La sinistra che sognava la fine del Pdl si risveglia nell’Italia moderata
04 Ottobre 2013
Le parole sono importanti (nomina nuda tenemus, come dice Umberto Eco) e anche un avverbio può contare molto in una fase politica difficile. La giornata del 2 ottobre è stata quella dei “diversamente berlusconiani” e quel “diversamente” non significa “contro”, significa varie cose, ma non “rebels”. Non c’è nessuna "Arab Spring", come qualcuno ha pensato a Londra: Berlusconi humiliated by his party, Berlusconi’s U-turn, Berlusconi’s party rebellion, Letta day: traducono, poveracci, le fiction dei giornaloni italiani, con firme di aquile come Massimo Franco.
La giornata di ieri è stata una vittoria dell’Italia, come ha detto Gaetano Quagliariello. Di fronte alla follia di una sinistra che ha fanatizzato la base e vuole decapitare Berlusconi, i diversamente berlusconiani hanno impedito la follia di far diventare il Pdl il Msi del terzo millennio. Il berlusconismo è una categoria inventata della sinistra per demonizzare e svillaneggiare il centrodestra, perché non aveva nient’altro a cui aggrapparsi: questo è l’handicap del Pd. Giovanni Orsina invece ha dimostrato in un bel libro cosa significhi il berlusconismo nella storia d’Italia.
Definirsi diversamente berlusconiani significa dunque non rinnegare il berlusconismo, ma al contrario costruirlo, perché l’Italia ha bisogno di un sistema elettorale e delle istituzioni di un paese moderno che in questi anni di guerra civile fredda non è stato possibile costruire. La sinistra deve rendersi conto che il Novecento è finito, i problemi sono altri, abbiamo Obama alle prese con lo shutdown e con il default degli Stati Uniti (800mila dipendenti pubblici licenziati in un giorno), di farci ascoltare da Bruxelles, rinegoziare i trattati finanziari, come fa Cameron, di affrontare il debito, diminuire le tasse, più la crisi delle imprese, la deindustrializzazione del Paese, la riforma giudiziaria, la disoccupazione, gli italiani costretti a emigrare e Lampedusa terra di sbarchi incontrollati e di stragi di disperati per l’assenza di una qualsiasi politica seria dell’immigrazione.
Roberto Speranza, con il faccino imbarazzato, ripete come un mantra che la pacificazione è impossibile, ha poco più di trent’anni, parla come se ne avesse novanta, e non capisse che ci riferiamo agli ultimi vent’anni, non al passato remoto, in Europa si governa con grandi coalizioni e pacificazione non significa avere le stesse opinioni politiche. Letta sarà anche il "governo dei piccoli", come dice Giuliano Ferrara, che vorrebbe di più, dato il momento difficile in cui si trova l’Italia, ma è l’unico governo possibile, tra l’altro inviso a parte del Pd, perché considerato democristiano.
La stabilità è importante, ma una stabilità vuota non serve a niente e deve essere chiaro – sono d’accordo con Francesco Forte e Maurizio Griffo – che il voto a favore di Letta di ieri di Berlusconi, non è stato una svolta a U improvvisa, né un bluff, è stato un atto di responsabilità per tenere unito il centrodestra con tutte le sue componenti diverse. Dobbiamo incalzare il Pd, dimostrare che aggrapparsi all’Economist (ne abbiamo visto quante ne ha azzeccate l’Economist dalle Arab Springs alla guerra contro la Siria, dovrebbe riconoscerlo anche Michele Salvati cultore del settimanale inglese) per decapitare Berlusconi, che non sono stati capaci di battere politicamente, sarà un boomerang per la sinistra.
I diversamente berlusconiani dimostrano che il Pdl non finisce con Berlusconi, come aveva sognato la sinistra. Qualche anno fa Michele Salvati ha fatto pubblicare dal Mulino un grande libro di Victor Perez Diaz, La lezione spagnola, su come la Spagna si è lasciata alle spalle la guerra civile e ha evitato l’inciviltà della guerra civile fredda degli ultimi vent’anni italiani. Come dice Salvati, abbiamo bisogno di confrontarci senza moralismi, senza insulti, senza sarcasmi, e dovremo farlo anche su Berlusconi, di cui il direttore della rivista il Mulino riconosce la genialità politica del berlusconismo.
Sulla decadenza di Berlusconi si misurerà la modernità e la civiltà del Pd. Se la sinistra non riuscirà a reprimere la tendenza a sopprimere con il giustizialismo i leader politici che non riesce a sconfiggere alle urne, sarà la sinistra e il Pd, in particolare, a uscire distrutta alle urne. Lo insegna quanto è accaduto dopo la decapitazione di tutti i leader della prima repubblica: gli italiani non sopporterebbero un’altra decapitazione, i moderati si ribellerebbero. Non è questione di pacificazione, è questione di civiltà. Ci sono le leggi, certo, ma come ricorda Francesco Forte sul Foglio del 3 ottobre, la legalità da sola dovrebbe spaventare, perché gli ebrei furono sterminati in base alle leggi razziali, che erano vere leggi e dovevano applicarsi senza indugi in base alla sacralità della legge. I “diversamente berlusconiani” hanno dimostrato l’esistenza di una classe dirigente del Pdl: quindi, pensare di eliminare il Pdl eliminando Berlusconi sarebbe solo la prova dell’unfitness civile e politica della sinistra e la sua fine.