La sinistra estrema va avanti col suo programma: Vendola vuole abolire la legge Biagi
20 Giugno 2011
Per la vulgata dominante, lo tsunami elettorale delle Amministrative e dei Referendum sarebbe addebitabile al rigetto del berlusconismo da parte del Popolo italiano. A me pare invece che ci sia, anche e soprattutto, qualcosa di più: un profondo mutamento del “senso comune” da cui non solo il centrodestra berlusconiano, ma tutta l’area “riformista” del Paese deve guardarsi.
Non a caso, a stravincere sono stati i Pisapia e i De Magistris, dopo avere eliminato i concorrenti del Pd, mentre nei Referendum ideologicamente più significativi, quelli contro “la privatizzazione dell’acqua” che stanno travolgendo anche le gestioni degli altri servizi pubblici locali, dai trasporti ai rifiuti, tra gli sconfitti si devono annoverare anche i Bassanini e i Nicola Rossi, i Renzi e i Chiamparino, ossia le componenti “liberal” del centrosinistra, per non parlare dei Fini e dei Casini, ridotti ad una condizione di marginalità.
Nel Pd vincono i catto-comunisti – sempre più “comunisti” e meno “catto” a conferma di un’antica profezia di Gramsci – e si salvano affannosamente i post-comunisti alla Bersani, solo perchè si sono precipitati a spostare a sinistra il baricentro del partito in perfetta coerenza, peraltro, con l’insegnamento di Lenin che legittimava per i suoi seguaci qualsiasi politica, linguaggio e alleanza purché utili alla conquista e al consolidamento del potere.
Tutto ciò rappresenta chiaramente il rinnegamento del progetto originario del Pd, che voleva andare oltre non soltanto il comunismo, ma anche il socialismo, e che oggi viene invece risucchiato da questa reviviscenza degli ideologismi del Novecento, in una chiave peraltro oscurantista e reazionaria, alimentata da ancestrali superstizioni.
Ma qui sta il rischio concreto che gli avvertimenti di Moody’s e dell’Ue hanno già di fatto segnalato – dopo che sono apparse chiaramente le nostre difficoltà nel dotarci di riforme adeguate alle leggi ineludibili dell’economia globale – che è quello di irrigidire e chiudere il sistema-Italia condannandolo ad un declino rapido ed irreversibile, per di più mentre perfino Cuba cerca di aprirsi al mercato.
La richiesta di Vendola di passare adesso alla eliminazione della “legge-Biagi” – senza la quale non si vincerebbe la “precarietà”, ma si chiuderebbero soltanto gli ultimi accessi al mercato del lavoro – è a tal riguardo un segnale inquietante per chiunque aspiri veramente ad alimentare lo sviluppo, unica strada per far crescere quantitativamente e qualitativamente anche l’occupazione, a cominciare da quella giovanile.
Di qui, da parte del centrodestra, la necessità di rilanciare immediatamente una politica di crescita, aggredendo senza timidezze i nodi delle oppressioni burocratiche e fiscali, per ricompattare quantomeno il suo blocco sociale, che regge nonostante tutto il Paese e che sarebbe la prima vittima del collettivismo prossimo venturo. Evitando almeno di perdere senza combattere, come nei Referendum in cui si giocava e si è colpito lo sviluppo del Paese.