La sinistra alza i Tony

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La sinistra alza i Tony

24 Giugno 2005

Alla sinistra italiana proprio non va giù. La capiamo, anzi ci fa anche un po’ simpatia. E come potrebbe davvero andarle giù il fatto che ci sono, in Europa, due sinistre che un fossato, anzi un intero Canale e per giunta tempestoso, continua a separare?

Perché mica è solo la barriera geografica, figurarsi. Il fatto è che manco la stessa lingua parlano, le due sinistre. Una con quel suo accento British, un po’ posh e così snob che falce e martello li avrà visti al massimo in qualche bancarella di antiquariato a Portobello Road. E l’altra così bizzarra, con quella grammatica teutonica accordata sulle note pompose della lingua d’oc.

Come spesso accade, poi, i guai non vengono da soli. E così una delle due sinistre, quella che alloggia in Continente, è inguaribilmente in perdita. Con qualsiasi materia si cimenti, le sue ricette sono un fallimento. Si sbraccia per il diritto all’impiego, e i suoi disoccupati diventano milioni. Si svena per lo stato sociale, e i cittadini sprofondano nella crisi più nera. Si vota al pacifismo universale, ma poi sotto sotto non riesce a non struggersi, perché lo scranno della superpotenza abita oltreoceano. Si gioca la reputazione per l’Europa costituzionalizzata – e perde Europa, e faccia. Si anima insomma delle intenzioni più nobili. Ma chi la segue, finisce in bancarotta.

L’altra invece – screanzata impenitente – di fronte a tanta afflizione, cosa fa? E’ sempre più rampante. Dà lavoro ai disoccupati, aumenta le pensioni. E mica lo fa tartassando il capitale e guidando l’assalto globale contro i mulini a vento dei capitalisti. No, figurarsi! I capitalisti li corteggia e il capitale lo maneggia con perizia.

Ma fosse finita qui. Perché questa strana sinistra non è solo agile e scattante, moderna ed efficiente. Quelli semmai son peccati veniali. Il fatto è che somiglia – tremendamente, sì – alla destra.

Allora, diciamolo, senza reticenze. Di fronte a tanto accanimento del destino, vedere la sinistra – o almeno una parte di quei partiti, movimenti, assemblee, giardini botanici che per ragioni di semplicità chiamiamo così – sgommare a marcia indietro e andare a felicitarsi con Tony Blair per i suoi successi, lodare la sua leadership, apprezzare le sue proposte per la riforma dell’Europa, abbracciare a denti stretti il New Labour (tappandosi occhi e orecchie sull’Iraq, sul programma di riforma del Welfare, sul liberismo economico e l’attenzione alla competitività)… tutto questo, francamente, suscita parecchia tenerezza. E financo un po’ di sgomento, perché sembra di vedere quei vecchi comunisti sovietici che, colpiti dalle purghe staliniane, si avviavano al patibolo gridando “Viva Stalin”.

Ma e capiamo i loro sforzi mentre si esercitano in fretta e furia a scandire “abbasso Chirac-Schroeder!”, e “Viva Tony…Bleah(ir)!”