimento di Pomigliano per reintegrare i 19 della Fiom imposti dall’ordinanza della Corte d’Appello di Roma.
Diritti delle coppie di fatto. ‘Civil partnership’ per Matteo Renzi; modello tedesco e approvazione, il più presto possibile, di una legge contro l’omofobia per Pier Luigi Bersani; matrimoni e adozioni anche per le coppie omosessuali per Nichi Vendola. Sì all’approvazione di provvedimento che garantisca diritti e doveri alle coppie di fatto anche da Bruno Tabacci ma secco no alle adozioni.
Costi della politica. Tutti concordi nel considerare l’intervento del governo sulle province “un pasticcio”. E’ l’eterna quaestio del finanziamento pubblico ai partiti, tuttavia, a dividere i candidati. Per Vendola e Bersani andrebbe diminuito, certo, ma non eliminato. Di tutt’altro avviso Matteo Renzi: “Va abrogato, Bisogna abrogare il finanziamento pubblico, perché il fatto che ci fosse non ha impedito ai ricchi di far politica”.
Alleanze. No a Casini da Renzi e Vendola; sì, invece, da Bersani.
‘Pantheon’ di riferimento. Bruno Tabacci: Alcide De Gasperi e Gianni Marcora. Laura Puppato: Tina Anselmi e Nilde Iotti. Matteo Renzi: Nelson Mandela e Lina, blogger tunisina. Nichi Vendola: Carlo Maria Martini. Pier Luigi Bersani: Papa Giovanni XIII.
Insomma, le distanze tra i candidati non sono sembrate così incolmabili. Anzi. Televisivamente parlando, poi, Matteo Renzi e Nichi Vendola sono apparsi i più convincenti. Bruno Tabacci, da vecchia volpe della Prima Repubblica, la sorpresa. Laura Puppato, sinceramente, poco giudicabile. Pier Luigi Bersani prudente. Scelta, a nostro avviso, dettata da una considerazione di carattere politico. Ovvero, da un lato (Renzi) rappresenta la ‘destra’ della coalizione, dall’altro (Vendola) la ‘sinistra’. Bersani, come già in un certo qual modo anticipato in precedenza, la pacata e affidabile sintesi tra le due estreme. Linea vincente? Lo scopriremo solo con i (due) voti